Associazioni economiche

La strada bilaterale con l’UE è ancora l’unica praticabile

Camera di commercio, Associazione industrie ticinesi e Unione svizzera degli imprenditori ribadiscono che gli accordi con Bruxelles sono necessari per la crescita e fanno parte delle condizioni quadro che offre la Svizzera - La riforma della secondo pilastro è da accogliere perché modernizza il sistema sociale
© CdT/Gabriele Putzu
Generoso Chiaradonna
25.05.2024 06:00

Un sì convinto alla riforma della Legge sulla previdenza professionale (secondo pilastro) su cui si voterà il prossimo settembre e un invito al Consiglio federale a proseguire i negoziati con l’Unione europea per giungere presto alla terza edizione degli accordi bilaterali. È questo, in estrema sintesi, quanto l’Unione svizzera degli imprenditori (USI), ospite dell’Associazione industrie ticinesi (AITI) e della Camera di commercio, ha voluto far passare all’opinione pubblica ticinese.

Il presidente dell’USI Severin Moser, il vicepresidente Gian-Luca Lardi e il direttore Roland A. Müller hanno ribadito l’importanza, per il sistema economico svizzero di poter disporre «di condizioni quadro ottimali oltre all’impostazione di un’economia di mercato liberale e sociale». L’USI, ha ricordato Moser, riunisce oltre 90 associazioni regionali e settoriali in rappresentanza di oltre 100 mila piccole, medie e grandi imprese con circa due milioni di addetti. Numeri che la legittimano a rappresentare gli interessi di una parte importante dell’economia svizzera.

Un «pilastro» da riformare

Gian-Luca Lardi ha invece ricordato come la riforma della Legge sulla previdenza professionale sia «necessaria e urgente». «È un buon compromesso in quanto stabilizza il secondo pilastro grazie all’aggiustamentodei conversione minimo al 6% (ora 6,8%, ndr), limita l’ingiusto finanziamento trasversale tra le persone attive e chi è in pensione», ha spiegato Lardi che ha sottolineato come la riforma migliora la previdenza per le persone che lavorano a tempo parziale. Una misura che riguarda principalmente le donne. Inoltre, ha continuato ancora Lardi, sono previste delle misure di compensazione per la generazione over 50 con supplementi sulla rendita.

Libera circolazione e salari da proteggere

Uno dei temi centrali che hanno un impatto sull’economia svizzera, nonché sul dibattito e sul panorama politico ticinese e nazionale è la libera circolazione delle persone con l’Unione europea. «Dalla sua introduzione nel 2002, essa ha contribuito in modo significativo al rafforzamento del mercato del lavoro, all’auemento della produttività e al benessere generale», ha ricordato da parte sua Roland A. Müller, direttore dell’USI che ha anche ammesso che «non tutto è rose è fiori». In Ticino, il numero di lavoratori frontalieri è aumentato, così come la concorrenza per i posti di lavoro. «Proprio per questo è ancora più importante avere una posizione chiara in merito ai negoziati sugli Accordi Bilaterali III», ha spiegato Müller ricordando che l’USI è «favorevole al mantenimento del cosiddetto ‘modello di applicazione duale’ nella fase di preparazione dei negoziati ed è anche disposta ad accettare la cosiddetta ‘clausola di non regressione’. I questo modo si eviterà che i futuri sviluppi giuridici scendano al di sotto dell’attuale livello di protezione salariale».

Accordi bilaterali fondamentali anche per l’industria ticinese, ha affermato da parte sua Oliviero Pesenti, presidente diAITI. «Auspichiamo che i negoziatori svizzeri sappiano trovare una soluzione convincente con la controparte europea sulla difesa dei salari», ha affermato Pesenti sottolineando che «non ci sono alternative credibili alla continuazione dei Bilaterali con l’UE».

Sulla stessa linea d’onda Andrea Gehri, presidente della Camera di commercio ticinese che ha ricordato come in Ticino la discussione sull’Europa verta solo sulla libera circolazione delle persone. «Le aziende ticinesi sono favorevoli al mantenimento dell’attuale protezione dei salari e sostengono la lotta al dumping salariale».