Bancari

Natalia Ferrara cambia incarico e lascia la direzione dell’ASIB

L’assemblea dei delegati dell’Associazione svizzera degli impiegati di banca ha accettato venerdì le dimissioni della direttrice ticinese, eleggendola però nel comitato nazionale
© CdT/Chiara Zocchetti
Generoso Chiaradonna
10.06.2024 06:00

Dopo otto anni in seno all’ASIB, l’Associazione svizzera degli impiegati di banca, prima come responsabile ASIB Regione Ticino nel marzo del 2016 e poi dal 2021 direttrice nazionale, Natalia Ferrara ha lasciato l’incarico. «Non una fuga dal retro, smetto in qualità di direttrice ma entro nel comitato nazionale assumendo un ruolo più strategico come responsabile del partenariato sociale, seguendo in particolare l’integrazione di Credit Suisse in UBS», spiega Natalia Ferrara al Corriere del Ticino. Le dimissioni in realtà risalgono allo scorso febbraio, venerdì scorso a Zurigo l’assemblea dei delegati l’ha eletta in comitato. A coordinare l’ASIB ci sarà Matthias Neidhart, ma non in qualità di direttore bensì di «business manager», una figura quindi più «amministrativa». 

Sono stati anni in cui è cambiato il mondo, almeno quello bancario e in particolare in Ticino dove la piazza finanziaria si è ridotta ancora di più. Il processo di riorganizzazione e ristrutturazione del settore è iniziato prima e probabilmente è stato più incisivo che altrove. «Ho ben presente quando ho iniziato l’attività come responsabile ASIB per il Ticino. Avevo lasciato la magistratura da poco più di un anno e come rappresentante sindacale, insieme al comitato locale, ho dovuto affrontare il caso 1MDB e di fatto la scomparsa di una banca storica per la Svizzera italiana: la BSI». L’epicentro del terremoto bancario fu a Singapore, ma fu a Lugano che ci percepirono gli effetti più forti e anche drammatici. Gli addentellati giudiziari svizzeri del caso internazionale del fondo sovrano 1MDB sono all’attenzione di una corte del Tribunale penale federale di Bellinzona che in questi giorni dovrebbe pronunciarsi in merito all’esito di un processo il cui dibattimento si è concluso lo scorso aprile.

Un inizio con il botto, come si suol dire. L’impatto di quell’evento fu emotivamente forte per la piazza che perdeva una banca che aveva fatto la storia del Cantone Ticino. «Il 16 maggio 2016, all’indomani della decisione della Finma di ritirare la licenza alla BSI, al Padiglione Conza si riunirono oltre 600 impiegati di BSI di persona e altri collegati dal resto della Svizzera che conferirono mandato all’ASIB di negoziare un piano sociale. L’EFG avrebbe ripreso l’attività di BSI ma erano a rischio moltissimi posti di lavoro. L’obiettivo di quel mandato era quello di salvare più posti di lavoro possibile in Ticino», precisa Natalia Ferrara. Obiettivo raggiunto? «Con il senno del poi, si può dire certamente di sì. Oggi Lugano è per EFG una dei principali hub della sua attività. In Ticino EFG occupa ancora più di 500 collaboratori e un anno dopo quell’assemblea il piano sociale è stato firmato e ha permesso di mitigare le conseguenze negative per il personale di quella ristrutturazione».

Questo è l’inizio che somiglia però alla fine del mandato di Natalia Ferrara in ASIB con lo scoppio del caso Credit Suisse (CS) tra l’autunno del 2022 e il marzo 2023. «Anche in questo caso sono state avviate trattative per un piano sociale unico con l’obiettivo di salvare più posti di lavoro possibile. I doppioni nel caso CS-UBS sono ancora di più e il rischio di licenziamenti e di non ritrovare un impiego equivalente c’è. Ma con ASIB e le controparti abbiamo trovato anche in questo caso delle soluzioni. L’integrazione è solo all’inizio e gli effetti sul personale non sono ancora così visibili. In sede di trattativa abbiamo chiesto ad esempio di valutare le differenze che esistono tra le piazze finanziarie svizzere. Un conto è Zurigo, cantone molto dinamico dal punto di vista economico, dove per ogni posto di lavoro perso in CS, ci sono almeno tre occasioni di impiego altrove. Non è così in Ticino. E questo messaggio mi sento di poter dire che è passato», aggiunge Ferrara che precisa: «Paradossalmente la centralizzazione oltre San Gottardo di molte funzioni di UBS e CS avvenuta in passato ha creato meno doppioni in Ticino. Questa volta sarà Zurigo a pagare il prezzo più alto, ma - come dicevo - in una situazione del mercato del lavoro locale indubbiamente migliore».

In questi anni Natalia Ferrara ha dovuto gestire anche un avviso di sciopero, caso rarissimo nel settore finanziario. «Sì, si trattava di un Warnstreik alla sede Aduno di Bedano. Il 28 gennaio 2018, nessuno dei 100 dipendenti è entrato al lavoro, lo stesso giorno SIX ha accettato di avviare i negoziati per un piano sociale ed è stata revocata l’azione di sciopero. Dopo un inizio difficile, la negoziazione ha avuto successo: è stata rimandata la chiusura della sede ticinese, molti dipendenti sono stati ricollocati, tutti hanno ricevuto un buon piano sociale». Eppoi, la pandemia. «Come ASIB siamo riusciti a bloccare i licenziamenti. Le banche – come attori di servizi essenziali – non hanno mai chiuso e hanno dato un contributo fondamentale al superamento della crisi grazie anche alla celere erogazione dei crediti COVID. Il telelavoro è stato implementato in un batter d’occhio, in tutta la Svizzera i circa 100 mila dipendenti della piazza finanziaria erano in grado di lavorare da remoto. Modalità di lavoro che è stata anche regolamentata a livello di Contratto collettivo di lavoro firmato nel 2022 e in vigore dal 2023».