Le attese per l’anno venturo si fanno sempre più incerte

«La valutazione delle prospettive dell’economia svizzera è leggermente peggiorata rispetto alle previsioni d’autunno». «Prospettive leggermente deteriorate e clima di grande incertezza». Così si esprimono in prima battuta gli economisti del Centro di ricerca congiunturale del Politecnico di Zurigo (KOF) e della Segreteria di Stato dell’economia (Seco) nelle rispettive analisi sulle prospettive economiche della Svizzera. A rincarare la dose ci pensa l’Ufficio di statistica cantonale (Ustat) nel suo «Monitoraggio congiunturale», basato sui due citati rapporti e pubblicato anch’esso ieri, in cui si legge «... la crescita economica svizzera torna a evidenziare un andamento modesto, al limite tra: crescita minima e inerzia».
Le analisi della Seco e del KOF sono fra le più attese in questo periodo dell’anno e fanno seguito a quello della BNS, altrettanto atteso, della settimana scorsa: in tutti e tre i casi le previsioni più rosee formulate negli scorsi mesi sono state corrette al ribasso - proprio come hanno fatto la maggior parte degli economisti interpellati dal KOF nel suo sondaggio «Consensus Forecast» pubblicato lunedì. Nel concreto, la Seco ha ritoccato verso il basso la sua stima del Prodotto interno lordo (PIL) al netto degli eventi sportivi sia per l’anno in corso, dall’1,2% allo 0,9%, sia per il 2025, dall’1,6% all’1,5%. «Ciò significa - scrive la Seco - che, dopo due anni di crescita contenuta, il prossimo anno l’economia elvetica crescerebbe meno della media storica (1,8%)». Dal canto suo, il KOF vede il PIL aumentare quest’anno dello 0,9% (in precedenza: +1,1%) e nel 2025 dell’1,4% (prima: +1,6%).
Per entrambe le organizzazioni la motivazione principale per le correzioni delle stime è l’incerto contesto internazionale, in particolare la debolezza dell’economia europea che, per il KOF, «sta frenando la crescita in Svizzera», mentre la Seco si limita ad affermare che «la ripresa in Europa procede più lentamente del previsto». Mentre il contesto europeo rimane fragile ma tutto sommato «stimabile», quello statunitense si prospetta solido, ma con l’incognita degli effetti dell’eventuale riorientamento della politica economica della prossima amministrazione Trump (leggasi: aumento dei dazi, tra le altre cose), «che verranno valutate nei prossimi mesi», scrive l’Ustat.
Tornando alla Svizzera, all’atteso rallentamento congiunturale si aggiungono, purtroppo, previsioni non proprie rosee per l’impiego. La Seco, pur confermando la sua stima del tasso di disoccupazione al 2,4% per l’anno in corso, prevede un leggero aumento l’anno prossimo, al 2,7% (prima: 2,6%). Anche il dato ILO è visto in leggera crescita, al 4,3% per il 2024 e al 4,6% per il 2025.
Buone notizie giungono dal fronte inflazione corretta al ribasso. Per la Seco l’aumento dei prezzi si attesterà all’1,1% nel 2024 e allo 0,3% nel 2025 (contro 1,2% e 0,7% pronosticati tre mesi or sono), mentre per il KOF il rincaro dovrebbe attestarsi all’1,1% quest’anno (il pronostico era di 1,2% tre mesi fa) e allo 0,5% nei dodici mesi successivi (0,7%). In questo contesto, il KOF si aspetta che la Banca nazionale svizzera tagli il tasso guida di ulteriori 0,25 punti in marzo, portandolo allo 0,25%.
L’analisi trimestrale elaborata dall’Ustat indica che sul piano nazionale alcuni comparti dei servizi e la domanda interna hanno sostenuto la crescita, mentre l’industria manifatturiera e le esportazioni hanno chiuso il trimestre con il segno meno. «A dare la spinta maggiore sono state le esportazioni dell’industria chimico-farmaceutica. Nonostante l’incertezza, si notano dei deboli segnali di ripresa nel settore delle costruzioni e nel commercio al dettaglio», si legge nel rapporto dell’Ustat, che fa il punto anche sulla situazione nel cantone sudalpino.
Ticino, lavoro disallineato
«In Ticino si registrano alcuni lievi segnali positivi dai rami delle costruzioni, del commercio al dettaglio e delle banche. Malgrado ciò si delinea già una decelerazione più evidente, anche per l’assenza di una spinta importante come quella del farmaceutico a livello nazionale», scrive l’Ustat.
Infine, riguardo il mercato del lavoro, l’Ustat rileva che «in Ticino, nonostante un’ulteriore crescita degli impieghi, il numero di persone occupate è in calo e quello delle persone disoccupate è in aumento». Quest’ultimo dato è da ricondurre alla nota questione del disallineamento (mismatch) tra genere di impieghi offerti e di maestranze disponibili.