Investimenti

L'antidoto al «caos» americano sono l'Europa e i Paesi emergenti

L’analisi di metà anno di Edmond de Rothschild Asset Management parla di mercati internazionali in fase di deglobalizzazione e di de-dollarizzazione - E per quanto riguarda i titoli tecnologici, si ricorda che le «Mag7» appaiono ancora sopravvalutate
Nonostante la vulnerabilità del dollaro, a Wall Street gli indici di Borsa restano sui massimi storici. © AP/Richard Drew
Dimitri Loringett
03.07.2025 23:00

«Ci sono decenni in cui non succede nulla e ci sono settimane in cui sembrano passati decenni». Con questa famosa citazione di Lenin, Michaël Nizard, responsabile Multi-Asset & Overlay di Edmond de Rothschild Asset Management a Parigi, ha aperto l’incontro con gli investitori in cui ha illustrato le prospettive economico-finanziarie e d’investimento per il secondo semestre di quest’anno.

Partendo dal contesto macro, l’esperto ha spiegato i tre motivi per i quali, secondo la storica casa d’investimenti e di gestione patrimoniale, i mercati stanno cambiando paradigma. Innanzitutto, il trentennale periodo di «globalizzazione felice» è giunto ai titoli di coda, con il livello generale dei dazi commerciali che nel giro di alcune settimane sono quintuplicati, facendo diminuire ulteriormente il peso del commercio globale sul PIL mondiale, che è già da tempo in calo. Si sta inoltre assistendo al reshoring negli Stati Uniti, per esempio con i miliardi di dollari investiti nelle energie e tecnologie rinnovabili grazie agli incentivi fiscali promossi dall’amministrazione Biden con il suo Inflation Reduction Act (IRA). Nel frattempo, si osserva che la Cina si sta «ritirando» dagli Stati Uniti, con un arretramento in termini di investimenti del 75% dal 2016 a oggi. Stando a un recente studio di McKinsey citato da Nizard, se si considerano e si sommano tutte queste tendenze alla deglobalizzazione, si potrebbe assistere a un aumento generale dei costi di produzione del 10 fino al 20%.

Il secondo motivo è di natura fiscale. Ciò che colpisce, secondo Nizard, è che gli Stati Uniti non hanno mai avuto un deficit così elevato in un ciclo economico positivo, caratterizzato oltretutto da un tasso di disoccupazione attorno al 4%, che è generalmente considerato un livello di pieno impiego. In questo contesto, gli investitori obbligazionari, ma anche i mercati dei cambi, sono preoccupati per la sostenibilità del debito pubblico (federale) USA che, ricordiamo, ammonta a oltre 36 mila miliardi di dollari, di cui circa 28 mila miliardi sono costituite da emissioni obbligazionarie del Tesoro USA, quasi un terzo delle quali è in mani estere.

Infine, per l’esperto francese il «market regime shift» è in atto a causa anche del ciclo economico statunitense ormai «maturo». Rispetto alle precedenti fasi di rallentamento congiunturale, ha spiegato, non si ricorrerà a operazioni di quantitative easing. Infatti, la Federal Reserve, nonostante le pressioni politiche dell’amministrazione Trump, rimane ancora in modalità «attendista», mentre sullo sfondo si osserva una combinazione pericolosa tra crescita (in rallentamento) e inflazione (sostenuta e su una traiettoria a rialzo).

Passando in rassegna le attuali «fragilità» da tener d’occhio, l’esperto di Edmond de Rothschild Asset Management ha indicato in primis il dollaro USA, che mostra segnali di debolezza strutturale. Dopo anni di sopravvalutazione, nonostante deficit pubblici crescenti e partite correnti in deterioramento, oggi si osservano flussi reali e movimenti degli hedge fund che vendono la valuta americana. Il cambio con l’euro è salito da 1,04 a circa 1,18, mentre cresce l’attenzione sul rischio di una de-dollarizzazione, con investitori istituzionali e gestori di fondi che rivedono il peso del dollaro nei loro portafogli.

Un’altra vulnerabilità dei mercati è rappresentato dall’IA: i titoli dei cosiddetti «Magnificent 7» sono «priced for perfection» e con valutazioni di mercato ancora elevate, mentre allo stesso tempo alcune grandi aziende potrebbero ridimensionare l’uso dell’IA, inclusa la riassunzione di personale.

Guardando infine alle opportunità la parola d’ordine per la Casa parigina è «diversificazione», poiché per troppo tempo ci si è focalizzati su relativamente pochi settori o titoli (con riferimento ancora ai «Mag7»). E lo sguardo di Edmond de Rothschild Asset Management si rivolge ai mercati emergenti (India in primis) e all’Europa dove, nonostante le sfide provenienti da Oriente (con la, di fatto, supremazia della Cina sui mercati delle auto elettriche e del fotovoltaico), ci sono interessanti prospettive d’investimento, sia nel settore pubblico - visti i maxi piani d’investimento dell’UE e della Germania in infrastrutture - sia nel privato, dove si prediligono le «small cap» (titoli di società a bassa capitalizzazione borsistica), così come i temi d’investimento legati ai big data e alla resilienza economica.