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Quando Credit Suisse vantava i meriti dei coco bond

I creditori che hanno sottoscritto questi strumenti altamente redditizi hanno perso miliardi dopo il crollo della seconda banca svizzera
Ats
23.03.2023 16:31

Un rendimento superiore a quello delle azioni bancarie e un'interessante opportunità d'investimento in un contesto di bassi tassi d'interesse: agli esperti di Credit Suisse non mancano gli argomenti per promuovere le obbligazioni convertibili contingenti (coco-bond o cocos) in un contributo pubblicato sul sito della banca nel 2021 e tuttora attivo. I creditori che hanno sottoscritto questi strumenti altamente redditizi hanno perso miliardi dopo il crollo della seconda banca svizzera.

Il salvataggio del colosso zurighese e il suo assorbimento da parte della rivale UBS hanno spinto l'autorità di vigilanza Finma a ordinare l'azzeramento delle obbligazioni AT1 (Additional Tier-1) emesse dal Credit Suisse, strumenti di debito appartenenti alla famiglia dei «cocos». Con un tratto di penna sono svaniti 16 miliardi di franchi, un approccio che ha sollevato peraltro interrogativi e che potrebbe portare a battaglie legali.

Eppure, non molto tempo fa, Credit Suisse elogiava ancora questi titoli per «l'interessante potenziale di spread», cioè il differenziale di rendimento, secondo il documento («Contingent convertible bonds - better than bank equity?») di cui riferisce l'agenzia Awp e ancora visibile su internet.

CS non vantava direttamente i meriti delle sue obbligazioni AT1, ma sottolineava che questi strumenti - creati dopo la crisi finanziaria del 2008 per rafforzare la capitalizzazione delle banche - si sono evoluti in una vera e propria classe di attivi, cioè in un prodotto d'investimento come un altro, anche se riservato agli investitori professionali.

Il rendimento dei cocos è cresciuto del 5,1% nel 2020, rispetto al calo di quasi il 25% dei titoli bancari europei, spiegavano i due esperti di Credit Suisse che hanno firmato il contributo. «Questo dimostra che gli investitori sembrano dubitare della redditività delle banche (...) ma che il rischio di solvibilità legato ai cocos è meno preoccupante». Veniva anche elogiato lo spread tra il rendimento dei cocos (3,6%) e quello medio del debito societario europeo (0,24%).

La questione dei rischi era essenzialmente relegata alla fine del documento. Alla domanda sui potenziali fallimenti di banche, gli specialisti erano rassicuranti: una banca europea media dovrebbe perdere almeno due terzi del suo capitale per innescare una svalutazione dei cocos. Tuttavia con l'eccezione della debacle del Banco Popular (banca portoghese) nel 2017 «non abbiamo assistito a nessun incidente di rilievo» che possa portare a una svalutazione di questi titoli di debito, sostenevano gli analisti.

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