«La redditività è più alta grazie a tre anni di azioni»

La banca zurighese EFG, che ha integrato la ex BSI, ha chiuso il 2021 con un aumento dell’utile netto. Al chief executive officer di EFG, Giorgio Pradelli, abbiamo posto alcune domande sull’esercizio appena concluso, sul quadro attuale e sulle prospettive della banca, che mantiene un’ampia presenza in Ticino.
Qual è la sua valutazione complessiva dei risultati registrati nell’esercizio 2021 da EFG?
«Il 2021 è stato un anno molto buono e decisivo per la realizzazione del piano strategico che abbiamo avviato nel 2019. Le azioni che abbiamo attuato negli ultimi tre anni ci hanno permesso, nell’anno appena trascorso, di portare la nostra redditività a un livello superiore. Abbiamo inoltre confermato il nostro forte track record di crescita in termini di raccolta netta di nuovi patrimoni, che nel 2021 si sono attestati a 8,8 miliardi di franchi, registrando l’undicesimo trimestre consecutivo di crescita, per un totale di 22 miliardi. Nel 2021 abbiamo compiuto ulteriori progressi nella razionalizzazione della nostra presenza globale, rafforzato la nostra offerta, migliorato la qualità dei ricavi, semplificato il nostro modello operativo e aumentato significativamente la nostra efficienza. Tutto ciò ci ha consentito di continuare il nostro percorso di crescita sostenibile e profittevole».
Come è iniziato il 2022 per EFG e quali previsioni fate a questo punto per l’andamento degli affari nell’anno in corso?
«Il 2022 rappresenta un anno molto importante per noi in quanto porterà a conclusione il piano strategico presentato tre anni fa. Ci aspettiamo che le tendenze macroeconomiche guidino la crescita e che i mercati finanziari siano più volatili, ma ancora favorevoli. Prevediamo che l’impatto negativo dei bassi tassi d’interesse sui nostri risultati si sia esaurito e che beneficeremo di un’inversione di tendenza. Siamo sulla buona strada per raggiungere i nostri obiettivi previsti per la fine del 2022 e investiremo ulteriormente nello sviluppo dei talenti, nei contenuti e nelle soluzioni digitali per soddisfare anche le aspettative delle prossime generazioni. A ottobre presenteremo al mercato il nuovo piano strategico 2025 e siamo convinti che tanto il 2022 quanto il prossimo piano strategico triennale ci offrano ulteriori opportunità di crescita. Chiaramente osserviamo con apprensione gli sviluppi sullo scacchiere internazionale e ci auguriamo che gli sforzi diplomatici possano portare a una stabilizzazione in tempi brevi».
Come stanno andando in particolare le attività di EFG per quel che riguarda la Svizzera e il Ticino?
«Nel 2021 la Svizzera, sotto la guida di Franco Polloni, è la regione che ha registrato la maggiore crescita a livello assoluto. Con net new asset cresciuti del 6,2%, oltre il nostro target del 4-6%, masse gestite per 46,1 miliardi e un margine sui ricavi di 82 punti base, rispetto al 2019 abbiamo definitivamente invertito la rotta e possiamo considerare questa a tutti gli effetti come una storia di successo. In Svizzera abbiamo implementato la strategia per il mercato domestico basata su tre pilastri: l’espansione del nostro business onshore focalizzato sul private banking e sui gestori esterni con il supporto di un’offerta di prodotti dedicata al mercato svizzero, l’assunzione di nuovi team e l’aumento della produttività dei consulenti (CRO). I risultati dimostrano l’efficacia della nostra strategia. Siamo anche soddisfatti dell’andamento della nostra attività in Ticino, che sta decisamente migliorando, anche se a un ritmo più lento rispetto a Zurigo e Ginevra. Il Ticino, che è stato comunque nel 2021 l’area più profittevole, ha un’attività domestica importante, ora puntiamo a una maggiore diversificazione sui mercati internazionali. L’Italia rimane molto importante per noi ma i nostri sforzi commerciali rimangono limitati dall’impossibilità di accedervi direttamente».
Avete più volte detto che per voi la crescita organica è il fattore principale e che però non escludete di fare nuove acquisizioni, dopo quelle che avete già realizzato negli anni scorsi. Resta questa la vostra linea?
«Confermiamo questa linea. La nostra priorità resta la crescita organica attraverso assunzioni mirate di nuovi team, puntando sull’ulteriore aumento della produttività dei nostri CRO. Detto ciò abbiamo un solido capitale che ci consente di valutare nuove acquisizioni nel caso si presentassero le giuste opportunità. In tal caso parliamo di strutture di taglia media che siano strategiche e sinergiche per la nostra crescita».
Dopo la riduzione che avete attuato nella fase dell’integrazione dell’ex BSI qual è ora il quadro degli organici a livello di gruppo e cosa prevedete per la prossima fase su questo versante?
«A livello globale, a fine 2021, avevamo 2.932 collaboratori a tempo pieno rispetto ai 3.073 di fine 2020. Un calo dovuto principalmente alle cessioni concluse lo scorso anno nell’ambito del nostro programma di razionalizzazione della presenza globale. Per il futuro, a livello di organici, non ci sono elementi nuovi rispetto a quanto già stabilito in questi anni: per noi restano centrali sia il criterio dell’efficienza, sia quello del mantenimento e arricchimento delle competenze».