Martin Schlegel e «l'arte della politica monetaria»
«L’obiettivo della Banca nazionale svizzera è quello di preservare la stabilità dei prezzi, che rappresenta il presupposto per il benessere e la crescita del Paese. Con questo termine intendiamo il fatto che l’inflazione deve restare sotto il 2%. Questo è importante perché così si permette alla popolazione e all’economia di pianificare i risparmi e gli investimenti. Ma per farlo dobbiamo restare indipendenti». Martin Schlegel, che ha assunto oggi la carica di presidente della Banca nazionale svizzera, ha dedicato il suo primo giorno in questo importante ruolo tenendo una conferenza a Bellinzona, nella sede di BancaStato, per presentare l’attività dell’istituto e per spiegare le sue ultime mosse in fatto di politica monetaria.
Nel presentare Martin Schlegel, Christian Vitta, presidente del Consiglio di Stato, direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia, nonché membro del Consiglio di banca della BNS, ha affermato che per il Ticino è un fatto molto positivo di poter disporre del nuovo presidente nel suo primo giorno di in questa carica. Schlegel aveva iniziato nel 2003 a lavorare per la BNS, e poi ha salito gli scalini gerarchici fino alla vetta. «Stiamo vivendo un momento di grande cambiamento a livello economico e finanziario - ha detto Christian Vitta - e le decisioni che la BNS deve adottare sono gravose e importanti per tutto il Paese».
Un appuntamento importante
«Io e Martin - ha aggiunto - avevamo preso la decisione di fare questa conferenza prima della sua nomina, e avevamo deciso che si sarebbe fatta sia che fosse stato nominato alla presidenza, sia in caso contrario».
Dal canto suo Martin Schlegel ha esordito affermando: «Sono molto lieto di essere qui questa sera. E questo per due motivi. Innanzitutto posso spiegare quello che la BNS fa, visto che la politica monetaria non è sempre un tema facile. Inoltre posso sentirvi, e per me è sempre interessante parlare con la gente e gli imprenditori».
Tutta l’attività della BNS è ancorata nella Costituzione, che afferma che l’istituto conduce la sua politica monetaria attraverso i tassi di interesse e di cambio, e che inoltre deve agire nell’interesse generale del Paese e in modo indipendente. «Questo significa - ha detto Schlegel - che non riceviamo direttive dalla Confederazione o da altre istituzioni».
Una Legge sull’istituto
L’obiettivo di mantenere la stabilità dei prezzi è contenuto nella Legge sulla Banca nazionale svizzera, e Schlegel ha spiegato che questo è molto importante, perché il rincaro penalizza soprattutto i più deboli. E per fortuna, in Svizzera l’inflazione negli ultimi anni è stata inferiore a quella dell’Europa, con un picco massimo del 3,5%, mentre nella zona euro ha toccato addirittura il 10,5%.
Passando in rassegna quanto successo negli ultimi anni, Schlegel ha spiegato che nel periodo dal 2022 al 2023 la BNS ha permesso un apprezzamento del franco svizzero sul mercato dei cambi, per proteggere il Paese da una inflazione importante. E il fatto che il rincaro poi si sia normalizzato, ha permesso di tagliare i tassi di interesse in marzo e in giugno. Un ulteriore ribasso è stato poi deciso giovedì scorso, quando il tasso guida è stato ulteriormente abbassato di 0,25 punti portandolo dall1,25% all’1%.
Ricordiamo che per frenare la progressione dei prezzi la BNS fra il 2022 (inflazione media annua al 2,8%) e il 2023 (rincaro al 2,1%) aveva proceduto a cinque aumenti del tasso guida, che era così salito dal -0,75% al +1,75%. In marzo la BNS era stata la prima grande banca centrale ad operare una sforbiciata ai tassi, dopo la fase di rialzi dei prezzi avvenuta in particolare in concomitanza con l’inizio della guerra in Ucraina e le relative sanzioni contro la Russia.
Rincaro in frenata
«Questo nuovo ribasso - ha spiegato - è stato permesso dal fatto che in settembre l’inflazione è diminuita più del previsto praticamente all’1%, mentre noi ancora in giugno prevedevamo in settembre un 1,5%. Questo ci ha anche permesso di abbassare le previsioni allo 0,5% per il 2025».
PIL all’1%
Per quanto riguarda il PIL la previsione attuale per il 2024 è dell’1%, il che resta inferiore alla crescita potenziale di lungo termine del 2%. Per contro la disoccupazione è salita al 2,5%, il che rappresenta un valore in aumento, ma rimanendo sempre basso a livello internazionale.
Per concludere, Martin Schlegel ha affermato che: «I rischi geopolitici sono molto elevati». L’istituto di emissione si aspetta quindi una «crescita economica contenuta» nei prossimi trimestri.
Martin Schlegel ha detto che è una fortuna che in Svizzera tutti riconoscano la necessità della Banca nazionale di agire modo indipendente. «In caso contrario, perderemmo la nostra efficacia», ha affermato.
Una storia di successo
Alla fine della conferenza, su richiesta di Chrstian Vitta, il professor Mauro Baranzini, già professore all’Usi, ha tratto alcune conclusione finali, e ha affermato che la Svizzera negli ultimi 50 anni è stata una storia di successo. E per questo gli svizzeri devono essere anche grati alla Banca nazionale, che ha gestito bene la politica monetaria.