Non solo oro, «brillano» anche argento e platino

Il rally della «barbara reliquia», secondo la definizione che John Maynard Keynes dava dell’oro, continua, grazie al forte interesse di investitori privati e istituzionali, per le tante incertezze geopolitiche ed economiche. Un forte contributo è venuto dagli acquisti di molte banche centrali, Cina, Russia e istituti di Paesi emergenti in testa, la cui quota di metallo giallo nelle riserve è spesso cresciuta a scapito del dollaro USA, il «grande malato» nel panorama valutario globale.
Gli investitori hanno beneficiato della diffusione di strumenti finanziari come gli ETF (Exchange Traded Fund), il cui valore sottostante è appunto rappresentato dal metallo prezioso, anche se va notata una importante differenza fra gli ETF puramente «cartacei» e quelli che contemplano la convertibilità nel metallo fisico da parte dell’emittente.
Così, a fronte di una perdita del Dollar Index, indicatore del valore esterno del biglietto verde contro un paniere delle principali valute mondiali, pari a -7,40% in un anno, l’oro, ormai saldamente attestato oltre i 3.300 dollari l’oncia, segna una crescita del 26% da inizio 2025, del 37,30% sugli ultimi 12 mesi, mentre in 3 anni il suo prezzo sfiora in raddoppio (+92%).
Se per il metallo giallo si può parlare di risultato «brillante», non sono stati da meno quelli di altri preziosi: l’argento mette a segno, in parallelo con l’oro, +26,8% da inizio anno, +17,11% su 12 mesi e sfiora anch’esso il raddoppio negli ultimi 3 anni. Il platino registra addirittura +55,5% da inizio 2025, +39,5% nell’ultimo anno e +47% sulla base degli ultimi 3 anni.

Per il palladio l’andamento è stato diverso: dopo un picco di quotazione raggiunto nel 2022, il nobile prezioso ha conosciuto una fase di decadenza dell’ordine del 40%, ora tuttavia superata con un incremento del 30% da inizio anno e del 19% nel corso degli ultimi 12 mesi.
Questi dati, a prescindere dagli utilizzi che i metalli preziosi hanno in vari comparti industriali e tecnologici sia tradizionali che innovativi, indicano la tendenza sempre più cauta degli investitori privati e istituzionali verso la finanza «virtuale» e la propensione verso scelte più reali e concrete. Se questa tendenza si è andata manifestando da tempo in mercati periferici e «immaturi», ora sembra diffondersi anche verso i mercati cosiddetti avanzati, favorita dai molti elementi di dubbio e incertezza che le cronache ci additano ogni giorno. Non va poi trascurato l’effetto dell’innalzamento degli standard economici in varie aree, con l’espansione di classi medie e medio-alte che determinano una crescente domanda di gioielleria, al di là di occasioni cerimoniali e rituali in cui l’impiego del metallo prezioso costituisce una tradizione (e uno strumento di conservazione del valore reale nel tempo).
Se sull’oro molto si è detto e si è scritto, qualche considerazione concerne gli altri preziosi. L’argento mostra una elevata correlazione con l’andamento dell’oro e lo ha seguito nei nuovi massimi storici grazie ai fattori geopolitici e monetari citati, aiutato dallo sviluppo del settore fotovoltaico e dell’elettronica di consumo, soprattutto in Cina, con un deficit di offerta che dura dal 2021 e sembra destinato a continuare, influendo positivamente sulla quotazione. L’argento è in gran parte il sottoprodotto dell’estrazione di altri metalli, quali il nickel, di cui Mosca è intenzionata a limitare l’esportazione. Per il prezzo attuale intorno ai 36,8 dollari l’oncia, la soglia dei 40 dollari viene indicata come prossimo obiettivo ormai vicino.
Il platino, ora intorno ai 1.406 dollari l’oncia, è il metallo più prezioso che esista sulla terra, 30 volte più raro dell’oro, la sua produzione è limitata e in parte fa capo alla Russia, ora oggetto di sanzioni, determinando anche in questo caso un perdurante deficit di offerta e un prezzo relativamente anelastico, nel senso che un incremento di prezzo non può condurre a un aumento dell’offerta, nonostante la crescente forte domanda sia dalla gioielleria e dall’industria high-tech, soprattutto per quanto riguarda vetture elettriche e ibride di produzione cinese. Una domanda sostenuta viene anche dall’area medicale e dalle nuove tecnologie che ruotano intorno all’idrogeno. Come nel caso degli altri metalli preziosi l’interesse cresce nell’area dell’investimento, sia attraverso certificati quali ETF, ETS e simili, sia in forma di lingotti e monete. Questo interesse, sia da parte degli investitori che da parte della gioielleria è andato crescendo nel 2024 e nella prima metà del 2025.
Per il palladio, che ha conosciuto un rally dopo una fase in ombra, le prospettive si presentano più incerte rispetto agli altri metalli preziosi per due ragioni: l’elevata dipendenza (per oltre l’80%) dall’andamento dell’industria automobilistica, condizionata da una domanda problematica in vari Paesi e dalle misure disincentivanti dell’Amministrazione Trump e da un’offerta in crescita. A parte la Russia, i maggiori produttori di palladio sono Sud Africa, Zimbabwe, Canada e gli stessi Stati Uniti. Gioca inoltre a sfavore del palladio un minore interesse del mercato finanziario quale bene d’investimento.
In conclusione, se l’oro, con il suo ampio mercato, si conferma il principale bene rifugio e conservatore di valore in situazioni di incertezza, ora accentuate dai dubbi che avvolgono il futuro del biglietto verde, i mercati mostrano una più accentuata diversificazione degli investimenti verso altri metalli preziosi, argento in testa, che beneficiano anche di rilevanti ruoli nei comparti tecnologici in evoluzione.