World Economic Forum

Le economie in mezzo al guado

Da una parte rimangono molti ostacoli, dall’altra su inflazione e prospettive di crescita si stanno creando varchi – Georgieva (FMI): «Quadro ancora non buono, ma ci sono miglioramenti» – Lagarde (BCE): «C’è più ottimismo, però occorre tenere la rotta»
© KEYSTONE / GIAN EHRENZELLER
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
20.01.2023 21:30

Alla ricerca di un equilibrio. L’ultima giornata del World Economic Forum ha confermato il tentativo di aggiornare valutazioni e previsioni economiche, sulla base dei dati più recenti. Il pessimismo prevalente nei mesi scorsi su inflazione e crescita si è fatto molto sentire anche qui a Davos, ma nel corso dei dibattiti del Forum sono emerse anche posizioni un po’ più ottimiste, o meno pessimiste se si vuole. La necessità di un’analisi equilibrata è stata richiamata oggi da Kristalina Georgieva, direttrice generale del Fondo monetario internazionale, durante il confronto dedicato agli scenari economici mondiali, il Global Economic Outlook.

«Le cose vanno meglio rispetto a due mesi fa, è indubbio, anche se questo non vuol dire che la situazione si possa definire buona. Non bisogna essere né troppo pessimisti né troppo ottimisti, occorre rimanere nel mezzo, ancorati al realismo», ha affermato Georgieva. Se tra le cattive notizie continuano a esserci la guerra in Ucraina e il forte rallentamento economico mondiale, tra le buone notizie ci sono gli ancora insufficienti ma incoraggianti cali dell’inflazione e il probabile ritorno quest’anno della Cina a una crescita economica superiore alla media globale. Nelle prossime proiezioni economiche dell’FMI non ci sarà un «drastico miglioramento» delle stime mondiali ma dopo tre round di revisioni al ribasso sarebbe già un fatto positivo non doverne fare un’altra, ha aggiunto Georgieva.

Le Maire

Il ministro francese dell’Economia, Bruno Le Maire, ha ricordato gli ingenti problemi posti in questi anni da pandemia, inflazione, rallentamento economico, invasione russa dell’Ucraina, ma ha sottolineato al tempo stesso la resilienza di molte economie e la tenuta politica dell’Europa e dell’Occidente contro la violazione della sovranità ucraina. Per quel che riguarda l’Unione europea, Le Maire ha affermato che la Francia si schiera tra i sostenitori di un robusto piano per l’attuazione della transizione ecologica, anche come risposta agli incentivi lanciati su questo versante dall’Amministrazione Biden negli USA. Nell’ambito dell’UE c’è un confronto sugli strumenti da adottare per questo piano: regole sugli aiuti di Stato, utilizzo del Recovery Fund, creazione di un Fondo sovrano europeo. Prima del dibattito sull’Outlook, Le Maire ha detto inoltre che l’Europa non deve rimanere invischiata in una situazione di stallo tra Cina e Stati Uniti, deve invece avere un proprio percorso nelle relazioni economiche con Pechino.

Banche centrali

«Il 2022 è stato un anno molto strano, in cui non c’è stato motore di crescita. Ora entriamo in un anno in cui sarà importante mantenere la rotta e continuare nella transizione che dobbiamo realizzare», ha affermato Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea. Per quel che riguarda la BCE, mantenere la rotta in questa fase significa anche non smettere di lottare contro l’inflazione, dunque procedere nell’aumento dei tassi di interesse secondo le esigenze. Per Lagarde le misure di politica fiscale (dei singoli Stati, ndr) devono essere mirate e limitate: «La BCE farà il necessario, e spero che la politica fiscale non ci spinga a dover fare ancora di più», ha detto. Per quel che concerne la pur positiva ripresa dell’economia cinese dopo la fase dei lockdown, Lagarde ha affermato che ci sarà maggiore competizione per le risorse, tra le quali il gas naturale liquefatto, e che quindi ci potrebbero essere alcune nuove pressioni inflazionistiche. La presidente della BCE ha sottolineato comunque che molti economisti e leader presenti a Davos appaiono ora più ottimisti e che qualcosa probabilmente sta andando davvero meglio.

Jordan

Il presidente della Banca nazionale svizzera, Thomas Jordan, dal canto suo è intervenuto oggi al Forum durante un altro dibattito. «L’inflazione americana e quella europea – ha detto Jordan – sono ancora a un livello che richiede una politica monetaria restrittiva». Il numero uno della BNS, che in precedenza non aveva escluso nuovi rialzi dei tassi di interesse per contrastare l’inflazione, ha ribadito che il mandato per l’istituto centrale elvetico è garantire la stabilità dei prezzi.

Per lottare contro il rincaro, La BNS nei mesi scorsi è passata da un tasso di riferimento negativo a un tasso positivo. Un cambiamento imposto dal nuovo quadro economico, ma che ha anche aspetti buoni (ad esempio la remunerazione degli investimenti, ndr), tanto che Jordan si è detto contento dell’uscita dai tassi negativi, anche se le banche svizzere a suo parere hanno resistito meglio del previsto nei molti anni di segno negativo per i tassi elvetici. Nel lungo termine, i tassi negativi potrebbero tornare a essere indispensabili in caso di inflazione sotto lo zero, ma questo appunto non è l’auspicio. Intanto in questa fase la BNS continuerà a vendere valute estere, per contribuire a tenere a un buon livello il franco e frenare quindi l’importazione di inflazione.