L'analisi

L’Europa alla ricerca di un percorso tra tensioni geopolitiche e dazi USA

Nel Forum di The European House Ambrosetti scelte e sfide del Vecchio continente hanno occupato una larga parte della scena La necessità di un ampio rilancio oggi è resa più urgente dal confronto molto marcato con gli Stati Uniti da un lato e con la Cina dall’altro
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Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
08.09.2025 06:00

Il dibattito sulle strategie che l’Europa dovrebbe adottare in questa fase ha occupato una parte non secondaria della 51ma edizione del Forum di Cernobbio, organizzato da The European House Ambrosetti (TEHA). Il tradizionale incontro annuale di settembre sulle rive del Lago di Como, a Villa d’Este, ha visto ancora una volta imprenditori, manager, economisti dibattere sugli scenari globali. Inevitabile, nella tre giorni di Cernobbio terminata ieri, un’attenzione particolare all’Italia e, appunto, all’Europa. Luci e ombre, sia per la Penisola sia per il Vecchio continente. Bilanci in chiaroscuro, in un quadro di tensioni geopolitiche, conflitti bellici, dazi americani, confronto accentuato tra USA e Cina, due colossi tra i quali l’Europa cerca di trovare una sua via.

Il nodo Trump

La questione dei dazi statunitensi targati Trump naturalmente è tra i capitoli principali. A Cernobbio uno degli appelli all’Europa a non fermarsi, a continuare lungo la strada dell’autonomia, è venuto da un americano, l’economista premio Nobel Joseph Stiglitz. Secondo quest’ultimo l’Europa in passato ha delegato troppo agli USA in termini di Difesa e questo oggi pesa anche sui temi economici. Per Stiglitz però l’Unione europea può ancora imparare a vivere senza fare troppo affidamento sugli USA. I dazi di Trump, ha affermato l’economista, porteranno meno entrate del previsto, la situazione finanziaria degli Stati Uniti peggiorerà.

Trump, ha aggiunto Stiglitz, è inaffidabile e non si fermerà, ma alla fine l’Europa potrebbe anche uscirne bene. Occorre comunque essere pronti a continue oscillazioni da parte di Trump, per il quale secondo l’economista gli accordi pattuiti valgono poco o nulla, tanto è vero che appena sancita l’intesa con l’UE ha rincarato la dose minacciando nuovi dazi nel caso in cui l’Unione europea insistesse nell’applicare le regole per il settore digitale anche ai gruppi statunitensi. In questo campo, proprio in questi giorni è arrivata la notizia di una maxi multa stabilita dall’UE per l’americana Google, accusata di pratiche concorrenziali abusive; bisognerà ora vedere se e quali passi farà l’Amministrazione Trump su questo. Stiglitz ha ribadito dunque il parere negativo sulla linea trumpiana e ha invitato l’Europa a difendersi con convinzione. Altri partecipanti al Forum, sia americani sia europei, non sono stati altrettanto negativi sulle posizioni di Trump, ma c’è stato un largo consenso sul fatto che la vicenda dei dazi vada in ogni caso gestita nel miglior modo possibile (dentro rapporti comunque oggi tesi), nell’interesse di entrambe le sponde dell’Atlantico.

Il Rapporto

Tra gli studi pubblicati in occasione del Forum da TEHA, che è guidata dal CEO Valerio De Molli, uno è dedicato proprio al nodo del rilancio della competitività dell’industria dell’area UE. Si tratta del Rapporto TEHA-Philip Morris Italia, presentato a Cernobbio da Daniele Franco, ex direttore generale della Banca d’Italia ed ex ministro dell’Economia. Lo studio propone una strategia di lungo termine, centrata su quattro capitoli principali: le persone, le tecnologie, la sostenibilità, le catene di fornitura. Le istituzioni dovrebbero promuovere un quadro più favorevole, diminuire la frammentazione e andare verso un vero mercato unico europeo. Le aziende leader, che in genere sono di grandi dimensioni, dal canto loro dovrebbero agire come catalizzatori della trasformazione, trasferendo conoscenze, finanziamenti e supporto tecnologico anche alle piccole e medie imprese. Sarebbe in sostanza un patto europeo, che dovrebbe essere accompagnato da politiche di sostegno create dalle aziende leader e dalle istituzioni pubbliche, con accessi semplificati ai finanziamenti, progetti di innovazione, piani di riqualificazione professionale, iniziative nel digitale.

