L'esuberanza regna sovrana fra le «Mag 7», ma attenzione al rischio bolla

Quanto andato in scena a Wall Street questa settimana sa di déja vu: è «bastata» la notizia sulla firma di una manciata di contratti importanti (e di altri in arrivo) per far schizzare di oltre il 40% il prezzo del titolo Oracle in una sola seduta di Borsa e, oltre che a far balzare l’81.enne fondatore Larry Ellison in testa alla graduatoria delle persone più ricche del pianeta, superando Elon Musk, per riaccendere il dibattito sulla sostenibilità del boom dell’industria tecnologica che ruota attorno all’IA. La memoria corre, infatti, a 25 anni fa, quando scoppiò la bolla delle dot-com e, oggi come allora, gli osservatori rievocano l’espressione «irrational exuberance» dei mercati finanziari profusa dall’allora presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan. Esuberanza che aveva coinvolto anche la stessa Oracle: tra dicembre 1999 e agosto 2000 il prezzo dell’azione salì da 10 a 46 dollari circa (+360%), per poi crollare a quota 15 dollari a fine 2001. Da allora, il prezzo dell’azione Oracle è salito di circa il 2.100%, raggiungendo questa settimana quota 345 dollari, surclassando perfino Nvidia (cfr. grafico).

Né startup, né «penny stock»
Il vertiginoso rialzo di Oracle si differenzia però da quello delle classiche dot-com avvenuto a fine anni Novanta: il colosso delle Silicon Hills (così è chiamato il polo tecnologico ad Austin, nel Texas, dove molte aziende della Silicon Valley californiana si stanno spostando, come appunto Oracle, nel 2020), non è né una startup, né un penny stock, bensì un fornitore di servizi informatici di «rilevanza sistemica», come altri colossi big tech, per l’economia digitalizzata globale. Ciononostante, il timore che il mercato tecnologico, in particolare quello legato all’IA, sia in bolla, serpeggia fra gli analisti. Vediamo perché.
Rapporto prezzo-utili monstre
Mercoledì scorso, Oracle ha visto le sue azioni scambiate sul Nasdaq a quasi 50 volte gli utili stimati a 12 mesi, il valore più alto dall’era dot-com, quando superò i 120. Il prezzo dell’azione Oracle è raddoppiato da giugno, ma nonostante l’azienda preveda che i ricavi dai suoi servizi cloud supereranno i 500 miliardi di dollari, grazie anche ai quattro nuovi contratti multimiliardari (tra cui quello con OpenAI che vale 300 miliardi), è legittimo chiedersi se la società valga davvero il doppio rispetto a tre mesi fa.
Nvidia «insostenibile»?
Il prezzo delle azioni di Nvidia è raddoppiato da aprile, registrando un aumento del 300% negli ultimi due anni. Secondo Deutsche Bank, il colosso dei chip per l’IA è ora l’azienda più «ricca» al mondo con una capitalizzazione di mercato di 4.300 miliardi di dollari, superiore a quella di tutte le principali Borse mondiali (escludendo USA, Cina, Giappone e India). Ma con solo due clienti che rappresentano il 39% del suo fatturato nell’ultimo trimestre, ci si chiede se il valore di Nvdia sia sostenibile.
Concentrazione di mercato
Il peso combinato delle prime cinque società dell’indice S&P 500 si avvicina al 30%, superando di gran lunga quello delle società tecnologiche nel 2000, prima del crollo delle dot-com. Questo non significa necessariamente che ci troviamo in una bolla, ma il mercato è entrato in un territorio inesplorato e dipende fortemente da poche aziende (le famose Magnificent 7), tutte appartenenti allo stesso settore. La storia suggerisce che questo livello di concentrazione è poco «sana».
Investimenti nell’IA
Il comparto tecnologico dello S&P 500 sta raggiungendo i livelli più alti dal 2002. Una simile situazione può essere sostenuta fintanto che continua ad affluire liquidità. Ma l’ammontare degli investimenti necessari per sviluppare il settore dell’IA – stimati in 6.700 miliardi di dollari nel mondo entro il 2030, secondo McKinsey – significa che la quantità di capitali che dovrà continuare ad affluire è enorme. Quando l’asticella è così alta, anche le aziende più solide potrebbero avere difficoltà a raggiungerla.
Cavalcare l’onda
«I mercati possono rimanere irrazionali più a lungo di quanto un investitore possa essere solvibile», aveva affermato il famoso economista inglese John Maynard Keynes. Detto altrimenti, cercare di scommettere contro un mercato sopravvalutato, indipendentemente da quanto si ritenga di avere ragione, può portare alla rovina finanziaria se l’irrazionalità del mercato persiste per lungo tempo.