L'oro colpito dai dazi non è più esportabile negli USA: «Non è sostenibile»

L’Associazione Svizzera dei Fabbricanti e Commercianti di Metalli Preziosi (ASFCMP) ha preso atto dell’annuncio del recente aumento delle tariffe doganali al 39% da parte degli Stati Uniti, nonché del chiarimento emesso dall’U.S. Customs and Border Protection (CBP) riguardo alla classificazione del codice HS per i lingotti fusi d’oro da 1 kg e 100 oz (conformi al Comex, la borsa dei metalli preziosi di New York) sotto il codice 7108.13.5500, un codice che non è incluso nella lista delle esclusioni tariffarie reciproche (Allegato II dell’Ordine Esecutivo). Va sottolineato che questo chiarimento non si applica esclusivamente alla Svizzera, ma a tutti i lingotti fusi da 1 kg e 100 oz importati negli Stati Uniti da qualsiasi paese. La tariffa doganale va quindi da un minimo del 10% al dazio massimo previsto dalla Casa Bianca. Nel caso questi lingotti provenissero dalla Svizzera, l'aliquota sarebbe del 39%.
«In quanto sostenitrice di lunga data dell’approvvigionamento responsabile, della trasparenza nella catena di approvvigionamento e della conformità al commercio internazionale, l’ASFCMP sostiene gli sforzi volti a migliorare la chiarezza normativa. Tuttavia, l’Associazione esprime preoccupazione per il fatto che questo specifico chiarimento possa avere un impatto negativo sul flusso internazionale di oro fisico», si legge in una nota.
«Siamo particolarmente preoccupati per le implicazioni che queste tariffe avranno sull’industria aurifera e sullo scambio fisico di oro con gli Stati Uniti, un partner storico e di lunga data per la Svizzera», ha dichiarato Christoph Wild, presidente dell’ASFCMP.
ASFCMP, si precisa, è attivamente impegnata con tutte le parti interessate, comprese le autorità svizzere, la London Bullion Market Association (LBMA), il World Gold Council (WGC) e le principali entità statunitensi. È importante sottolineare che, sebbene il mercato statunitense sia significativo per l’industria svizzera dei metalli preziosi, quest’ultima è attiva a livello globale e non dipende da un singolo mercato.
ASFCMP riconosce l’impatto a breve termine che l’oro ha avuto sulla bilancia commerciale all’inizio del 2025, situazione eccezionale causata dalla reazione dei mercati statunitensi all’incertezza legata alle imminenti tariffe e alla situazione geopolitica globale.
L’imposizione di tariffe su questi prodotti in oro fuso rende economicamente non sostenibile esportarli negli Stati Uniti, eliminando così qualsiasi futuro disavanzo commerciale derivante dalle esportazioni di oro. Il fatto che la situazione si sia immediatamente invertita già da aprile ne è una chiara dimostrazione.
ASFCMP rimane impegnata in un dialogo costruttivo e orientato alla ricerca di soluzioni con le autorità statunitensi e i partner internazionali, al fine di garantire un contesto commerciale equo, pratico e prevedibile per tutte le parti coinvolte.
Fondata nel 1978, l’Associazione Svizzera dei Fabbricanti e Commercianti di Metalli Preziosi (ASFCMP) riunisce 15 aziende che trattano e commerciano metalli preziosi. L’industria svizzera della raffinazione rispetta le linee guida della London Bullion Market Association, l’autorità di riferimento nel settore, nonché quelle dell’OCSE in materia di approvvigionamento responsabile di materiali provenienti da zone di conflitto o ad alto rischio. A livello federale, le aziende del settore sono soggette alla Legge sul riciclaggio di denaro (LRD) e all’Ufficio centrale di controllo dei metalli preziosi, che fa capo all’Ufficio federale delle dogane e della sicurezza dei confini (UDSC).