Mattarella e Zelensky

In questa edizione, segnata tra l’altro dalla notizia del decesso del fondatore del Forum, Alfredo Ambrosetti, morto all’età di 94 anni, ci sono stati anche i videointerventi del presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Quest’ultimo ha ribadito la necessità di continuare a contrastare l’invasione russa dell’Ucraina, anche nel nome della sicurezza e della stabilità europee. Mattarella ha ricordato che l’Unione europea si è affermata come area di pace e di cooperazione, che non ha mai scatenato un conflitto o uno scontro commerciale, che al contrario ha agevolato intese. Il presidente italiano si è chiesto come sia possibile che l’Europa venga oggi considerata da alcuni un ostacolo, un avversario se non un nemico. Il mondo, ha affermato Mattarella, ha comunque bisogno dell’Europa per ricostruire la centralità del diritto internazionale.

Dal mondo delle aziende segnali di fiducia

Il quadro internazionale è ampiamente segnato da tensioni geopolitiche, conflitti bellici, dazi americani, ma tra imprenditori e manager le molte preoccupazioni lasciano spazio anche a qualche dose di fiducia. Questo almeno è quanto emerso dai televoti dei partecipanti, che sono ormai una consuetudine al Forum di Cernobbio di The European House Ambrosetti (TEHA). I circa duecento imprenditori e manager che hanno partecipato a questa 51.ma edizione hanno detto la loro su alcuni tra i temi principali appunto anche attraverso lo strumento del televoto. Chiamati a indicare le previsioni per le rispettive imprese nel 2025, i partecipanti hanno in maggioranza privilegiato la fiducia: per il 32% il fatturato crescerà di più del 10%, per un altro 32% ci sarà comunque una crescita, seppur inferiore o pari al 10%; il 18% prevede stabilità, il 13% una flessione entro il 10%, solo il 2% una flessione superiore al 10%. Gli organizzatori hanno chiesto una valutazione anche sulla possibile performance di quest’anno rispetto ai concorrenti; il 26% ha indicato che sarà decisamente migliore, il 36% migliore, il 26% in linea, il 9% peggiore. Tra imprenditori e manager non mancano i timori sul quadro mondiale - tra l’altro il 56% giudica negativamente la politica estera del presidente USA Trump e solo il 15% la indica come positiva - ma evidentemente per un buon numero di loro c’è la possibilità di limitare i danni (va ricordato che per i Paesi UE i dazi americani sono al 15%) e di reagire incrementando l’efficienza delle aziende e diversificando ancor più i mercati. A proposito di Unione europea, in un televoto è stato chiesto di esprimere una valutazione sulle azioni della stessa UE in politica economica e industriale. In una scala da 1 (molto negativa) a 9 (molto positiva), il grosso dei pareri si è concentrato fra 3 (23%) e 4 (24%), con solo il 7% su 1 e l’8% su 2; dunque una valutazione complessiva non lusinghiera per l’azione di Bruxelles nei campi indicati. Tuttavia, chiamati a rispondere sulle prospettive per l’UE nei prossimi anni, i partecipanti al 50% hanno indicato che l’Unione europea sarà più forte, il 25% più o meno uguale, solo il 16% più debole. Nonostante le ampie riserve sull’azione dell’UE su alcuni importanti versanti economici, circa i tre quarti dei partecipanti hanno quindi anche qui privilegiato una certa fiducia, escludendo che, nonostante tutto, l’Unione europea nei prossimi anni subisca un maggior tasso di debolezza. Tra gli altri televoti, uno ha toccato il binomio innovazione-tecnologie. Una domanda era se l’Europa (UE ma non solo) sia in grado di competere con Stati Uniti e Cina in tema di innovazione. Per il 53% la risposta è: sì, ma solo in settori di nicchia; per il 33% la risposta è no su tutta la linea, per il 13% la risposta è sì nel complesso. Quest’ultima percentuale è bassa e richiama una certa sfiducia nelle capacità competitive dell’Europa per quel che concerne in particolare l’innovazione; d’altro canto la maggioranza indica che il Vecchio continente manterrà o svilupperà la sua competitività quantomeno nei settori di nicchia. Un’altra domanda nello stesso televoto riguardava l’indicazione del maggior ostacolo all’adozione di tecnologie digitali emergenti in Europa. Per il 37% l’ostacolo più rilevante è l’accesso ai capitali, per il 31% la regolamentazione, per il 23% le competenze, per il 7% l’accettazione sociale. C’è stato un televoto anche sul gradimento nei confronti dell’attuale Governo italiano, guidato da Giorgia Meloni. Nella consueta scala da 1 a 9, il 21% delle risposte dei partecipanti è andato al 6, il 35% al 7, il 16% all’8 e l’8% al 9. Nel complesso quindi il gradimento dei partecipanti al Forum è risultato esteso. L’altra faccia della luna per alcuni aspetti è la domanda che è stata posta sull’operato dei partiti di opposizione in Italia. Su questo versante al 6 è andato l’8%, al 7 l’1%, all’8 nessuna adesione, al 9 il 3%; la gran parte delle valutazioni si sono concentrate fra il 3 (28%), il 4 (17%) e il 5 (13%).