La Svizzera mantiene la resilienza e affronta le sfide internazionali

Dal punto di vista della crescita economica la Svizzera ha confermato sin qui un buon grado di resilienza. Fatta eccezione per il 2020 pandemico, anno in cui la recessione fu mondiale e toccò inevitabilmente quindi anche le latitudini elvetiche, la Confederazione nell’ultimo decennio ha sempre registrato il segno positivo, in varia misura a seconda degli anni. Anche nel difficile triennio 2022-2024 l’economia elvetica ha evitato la recessione. Ora, per questo 2025 segnato non solo dalle già esistenti tensioni geopolitiche ma anche dai dazi USA, le previsioni prevalenti sono al momento di crescita, rallentata ma ancora crescita.
Le cifre
La Segreteria di Stato dell’economia (SECO) ha reso nota nei giorni scorsi la stima flash sul Prodotto interno lordo (PIL) svizzero nel primo trimestre di quest’anno. Vedremo all’inizio di giugno la stima definitiva, per ora si può registrare che il PIL è cresciuto dello 0,7% rispetto al trimestre precedente. Assumendo che il calcolo definitivo non sia lontano da questa indicazione, si può dire che si tratta del miglior ritmo di crescita da inizio 2023.
È utile ricordare che nello stesso periodo la crescita su base trimestrale è stata negli USA del -0,3% e nell’Unione europea dello 0,3%. Il Regno Unito si è pure posto allo 0,7%. Il dato negativo degli USA conferma che tra gennaio e marzo, prima dell’annuncio di aprile dei dazi di Trump, è salito l’import americano, per acquisire scorte a prezzi non ancora aumentati, e di contro è aumentato l’export di altri Paesi, tra i quali la Svizzera. È stato insomma un trimestre particolare. Per il resto del 2025 ovviamente molto dipenderà da quali dazi gli USA attueranno e da quali accordi ci saranno oppure no con Washington.
Resta il fatto che, pur in un quadro di chiaro rallentamento economico mondiale, la Svizzera ha manifestato sin qui la sua capacità di tenuta. Nell’Outlook globale di aprile, il Fondo monetario internazionale (FMI) ha indicato per la Confederazione una crescita dello 0,9% per l’intero 2025, dopo l’1,3% del 2024. Sono cifre, queste, quasi identiche a quelle delle previsioni di marzo della SECO, che ha indicato rispettivamente 1,3% e 1%, nella versione non corretta dagli eventi sportivi, che è quella considerata dall’FMI. Se così sarà nel 2025, non ci sarà certo da brindare, ma tenendo presente il difficile contesto internazionale ci sarà, questo sì, da prender nota di una nuova conferma della buona resilienza elvetica.
Il percorso
I dati dell’FMI consentono di vedere il cammino di questa resilienza economica della Svizzera. Nel decennio 2007-2016 la media della crescita annua elvetica è stata dell’1,8%, contro l’1,3% dell’insieme delle economie avanzate. Poi, l’aumento annuo del PIL è stato per la Svizzera migliore di quello medio delle economie avanzate nel 2018 e nel 2022. Nel 2020, anno di recessione internazionale a causa della pandemia, la Confederazione ha avuto una flessione del PIL minore rispetto all’insieme delle economie avanzate. Negli altri anni del periodo la crescita economica elvetica non ha raggiunto la media delle economie avanzate, ma la Svizzera non è mai andata in territorio negativo su base annua. Considerando anche che si tratta di un Paese che da tempo ha un PIL pro capite già elevato, e che non può dunque crescere a ritmi travolgenti, il bilancio nel complesso resta positivo.
Essendo un Paese fortemente esportatore, ed essendo gli USA tra i suoi partner di rilievo, la Svizzera è tra quelli più chiaramente messi alla prova dalla nuova ondata di protezionismo voluta dall’Amministrazione Trump. Sulla guerra dei dazi varata da quest’ultima ci sono ancora molti interrogativi (anche per la Svizzera, che pure cerca un’intesa), se i contrasti nei commerci dovessero attenuarsi la crescita economica globale potrebbe rallentare in modo contenuto, se invece i conflitti dovessero proseguire o ampliarsi, il rallentamento economico complessivo potrebbe essere molto consistente, dunque potrebbero esserci riflessi negativi più marcati per tutti.
La moneta
L’export svizzero potrebbe esser frenato anche dalla grande forza del franco, valuta ancor più richiesta dagli investitori nelle fasi di alta incertezza. Si tratta in effetti di una sfida per l’economia elvetica, ma occorre anche dire che molte imprese esportatrici svizzere hanno dimostrato negli anni di saper gestire la situazione, puntando sulla qualità e diversificando prodotti e mercati. Inoltre, il franco forte rende di fatto meno caro l’import e aiuta a tenere bassa l’inflazione, elementi questi che contribuiscono alla stabilità e all’affidabilità del sistema Paese. Il contesto internazionale è complicato, gli ostacoli non mancano, ma la Svizzera ha carte da giocare.