Vertenza

Nel caso Credit Suisse i giudici battono un colpo

Il Tribunale federale ordina al TAF di San Gallo di accelerare l’iter legale avviato dagli ex detentori dei titoli AT1 - A Zurigo la locale istanza giudiziaria commerciale ha chiesto una perizia per esaminare la congruità del prezzo delle azioni
© KEYSTONE/Michael Buholzer
Generoso Chiaradonna
27.06.2025 21:05

Si è ancora lontani da una soluzione definitiva, ma qualcosa si sta muovendo dal punto di vista giudiziario nella vertenza che vede contrapposti da una parte gli ex azionisti ed ex titolari dei titoli AT1 di Credit Suisse e dall’altra UBS e l’autorità di vigilanza Finma. Quest’ultima autorizzò - al momento dell’acquisizione-fusione di Credit Suisse il 19 marzo del 2023 - l’annullamento di 16 miliardi di valore di titoli AT1.

Il Tribunale federale di Losanna, rende noto il sito d’informazione www.antigua.news sempre molto ferrato sul dossier CS/UBS, ha incaricato il Tribunale amministrativo federale - con ordinanza del 24 giugno scorso - di rispondere ai reclami presentati dai ricorrenti (230 ricorsi in rappresentanza di circa 2.500 ex investitori) entro il prossimo 27 luglio. La massima istanza giudiziaria ha anche chiesto al TAF di spiegare come mai dalla primavera del 2024 non è stata registrata alcuna sua attività significativa in merito a questo caso. Si chiede anche perché i fascicoli della Finma e di CS/UBS non siano stati ancora inoltrati ai rappresentanti legali dei ricorrenti. Inoltre, scrive ancora il sito antigua.news pubblicando la copia dell’ordinanza, la massima istanza giudiziaria svizzera chiede al TAF di spiegare qual è la sua «strategia per concludere il procedimento riguardante la svalutazione degli strumenti di capitale AT1, in modo che una sentenza possa essere emessa in un futuro prevedibile».

Ma il prezzo era giusto?

Hanno segnato un punto «giudiziario» a loro favore anche gli ex azionisti di Credit Suisse rappresentati da LegalPass. Il Tribunale commerciale di Zurigo lo scorso 19 giugno ha disposto una perizia giudiziaria indipendente per stabilire il valore effettivo di Credit Suisse alla data del 19 marzo 2023, giorno dell’annuncio della fusione con UBS. Il valore dovrà essere calcolato sulla base della continuità aziendale («going concern») e non su una ipotesi di liquidazione, come invece sostenuto da UBS nella sua linea difensiva.

Soddisfatta della decisione anche l’Associazione svizzera per la protezione degli investitori. «La decisione rappresenta un successo intermedio per i querelanti, secondo i quali Credit Suisse aveva ancora un valore significativo al momento dell’acquisizione», si legge in una nota. La perizia, affidata a due esperti proposti dal tribunale, dovrà essere redatta nei prossimi mesi. Le parti coinvolte hanno tempo fino al 3 luglio per sollevare obiezioni sui nominativi dei periti.

Chiesti i report usati per la valutazione

Oltre alla perizia, il tribunale ha ordinato a UBS la consegna di numerosi documenti interni e valutazioni riservate, tra cui: le analisi interne ed esterne sul valore di Credit Suisse dal 1. ottobre 2022; le valutazioni preliminari presentate al comitato strategico di UBS; il piano industriale 2023–2027 di Credit Suisse utilizzato da Rothschild & Co per il parere di congruità; i dati finanziari trasmessi a Morgan Stanley in vista della valutazione dell’operazione. UBS ha tempo fino al 14 luglio 2025 per presentare questi documenti o motivare un eventuale rifiuto.

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