La Russia e il suo lento declino con il peso di guerra e sanzioni

Rimanere nel quadro creato dalla guerra in Ucraina e dalle sanzioni occidentali per la Russia significherebbe restare in un percorso di declino economico. Graduale, ma pur sempre declino. È quanto emerge dall’aggiornamento di una serie di dati e previsioni sull’economia russa. Se da un lato la caduta di quest’ultima è stata meno forte rispetto a quanto molti avevano previsto all’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca un anno fa, dall’altro una caduta c’è comunque stata e restano interrogativi sulla consistenza di un’eventuale ripresa economica della Russia.
Le stime
Secondo le stime del mese scorso della Banca mondiale (BM), la Russia ha avuto nel 2022 una contrazione economica pari al 3,5% e ne avrà un’altra pari al 3,3% quest’anno; il segno positivo, con un più 1,6%, potrebbe tornare nel 2024. La BM indica per l’Ucraina invasa un crollo del 35% nel 2022 e risalite del 3,3% e del 4,1% rispettivamente quest’anno e il prossimo. Da notare che per quel che riguarda la crescita economica mondiale la BM indica il segno positivo, con il 2,9% nel 2022, l’1,7% nel 2023 e il 2,7% nel 2024. La guerra in Ucraina, tragica dal punto di vista delle perdite umane, in campo economico colpisce duramente i Paesi coinvolti direttamente e contribuisce al rallentamento internazionale delle economie; una recessione annua mondiale tuttavia non è prevista dalla Banca mondiale.
Il Fondo monetario internazionale (FMI) indica nella sua analisi di gennaio una caduta dell’economia russa pari al 2,2% nel 2022, un leggero segno positivo nel 2023 (0,3%), un miglioramento nel 2024 (2,1%). Anche per l’FMI il rallentamento internazionale non dovrebbe trasformarsi in recessione annua globale: la crescita mondiale secondo il Fondo monetario è stata del 3,4% nel 2022 e dovrebbe essere del 2,9% quest’anno e del 3,1% il prossimo. L’FMI è dunque un po’ più ottimista della Banca mondiale, ma condivide con quest’ultima l’impostazione di fondo. Il più 0,3% previsto dall’FMI per la Russia quest’anno è per Mosca meglio della nuova contrazione prevista dalla Banca mondiale, ma lascia intravedere la precarietà di un’eventuale ripresa russa quest’anno e il prossimo.
Costi e ricavi
Se si intrecciano gli andamenti dei costi e quelli dei ricavi, emergono nodi rilevanti per la Russia. Stime di esperti riportate dal quotidiano economico «Il Sole 24 Ore» indicano che il costo di un anno di guerra in Ucraina è stato per Mosca di circa 200 miliardi di dollari. Il budget della Difesa russa per il 2023 è di 128 miliardi di dollari. Circa 300 miliardi di dollari di riserve russe in oro e valuta (circa la metà delle riserve complessive di Mosca) sono bloccati all’estero dalle sanzioni economiche occidentali. Queste ultime d’altronde hanno portato anche a un drastico, rapido ridimensionamento dello sbocco europeo per l’energia russa; nel gas naturale la dipendenza dell’Unione europea dalla Russia era arrivata a superare il 40%, ora siamo al 7,5%. In termini di volumi, il peso della Russia sugli acquisti di combustibili fossili da parte dell’UE è sceso dal 30% al 13% tra febbraio e novembre 2022.
I ricavi russi da petrolio e gas nel 2022 sono rimasti nel complesso ingenti, grazie agli aumenti dei prezzi. Ma per il 2023 è lo stesso Governo russo a prevedere incassi meno consistenti. Occorre infatti considerare anche la discesa dai picchi dei prezzi per le fonti di energia. Inoltre, la strategia di Mosca di compensazione a Oriente, cioè di maggiori vendite alla Cina e ad altri Paesi asiatici, non ha un’applicazione semplice. I partner asiatici valutano sulla base delle loro esigenze e puntano naturalmente a ottenere prezzi contenuti, ciò pure incide sui ricavi russi. Per alcune forniture, poi, occorrono altre infrastrutture; molti gasdotti russi vanno verso Ovest, mentre ora ce ne vorrebbero di più verso Est o Sud. Ma si tratta di investimenti rilevanti, che difficilmente i partner asiatici vorranno accollarsi. Se la Russia li farà, dovrà sostenere gli oneri relativi, se non li farà avrà limiti per le sue vendite.
L’incognita Cina
Paesi come Cina, India, Turchia, Emirati Arabi e altri sono stati sin qui oggettivamente sponde economiche per la Russia di Putin, che in questo modo ha cercato di aggirare le sanzioni dell’Occidente. In parte Mosca è riuscita in effetti ad alleggerire il peso delle sanzioni. Ma solo in parte, come si vede dalle cifre. Il declino dell’economia russa è lento, ma c’è. Occorre anche considerare che le sanzioni di Stati Uniti ed Europa si stanno gradualmente ampliando. E che appoggiarsi alla Cina e ad altri Paesi emergenti per la Russia significa legare la propria economia a questi interlocutori. Senza sapere se questo appoggio durerà nel tempo o sarà provvisorio, in attesa degli eventi.