«Nella finanza tante norme, ma inadatte»

LUGANO - Qual è stata la causa della crisi finanziaria del 2008? E questi fattori sono stati risolti? Antonio Foglia, azionista e membro del Consiglio di amministrazione della Banca del Ceresio di Lugano, ha un’idea un po’ controcorrente rispetto a questi temi. A suo avviso, a causare la crisi è stat la cattiva regolamentazione del settore finanziario, e a suo avviso la situazione si è addirittura aggravata.
Antonio Foglia ha presentato ieri i suoi «macro-pensieri controcorrente», come li ha definiti lui stesso, in una conferenza a Lugano, dove ha affermato che i problemi evidenziati dalla crisi «restano in buona parte irrisolti». Per giunta, le politiche dilatorie per attenuarne gli effetti «stanno esaurendo le risorse disponibili e la loro efficacia sta svanendo».
Si tratta di una visione caratterizzata dalla disillusione, dato che la colpa è da addebitare «all’inadeguatezza della governance». «Infatti - ha precisato - abbiamo attribuito la crisi ad un eccesso di liberismo in campo finanziario, mentre è vero l’esatto contrario, abbiamo imboccato la strada in contromano e prima o poi ci schianteremo di nuovo».
L’economia e la finanza sono sistemi dinamici complessi, difficilissimi da controllare, e gli elettori chiedono ai politici di farlo, con effetti spesso controproducenti, secondo Foglia. «Da qui anche la frustrazione che porta a sostenere populismi sempre più estremi, e alla creazione di sistemi dove aumenta l’ingerenza dello Stato e la produttività è destinata inevitabilmente a diminuire».
«Banche e banchieri additati come responsabili della crisi - ha sottolineato - sono rimasti impuniti, e questo alimenta risentimento ed indignazione. Ma non avevano infranto i minuziosi regolamenti prudenziali cui erano sottoposti. La crisi è stata infatti causata dalle stesse norme che le autorità che dovevano prevenirla hanno imposto alle banche».
La dimostrazione di questo, secondo Antonio Foglia, è che gli operatori meno regolamentati ma più responsabilizzati, come gli Hedge Funds, si sono dimostrati più resilienti alla crisi.
Restringendo l’obiettivo alla Svizzera, Antonio Foglia ha fornito una visione abbastanza originale sul franco svizzero. A suo avviso la BNS ha fatto un grosso errore acquistando quantità enormi di euro, visto che ora si è accorta che il franco è cercato soprattutto da svizzeri e da «Stati canaglia».
Infatti un Paese con un forte surplus della bilancia delle partite correnti come la Svizzera non può che investire all’estero una quota crescente dei propri risparmi, e questo le casse pensioni elvetiche lo hanno fatto, coprendo poi il rischio di cambio, e quindi acquistando franchi. Questo fenomeno spiegherebbe circa la metà dell’aumento delle riserve della BNS. Il rafforzamento del franco quindi non era dovuto alla ricerca di un bene rifugio da parte degli investitori esteri.
Foglia ha notato che nel 2017, dei 970 miliardi di fondi gestiti dalle casse pensioni svizzere, quasi 500 miliardi erano investiti all’estero, e di questi solo 170 miliardi erano esposti al rischio di cambio.
«La BNS quindi - ha spiegato - si è sostituita agli operatori economici nell’assumersi il rischio di cambio, e questo è controproducente. La BNS ha socializzato un rischio che i privati, a quel prezzo, non volevano correre. E la politica dei tassi negativi è stata controproducente perché abbatte la propensione al rischio».
Un capitolo importante è anche quello dell’abbattimento del segreto bancario e dello scambio di informazioni in ambito fiscale. Secondo Foglia quello che gli Stati sono riusciti a far emergere con queste misure sono somme piccolissime. In USA, Germania e Francia è emerso una quota pari o inferiore allo 0,10% dei patrimoni delle famiglie, e le tasse raccolte sono inferiori alle spese generate dalle nuove norme.
«Le norme - ha illustrato - hanno eliminato la possibilità di diversificare internazionalmente la ricchezza non dichiarata. Eppure i numeri dimostrano che questa nonè mai stata un fattore determinante per le finanze pubbliche».
«Probabilmente - ha concluso - si è trattato di uno stratagemma degli americani per eliminare la concorrenza delle banche svizzere. E oggi anche la Confederazione si è chiesta se avesse senso scambiare automaticamente informazioni con gli assassini del giornalista Khashogi».
Infine, un piccolo accenno ai mercati. Secondo Antonio Foglia, visto che gli utili per azione dovrebbero fermare la propria corsa e che anche l’effetto positivo dei tagli fiscali di Trump verranno a mancare, in futuro le Borse probabilmente avranno un andamento meno positivo rispetto agli ultimi anni.