Stati Uniti

Perché il governo americano ha chiuso un'altra banca dopo il fallimento di SVB?

La Federal Deposit Insurance Corporation ha chiuso anche la Signature Bank: la corsa agli sportelli, leggiamo, avrebbe potuto contagiare altri istituti, ben più grossi
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Red. Online
13.03.2023 12:31

Riavvolgiamo il nastro: giorni fa, gli Stati Uniti hanno conosciuto il più grande fallimento bancario dal 2008 con il collasso della Silicon Valley Bank, meglio conosciuta come SVB. Domenica, il governo americano ha chiuso un altro istituto, Signature Bank, nel tentativo di evitare nuovi problemi all’intero sistema. Tutto, insomma, pur di impedire il cosiddetto contagio. Washington ha pure garantito la protezione dei correntisti di entrambe le banche e, ancora, di voler istituire nuove pratiche per aiutare gli istituti in cattive acque.

Domenica, dicevamo, Signature Bank ha chiuso i battenti. A deciderne le sorti è stata la Federal Deposit Insurance Corporation, la FDIC, ovvero la società che si occupa della solvibilità del sistema bancario. Il motivo? Era la banca che, fra tutte, rischiava di fallire. E questo perché, dopo il crack di SVB, anche i clienti di Signature avevano iniziato a ritirare i propri averi. In massa, va da sé. Il governo, banalmente, ha fatto un ragionamento: se fosse fallita pure Signature, si sarebbe potuta scatenare una reazione a catena. Con conseguenze difficili, se non devastanti, per il sistema tutto.

Come Robert De Niro

Il governo statunitense, dicevamo, ha pure annunciato due misure per aumentare il grado di fiducia nel citato sistema. Primo: tutti i correntisti di SVB e Signature non perderanno i loro soldi. Per dirla con Robert De Niro in Heat-La sfida: «Il vostro denaro è assicurato dal governo federale, non ci rimetterete un soldo». Voilà. Se è vero che negli Stati Uniti i depositi fino a 250 mila dollari sono garantiti per legge, è altrettanto vero che SVB era la banca di riferimento della Silicon Valley: molti clienti, tradotto, avevano somme superiori a questa soglia. Di qui l’eccezione del governo, che proteggerà anche i conti corrente più sostanziosi. Lo farà, leggiamo, senza ricorrere ai soldi dei contribuenti e, quindi, senza scatenare il classico «e io pago» a livello di opinione pubblica: si appoggerà al Fondo di assicurazione dei depositi della FDIC, pagato dall’insieme delle banche americane. L’intervento del governo, formalmente, non sarà un vero e proprio salvataggio delle due banche. Anche perché chi ha investito in SVB, a differenza dei correntisti, perderà tutto.

E la seconda misura? Eccola: il governo intende aumentare la sicurezza del sistema, grazie anche a un nuovo meccanismo di prestiti per gli istituti in difficoltà gestito direttamente dalla Federal Reserve, la Banca centrale americana.

Banca piccola, ma...

Fondata nel 1983, SVB ha impiegato relativamente poco tempo per diventare la principale banca della Silicon Valley. Nel 2021, in particolare, l’istituto aveva in mano la metà di tutti i fondi usati per finanziare le start-up. Aveva pure saputo attirare diversi investitori, attirati dall’idea di poter investire in una banca specializzata nel settore tecnologico.

In linea di principio, SVB prendeva il denaro dei clienti per reinvestirlo in obbligazioni. Un meccanismo di per sé normale, visto che tutte le banche più o meno si comportano così. I problemi sono sorti con l’aumento dell’inflazione e, di riflesso, con l’intervento della Federal Reserve che ha aumentato i tassi di interesse. Il valore degli investimenti di SVB, effettuati a tassi più bassi, all’improvviso si è ridotto. Non solo, le difficoltà del settore tecnologico hanno pure pesato.

SVB Financial Group, uno dei rami dell’istituto, l’8 marzo aveva annunciato la vendita di titoli per 21 miliardi di dollari. Prevedendo al contempo una perdita attorno ai 2 miliardi di dollari. L’idea, beh, era quella di sistemare i bilanci. Ma la perdita ha sortito l’effetto, indesiderato, di spaventare clienti e investitori. Con, appunto, un’ondata senza precedenti di prelievi da parte dei correntisti. La famosa corsa agli sportelli… Un’ondata che ha creato un vero e proprio tsunami.

SVB, d’altronde, non era una banca di grandissime dimensioni. I suoi beni ammontavano a 200 miliardi di dollari. Pochi, dal momento che il sistema bancario americano vale 23 mila miliardi. Eppure, a prevalere è stata la paura di un effetto domino o del cosiddetto contagio. La corsa agli sportelli, non a caso, stava già avvenendo in una seconda banca, la Signature.

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