«Le stablecoin sono la minaccia più pericolosa per la stabilità finanziaria»

Nel mondo cripto c’è molta attesa per l’esito dell’imminente voto finale al Senato USA - e di quello prossimo alla Camera dei Rappresentanti - in merito a un disegno di legge ritenuto epocale. Al primo giro di voto la «Guiding and Establishing National Innovation for U.S. Stablecoins Act of 2025», nota con l’acronimo GENIUS, presentata lo scorso 4 febbraio da alcuni senatori repubblicani, è stata votata a larga maggioranza (66-22), con un sostegno anche dei democratici. In sintesi, il disegno di legge stabilisce un quadro normativo per le stablecoin (token digitali emessi da società private, come Tether e Circle, coperti da riserve in dollari in un rapporto 1-1) negli USA, con l’obiettivo di fornire chiarezza, protezione dei consumatori e stabilità finanziaria nel mercato degli asset digitali. Per i critici, la legge istituzionalizzerebbe le valute digitali che sarebbero legittimate nel circuito finanziario internazionale al pari di altri strumenti e «costituendo probabilmente la minaccia più pericolosa per la stabilità finanziaria dai tempi della crisi del 2007-2008».
Così sostiene, tra gli altri, l’economista americano e premio Nobel Paul Krugman, che in un recente contributo sul suo blog paragona gli emittenti di stablecoin alle banche attive prima della Guerra civile americana. All’epoca (siamo nel 1861), le monete d’oro e d’argento erano le uniche forme ufficiali di denaro. Molte banche emettevano, però, propria moneta cartacea convertibile - così affermavano - in oro e argento. All’epoca il governo federale non emetteva ancora moneta (la Federal Reserve nacque solo nel 1913). Le banconote «private», quindi, svolgevano un ruolo importante nel commercio ordinario e legittimo, ma alcune di queste banche, non regolamentate, definite anche wildcat bank, erano state costituite appositamente «per frodare chiunque fosse così sciocco da accettare le loro banconote come pagamento», scrive Krugman.
Anche le stablecoin, afferma Krugman, sono «gettoni» emessi privatamente e sostenuti dalla promessa di essere sempre convertibili in dollari. A differenza delle banconote ottocentesche, prosegue, «le valute digitali non hanno alcuna funzione chiaramente utile. Non possono essere usate per fare acquisti ordinari (di fatto, vengono usate per acquistare altri asset digitali) e non c’è nulla che si possa fare con esse che non possa essere fatto in modo più economico e più facile con carte di credito/debito, Venmo (il corrispondente USA di Twint in Svizzera, ndr), bonifici bancari ecc.». Dunque, si chiede il premio Nobel, «perché non usare i dollari invece dei token, che si suppone possano essere utilizzati per fare acquisti?».
La risposta, sempre di Krugman, è eloquente: «La proprietà e la disposizione delle stablecoin, a differenza di quelle dei depositi bancari, è anonima. Si tratta di una caratteristica molto preziosa per coloro che vogliono riciclare denaro, estorcere, acquistare droghe illegali e così via. In altre parole, l’unica ragione economica delle stablecoin è quella di facilitare le attività criminali».