Economia

Prezzi, «Torniamo alla normalità, ma i tassi caleranno lentamente»

Secondo Giovanni Barone Adesi, professore emerito di Finanza all’Università della Svizzera italiana, la situazione sul fronte dell'inflazione non preoccupa
©Chiara Zocchetti
Roberto Giannetti
09.01.2024 00:00

In Svizzera l’inflazione è stato uno dei principali temi di discussione a livello economico negli ultimi anni. Ora il tasso è tornato all’interno dell’obiettivo della BNS. Ne abbiamo parlato con Giovanni Barone Adesi, professore emerito di Finanza all’Università della Svizzera italiana.

Come valutare l'evoluzione dei prezzi in Svizzera?
«In questi mesi assistiamo a variazioni mensili minime, che possono essere spiegate da errori statistici o da fluttuazioni dei prezzi dell’energia. Quindi l’attenzione morbosa che viene dedicata a queste statistiche non è di nessuna utilità. In generale, direi che la situazione sul fronte dei prezzi in Svizzera è sotto controllo. È probabile che nei prossimi mesi i tassi di inflazione nei Paesi vicini saranno leggermente al rialzo. Pertanto è bene non abbassare la guardia, ma tenendo sempre come guida l’andamento dell’inflazione su periodi di almeno un trimestre».

Come mai, a suo avviso, nei Paesi industrializzati ci sarà un lieve aumento del rincaro?
«L’aumento dell’inflazione, che dovrebbe verificarsi nei Paesi industrializzati nei prossimi mesi è dovuta al fatto che non riescono a darsi una disciplina di bilancio e non possono consentirsi aumenti dei tassi di interesse. Come conseguenza la Banca centrale europea e la Federal Reserve americana hanno una forte spinta a monetizzare i deficit, e la maggiore quantità di moneta in circolazione tende ad aumentare le aspettative inflazionistiche».

Quali saranno le prossime mosse della Banca nazionale svizzera nell'ambito dei tassi di interesse?
«Penso che a livello di politica monetaria in Svizzera dobbiamo tenere conto di quanto fanno i nostri partner commerciali, i quali l’anno scorso hanno mancato l’obiettivo di calmierare l’inflazione e hanno quindi spinto la Banca nazionale svizzera a lasciar salire il franco elvetico per frenare la corsa dei prezzi. Mi sembra che la banda di inflazione fra lo zero e il 2% stabilito dalla Banca nazionale sia un obiettivo realistico, e anche gli altri Paesi gradualmente si avvicinano a questi livelli. Non credo che la Svizzera in futuro dovrà effettuare particolari manovre in ambito monetari».

Ci sono molti fattori che influenzano l'andamento dei prezzi. Quanto è stato efficace l'aumento dei tassi da parte delle banche centrali nel frenare l'inflazione?
«L’aumento dei tassi da parte delle banche centrali a mio modo di vedere è stato efficace nel ridurre l’inflazione. Questa politica è stata possibile perché la minore tensione sui mercati dei prodotti agricoli ed energetici ha consentito una stretta monetaria con un costo sociale contenuto. Infatti se la Banca centrale europea avesse operato una stretta monetaria un anno prima, le conseguenze sociali sarebbero state insostenibili. Invece adesso le tensioni sui mercati alimentari ed energetici sono diminuite è possibile alzare i tassi ad un costo che è sempre significativo, ma meno devastante rispetto a prima».

E cosa succederà in futuro a livello di tassi di interesse?
«La riduzione dei tassi a mio avviso sarà lenta, a meno che l’economia entri in una profonda recessione, cosa che i mercati non prevedono. Per questo penso che continueremo con tassi appena più bassi di quelli attuali, che poi in fondo sono dei tassi abbastanza normali. Abbiamo vissuto 15 anni anomali con tassi a zero, ma era una situazione straordinaria che a lungo andare causa forti danni all’economia. Adesso stiamo tornando alla normalità: gli investimenti che creano ricchezza possono essere finanziati e quelli che distruggono ricchezza non sono finanziabili in un mercato che funziona normalmente».

Quali sono stati i principali danni di questo prolungato periodo di tassi bassi?
«Il periodo prolungato a tassi zero è stato necessario per consentire a sistemi finanziari in crisi di rimettersi sulle loro gambe. Ma ha anche aperto la porta a forti speculazioni soprattutto sul mercato immobiliare, che hanno portato a una cattiva allocazione delle risorse: in molti Paesi si è costruito troppo e si sono costruite soprattutto tipologie di abitazioni per le quali non c’è abbastanza domanda. E come alternativa a questo, gli investitori hanno cercato di investire in nuove tecnologie anche quando le loro prospettive non erano ancora solide. Come ad esempio nelle criptovalute, nel metaverso, o in altri progetti fantasiosi. Lo scoppio di queste bolle può produrre gravi danni e le banche centrali cercano di contenerli sgonfiandole un po’ alla volta. Naturalmente è un’operazione che presenta molti rischi».