Innovazione

Meno investimenti in startup, ma permane l’ottimismo

Nel primo semestre i finanziamenti «venture capital» in Svizzera sono scesi del 54% su base annua a 1,2 miliardi di franchi, soprattutto nel settore delle tecnologie digitali
La «torre energetica» della startup luganese Energy Vault. © CdT/Chiara Zocchetti
Dimitri Loringett
09.08.2023 22:00

Non decollano o almeno non nella misura auspicata. Gli investimenti effettuati nel settore startup in Svizzera nel primo semestre di quest’anno hanno registrato una contrazione del 54% su base annuale a «soli» 1,2 miliardi di franchi a fronte dei 2,5 miliardi dell’anno precedente, ritenuto eccezionale. È calato anche, seppure in maniera più lieve, il numero di investimenti, da 163 a 154. È quanto emerge dallo «Swiss Venture Capital Report» pubblicato da Startupticker.ch e l’associazione degli investitori SECA e che si basa su un sondaggio fra oltre cento venture capitalist (investitori).

Il principale «colpevole» di questo calo è il settore legato alle tecnologie digitali (che è anche quello che finora ha beneficiato degli investimenti più importanti): le startup attive nell’ICT (Information and communications technology), fintech e medtech hanno raccolto complessivamente «appena» 373 milioni di franchi nel periodo in rassegna, una diminuzione del 73% rispetto ai primi sei mesi del 2022. I cantoni più colpiti sono Zurigo e Zugo, dove si concentrano infatti queste attività. Non da ultimo, quasi la metà degli investitori intervistati si aspetta che gli investimenti continueranno a diminuire leggermente nei prossimi 12 mesi; tuttavia, un terzo prevede un recupero.

E il Ticino, che non figura nel rapporto, come si posiziona in questo contesto? «Il rapporto rileva gli investimenti di un di una certa entità che in Ticino ci sono - penso, ad esempio, a Energy Vault che raccolse 110 milioni di dollari nel 2019 - ma sono “discontinui”, ovvero li vediamo un anno sì e l’altro no», spiega al CdT Lorenzo Ambrosini, direttore di Fondazione Agire. «Si potrebbe pensare di abbassare l’asticella del “radar”, col rischio però di intercettare tutti quegli investimenti più piccoli, di business medio, oppure di considerare un arco di tempo più lungo, per esempio di 3-4 anni».

Complessivamente, gli investitori svizzeri, sempre secondo il rapporto, sono più ottimisti per i prossimi 12 mesi rispetto a un anno fa. E lo è anche la Fondazione Agire: «Riguardo i dati semestrali - prosegue Ambrosini - siamo in linea con gli anni passati per quanto riguarda l’attività e il “movimento” generali. Anzi, guardando a, per esempio, Boldbrain, quest’anno abbiamo registrato un record di candidature, sia il totale di quelle inoltrate, sia di quelle risultate idonee (140 e, rispettivamente 77, ndr). Riguardo invece le richieste “ordinarie” che ci giungono al Tecnopolo di Manno siamo in linea con gli anni passati». L’edizione 2023 dell’acceleratore cantonale Boldbrain si inaugura il prossimo 31 agosto.

Il Ticino delle startup è molto attivo, ma rispetto ai grandi poli economici di Zurigo e Losanna, presenta cifre, perlomeno in termini di investimenti, più difficili da rilevare nelle statistiche nazionali. Ancora Ambrosini: «Sugli investimenti, sappiamo che c’è molta attività a livello di Business Angel, ma come Fondazione Agire non riusciamo a monitorare quello che si muove sul territorio: se si tratta di attività legate al Tecnopolo o al nostro portfolio attivo di statup sì, mentre se un’altra startup non legata alla nostra rete riceve un finanziamento di 200 mila franchi da un investitore, non lo vediamo necessariamente».

Guardando però un po’ più da lontano e oltre il segmento delle startup, la regione a sud delle Alpi continua a distinguersi come area ad «alta intensità innovativa», in Svizzera e in Europa, come rileva il rapporto della Commissione europea «Regional Innovation Scoreboard 2023», nel quale il Ticino figura ancora in seconda posizione a livello federale (e nona in Europa). «La cosa ci ha un po’ sorpreso perché non ci aspettavamo di ripetere quanto avvenuto due anni prima quando eravamo entrati per la prima volta in quella posizione», afferma il direttore della Fondazione Agire. «Tra l’altro - aggiunge - il Ticino è l’unica regione che cresce oltre la media, molto di più di quella europea, mentre le altre regioni svizzere o sono in calo, vedi per esempio Zurigo, oppure sono cresciute poco. Quindi, in relazione alle altre regioni siamo cresciuti molto. E anche la Svizzera come Paese è cresciuta nel confronto europeo. Siamo ancora il numero uno, ma il divario con gli inseguitori si sta assottigliando. È una tendenza un po’ pericolosa ed è importante continuare a investire per mantenere la leadership, ma questo vale al di là delle classifiche», conclude Lorenzo Ambrosini.

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