La tenuta dei mercati del lavoro durante questi ultimi due anni

La gran parte dei mercati del lavoro negli ultimi due anni ha retto meglio di quanto molti avessero previsto. Dopo l’aumento dei senza lavoro dovuto all’esplosione della pandemia nel 2020, nel corso del 2021 e del 2022, e ancora nei primi mesi del 2023, c’è stata infatti nelle maggiori aree economiche una chiara tendenza alla diminuzione della disoccupazione. È possibile che il rallentamento economico mondiale nel frattempo subentrato porti ora con sé alcuni aumenti della disoccupazione nei prossimi mesi, aumenti che dovrebbero essere peraltro contenuti secondo le previsioni prevalenti. Ma ciò non deve far dimenticare la marcata discesa dei senza lavoro registrata sin qui.

Stati Uniti ed Eurozona
La ripresa economica internazionale, che ha percorso soprattutto il 2021 ma poi in parte anche il 2022, è stata favorita dalla capacità di adattamento e di reazione di molte imprese, dalla diffusione dei vaccini contro il coronavirus, dai piani governativi anti crisi. Nonostante il crescere nel corso del 2022 delle tensioni geopolitiche (anche e soprattutto con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia), e nonostante l’inflazione più elevata rispetto alla fase precedente, sinora c’è stato un rallentamento economico ma non una recessione internazionale. Accanto a tutto questo, i mercati del lavoro hanno registrato nuove discese della disoccupazione.
Prendendo i dati del Fondo monetario internazionale (FMI) e degli Uffici di statistica nazionali o di area, si può avere una fotografia dell’andamento dal 2020. Nell’insieme delle economie avanzate (37 nel mondo secondo l’FMI) la media annua della disoccupazione era al 6,6% nel 2020, al 5,6% nel 2021, al 4,5% nel 2022. È interessante vedere la progressione della discesa dei senza lavoro specificamente in alcune tra le maggiori aree economiche. Gli Stati Uniti, principale motore economico, hanno avuto l’8,1% nel 2020, il 5,4% nel 2021, il 3,6% nel 2022; inoltre, ad aprile di quest’anno il tasso americano era al 3,4%. L’Eurozona dal canto suo ha registrato rispettivamente l’8%, il 7,8%, il 6,8%; in aprile 2023 la disoccupazione nell’area era al 6,5%.
Regno Unito e Svizzera
Il Regno Unito ha avuto il 4,6% nel 2020, il 4,5% nel 2021, il 3,7% nel 2022; a fine marzo di quest’anno il tasso trimestrale britannico era al 3,9%, in lieve crescita ma ancora sotto il livello del 2021. La Svizzera dal canto suo è rimasta un Paese con una disoccupazione tra le più basse a livello mondiale, con questi tassi annui nel periodo: 3,2% nel 2020, 3% nel 2021, 2,2% nel 2022; nell’aprile di quest’anno la disoccupazione elvetica era al 2%, ancora in discesa rispetto alla media dell’anno scorso. In questi primi mesi del 2023 il tasso svizzero è rimasto sempre nella parte bassa della forbice: 2,2% in gennaio, 2,1% in febbraio, 2% in marzo e in aprile; negli ultimi tre anni, il livello più alto è stato il 3,7% di inizio 2021 e il livello più basso l’1,9% di settembre e ottobre 2022.
Come detto è possibile, anche se non scontato, che il rallentamento economico internazionale porti ad un aumento dei tassi di disoccupazione nei prossimi mesi. Un’avvisaglia di questo possibile incremento è stata, oltre a quella britannica, quella degli Stati Uniti, che nei giorni scorsi hanno reso nota una prima stima per maggio, con un tasso di senza lavoro salito al 3,7%. Nei prossimi giorni vedremo il dato di maggio della Svizzera e quindi si potrà verificare se a livello elvetico siamo ora ancora ai minimi registrati negli ultimi mesi oppure no. Tuttavia, anche concedendo un probabile aumento della disoccupazione nelle aree economiche principali nei prossimi mesi, si dovrebbe trattare di incrementi nel complesso contenuti.
Le prospettive
Più nel dettaglio, le recenti previsioni del Fondo monetario internazionale, pubblicate in aprile, indicano per l’insieme delle economie avanzate una disoccupazione media annua del 4,7% per il 2023. Per gli Stati Uniti il tasso dovrebbe essere del 3,8%, per l’Eurozona del 6,8%, per il Regno Unito del 4,2%, per la Svizzera del 2,3%. Quindi quest’anno, come si vede, l’area euro dovrebbe rimanere in media stabile in tema di disoccupazione, mentre l’insieme delle economie avanzate – USA, Regno Unito e Svizzera compresi – dovrebbe registrare un leggero aumento. Considerando quanto accade nel mondo, se gli incrementi fossero alla fine quelli indicati dall’FMI nei casi citati, ebbene si tratterebbe ancora di una certa tenuta complessiva. Nessun aumento della disoccupazione fa mai piacere, questo è chiaro, ma occorre osservare che con queste previsioni dell’FMI a fine 2023 saremmo ancora ben messi non soltanto rispetto al brutto livello del 2020, ma anche in rapporto a quello decisamente migliore del 2021, anno di forte rimbalzo economico.