Le luci e le ombre della Penisola nei maggiori capitoli economici

Domenica prossima, 25 settembre, ci sono le elezioni politiche in Italia. In quale situazione economica l’Italia arriva a questo appuntamento? In estrema sintesi, si può dire in un quadro che è misto, di luci e ombre, fatto di parziali miglioramenti realizzati soprattutto negli ultimi due anni e problemi di fondo perduranti. Per quel che riguarda i problemi, una parte di questi non sono solo italiani e toccano molti altri Paesi, un’altra parte è invece specificamente italiana. Le conseguenze della pandemia e le strettoie nelle catene di approvvigionamento, la guerra in Ucraina causata dall’invasione russa e le turbolenze nel settore dell’energia che provocano anche il caro bollette per imprese e famiglie, sono evidentemente tra i problemi che toccano molti Paesi. La difficoltà nell’innalzare il tasso di crescita economica nel lungo periodo e i conti pubblici segnati da deficit e debito troppo elevati sono invece tra i problemi specifici dell’Italia.

La crescita
È utile vedere come si presenta l’Italia, che resta tra i principali partner economici della Svizzera, per quel che concerne in particolare tre fra i capitoli maggiori: crescita economica, inflazione, disoccupazione; ciò confrontando i dati italiani con quelli dell’area euro, di cui l’Italia fa parte. La questione dei conti pubblici vale un’analisi distinta (vedi articolo sotto). Secondo le cifre del luglio scorso del Fondo monetario internazionale, l’economia italiana è cresciuta dello 0,5% nel 2019, è scesa del 9% nel 2020 pandemico, è risalita del 6,6% nel 2021; le previsioni dell’FMI sono di una crescita del 3% per quest’anno e dello 0,7% per il prossimo. Questa è invece la serie dei dati FMI per l’Eurozona (19 Paesi): 1,6% nel 2019, -6,3% nel 2020, 5,4% nel 2021; le previsioni: 2,6% per il 2022 e 1,2% per il 2023. Queste cifre dicono da un lato che l’Italia nel 2021 è risalita più di quanto molti avessero previsto, dall’altro che il problema strutturale di una crescita inferiore alla media dell’Eurozona (e di altre aree sviluppate) rischia di ripresentarsi. Era così prima della pandemia, rischia di essere così nuovamente, una volta esaurito l’effetto rimbalzo. L’agenzia di rating Fitch nei giorni scorsi si è spinta sino a ipotizzare -0,7% per l’economia italiana nel 2023; la gran parte delle previsioni sull’Italia resta peraltro sul segno positivo, però contenuto. Aggredita dalla pandemia, l’Italia ha ancora una volta mostrato la capacità di reagire con forza nelle situazioni estreme. Inoltre, il Governo Draghi ora uscente ha avviato alcune riforme e ha tessuto la tela del Piano legato al Recovery Fund dell’Unione europea. Le incognite maggiori ora sono due: la possibilità o meno che il Paese prosegua nella forte reazione avuta sul terreno economico; la possibilità o meno che il nuovo Governo che uscirà dalle urne prosegua il cammino in sintonia con l’UE, che darà prestiti e sussidi collegati al Recovery Fund solo passo dopo passo e in presenza di riforme e misure economiche concordate.
L’inflazione
Anche in Italia l’inflazione è alta, ma le ultime cifre disponibili mostrano che è allineata alla media dell’Eurozona. Secondo i dati di Eurostat, ufficio statistico dell’UE, nel mese di agosto di quest’anno l’inflazione in Italia è stata su base annua pari al 9,1%, esattamente la stessa percentuale dell’Eurozona. Un anno prima, cioè nell’agosto del 2021, l’inflazione in Italia era del 3% e nell’Eurozona del 2,5%. C’è stato un evidente peggioramento per tutti, ma si può dire che per una parte dei Paesi dell’area euro il peggioramento è stato più consistente rispetto a quello italiano. Il dato più recente sull’inflazione naturalmente non significa che l’Italia possa cantar vittoria, anche nel caso italiano si tratta infatti pur sempre di un rincaro elevato, ma indica che la Penisola non è fanalino di coda nell’Eurozona su questo versante.
La disoccupazione
Sempre secondo Eurostat, il tasso di disoccupazione in Italia era del 7,9% nel luglio scorso. Nello stesso mese la media del tasso di disoccupazione nell’Eurozona era del 6,6%. Un anno prima, cioè nel luglio del 2021, la disoccupazione era al 9,1% in Italia e al 7,7% nell’Eurozona. Da una parte il tasso di senzalavoro rimane, come si vede, in Italia chiaramente più elevato rispetto alla media dell’area euro, dall’altra parte si deve tuttavia registrare per quel che riguarda l’ultimo anno una diminuzione della disoccupazione lievemente più consistente in Italia (1,2 punti percentuali contro 1,1). Anche su questo versante convivono dunque per l’Italia luci e ombre. E rimangono anche su questo terreno le domande sulla possibilità o meno di proseguire nella prossima fase in un percorso in cui ci siano miglioramenti e in cui vengano limitati i problemi di fondo del Paese.