Scenari

L’Artico, il futuro protagonista dell’economia e della logistica

II graduale scioglimento dei ghiacci rende sempre più accessibili i minerali nascosti del Grande Nord, alimentando la competizione tra potenze – La Russia investe da anni nell’area – Cina, Stati Uniti ed Europa si contendono i passaggi strategici
La rotta polare al momento è percorribile fra Asia ed Europa per 3-4 mesi all’anno. © AP/Alexander Zemlianichenko
Gian Luigi Trucco
13.05.2025 06:00

L’Artico si avvia a diventare una delle aree più importanti non solo sul piano geopolitico, ma anche economico, per le risorse enormi che racchiude. Si tratta di risorse possedute o ambite finora dalle otto nazioni che vi si affacciano: Canada, Russia, Islanda, Finlandia, Norvegia, Svezia, Danimarca (con l’«appendice» della Groenlandia) e Stati Uniti.

Nel 1996 il Consiglio Artico l’aveva definita zona neutra, ma da allora gli scenari sono cambiati: la concorrenza avanza, si allarga a nuovi attori ed è destinata a farsi più dura, favorita anche dai mutamenti climatici che rendono la rotta artica più praticabile e conveniente, facilitando l’accesso alle risorse presenti offshore e lungo le coste, in particolare quelle siberiane.

Si stima che l’Artico detenga oltre il 20% delle riserve mondiali di combustibili fossili, con oltre 400 bacini petroliferi e di gas naturale già scoperti ed altri potenzialmente utilizzabili, oltre a enormi quantità di minerali tradizionali e innovativi.

La Russia è la potenza leader dell’area e investe nell’Artico, ormai da anni, circa un decimo delle risorse nazionali. La posizione preminente è anzitutto geografica, per i suoi 24 mila chilometri di coste (il 53% del totale) che vi si affacciano. Ospita grandi porti e terminali, quali Murmansk e Arcangelo sul versante occidentale e Petropavlovsk-Kamchatsky sul Pacifico, di fronte al Giappone. Sono presenti importanti arsenali navali, anche perché la Flotta del Nord è da sempre il fiore all’occhiello della Marina russa, oltre a basi aeree e missilistiche, nonché postazioni radar e per la guerra elettronica. A ciò si aggiungono le presenze, oggi simboliche ma importanti e suggestive, di due piccole enclave ex sovietiche alle Isole Svalbard, Barentsburg e Pyramiden, volute da Josif Stalin per l’estrazione del carbone di cui l’arcipelago, oggi appartenente alla Norvegia, è ricco.

In termini di risorse naturali, la Russia detiene nell’Artico almeno 17,3 miliardi di tonnellate di petrolio e oltre 85 trilioni di metri cubi di gas naturale, oltre 200 bacini petroliferi e di gas nel Mar di Barents, Pechora e Kara, con altri in via di prospezione. Dal confine finlandese allo stretto di Bering, si susseguono centri minerari ricchi di oro, platino, diamanti, cromo, manganese, carbone, nichel, cobalto, tungsteno, mercurio, titanio e altre sostanze essenziali per le vecchie e le nuove tecnologie.

La Russia ha realizzato soluzioni innovative nel campo della produzione e della liquefazione del gas naturale in ambiente artico, come nel caso degli impianti di Novatek lungo le coste siberiane, situati anche a 700 km a nord del Circolo Polare Artico, dove per diversi mesi all’anno il sole non sorge mai e le temperature scendono spesso a -50 gradi. Il gas liquefatto viene trasferito ai terminali costieri e imbarcato su apposite navi cisterna rinforzate. In parallelo, la Russia è l’unica nazione ad aver realizzato una flotta di rompighiaccio a propulsione nucleare, in grado di operare in ogni condizione, anche in mezzo a distese di ghiaccio con uno spessore di oltre due metri.

La crescente importanza dell’Artico e della nuova rotta transpolare ha stimolato l’interesse di altri Paesi quali Regno Unito, Germania, Corea del Sud, Giappone, Turchia, oltre che ovviamente della Cina, principale partner della Russia e potenziale utilizzatore primario dei nuovi canali logistici, tanto da aver già effettuato investimenti in Groenlandia e in Norvegia. La Cina si è autodefinita «Near-Arctic State» e, oltre a svariati motivi d’interesse, attribuisce molta importanza all’Artico, essendo il principale importatore e utilizzatore mondiale di prodotti ittici.

La rotta polare, al momento utilizzabile fra l’Asia e l’Europa per 3-4 mesi all’anno, ma destinata a rapidi sviluppi, consente un risparmio di 10-15 giorni di navigazione rispetto alla tradizionale rotta di Suez e risparmi economici che possono arrivare al 40%.

Su tutto ciò pesano incertezze e pressioni geopolitiche. Mosca non nasconde la tendenza a voler effettuare una sorta di controllo strategico sui transiti della Via Artica (tanto da aver recentemente ampliato la rete radar). L’amministrazione Trump punta al controllo della Groenlandia e crescono le controversie in materia di definizione delle acque territoriali fra diversi Paesi, fra cui il Canada, che nel dicembre 2024 ha definito la sua nuova «Arctic Foreign Policy» e si trova oggi in pieno scontro con Washington.