Quando i disastri naturali influenzano il voto politico

Un’alluvione che colpisce un villaggio, una frana che interrompe le comunicazioni, un’estate di siccità che danneggia raccolti e aree boschive. Gli eventi naturali di grande portata possono causare danni materiali e conseguenze sociali significative. Possono anche influire, seppure in modo meno immediato, sulla percezione della necessità e dell’urgenza di politiche climatiche.
Gli esempi internazionali non mancano. Negli Stati Uniti diversi studi hanno osservato che, dopo il passaggio di un uragano o di un incendio di grandi proporzioni, cresce la convinzione che il cambiamento climatico sia reale e causato dall’uomo, come documentato da Sloggy e colleghi (2021). La percezione di un pericolo tangibile rende più difficile ignorare gli avvertimenti degli scienziati. In particolare, ricerche su base locale hanno mostrato che chi vive in contee colpite da tempeste tropicali o inondazioni tende a dichiararsi più favorevole a politiche ambientali volte alla preservazione del clima e delle risorse naturali, come sottolineato, ad esempio, da Albright e Crow (2019). Altri studi internazionali hanno mostrato un aumento della religiosità nella popolazione nei mesi successivi a una catastrofe naturale.
Qualcosa di simile è stato registrato in Europa. Come mostrano i dati raccolti da Masiero e Santarossa (2021), dopo i terremoti in Emilia e in Abruzzo i sindaci in carica hanno guadagnato consenso elettorale. Non tanto perché i cittadini abbiano cambiato orientamento ideologico, ma perché in momenti di crisi si tende ad affidarsi a chi già governa, più visibile sui media e in grado di promettere politiche di ricostruzione. In Germania, invece, dopo l’alluvione del 2021, i sondaggi hanno registrato un improvviso balzo del sostegno ai Verdi, ma l’effetto è durato solo poche settimane, come dimostrato da Hilbig e Riaz (2024). La memoria politica dei disastri, insomma, può essere corta.
L’effetto consapevolezza
I ricercatori parlano a questo proposito di due possibili meccanismi. Da un lato, «l’effetto consapevolezza»: chi vive un disastro naturale prende coscienza della vulnerabilità del territorio e collega l’evento ai cambiamenti climatici, come evidenziano Osberghaus e Fugger (2022). È ciò che porta talvolta a un aumento del sostegno ai partiti verdi o alla formulazione di iniziative finalizzate alla protezione dell’ambiente. Dall’altro lato, c’è «l’effetto economico»: un’alluvione o una frana riducono il reddito disponibile, mettendo spesso famiglie e imprese in difficoltà. In questi casi, le persone possono diventare più scettiche verso politiche che richiedono nuovi investimenti o sacrifici immediati, come messo in evidenza da Bechtel e Mannino (2021). A complicare ulteriormente le cose interviene la forza dell’abitudine: spesso le preferenze politiche sono radicate, tramandate in famiglia o consolidate da anni di appartenenza ideologica. Un singolo evento, per quanto drammatico, non basta a spostare masse di elettori. Eppure, le ricerche mostrano che almeno per una parte della popolazione – quella con convinzioni meno estreme e dunque più incline al cambiamento – il contatto diretto con un disastro naturale può essere decisivo (Kirk et al., 2025). Al contrario, chi è fermamente convinto che il cambiamento climatico non sia reale non cambierà idea neppure dopo un violento uragano. Penserà infatti che gli uragani ci sono sempre stati e che si tratti dunque solo di un evento sfortunato, indipendente dalle azioni dell’essere umano.
E in Svizzera? Benché il nostro Paese non sia teatro di uragani o tempeste tropicali, non è tuttavia immune ai fenomeni naturali estremi. Solo per citare un esempio, nell’agosto del 2005 precipitazioni persistenti su vaste aree, in particolare nei cantoni di Berna, Lucerna, Uri e Obvaldo, provocarono una serie di inondazioni, con sei vittime e danni stimati attorno a 2-3 miliardi di franchi. In quell’occasione alcune strade e linee ferroviarie alpine furono rese inaccessibili e intere località si trovarono isolate per alcuni giorni. In anni più recenti sono state registrate frane, smottamenti e valanghe nelle regioni alpine, in particolare in seguito a precipitazioni intense o al rapido scioglimento delle nevi.
Differenza tra città e campagna
In Svizzera, tuttavia, le differenze nei risultati elettorali su misure relative al clima e alla salvaguardia dell’ambiente sembrano non essere influenzate in modo rilevante dall’esposizione diretta ai disastri naturali, quanto piuttosto dalle tradizionali differenze tra aree urbane e rurali, nonché tra elettori giovani e anziani. Nella recente votazione federale sulla revisione totale della Legge sul CO₂ (13 giugno 2021), sono stati infatti soprattutto i giovani a sostenere il «Sì», mentre il «No» è stato trainato dagli elettori delle zone rurali, preoccupati dalla prospettiva di costi aggiuntivi e dall’efficacia reale delle misure proposte.
In conclusione, i disastri naturali non rappresentano solo emergenze di protezione civile, ma anche momenti in cui la politica si ridefinisce. Possono accrescere la fiducia negli amministratori che gestiscono bene la crisi oppure, al contrario, alimentare la sfiducia (Albrecht, 2017). Possono dare impulso al dibattito ambientale, ma anche innescare resistenze se la popolazione si sente troppo sotto pressione economica. Anche in Svizzera, l’esposizione ripetuta a eventi climatici avversi potrebbe sommarsi a preferenze già esistenti per la protezione dell’ambiente, rafforzando ad esempio le convinzioni ambientaliste degli elettori più giovani.