L'analisi

Rallentamento e resilienza convivono nel quadro delle economie sviluppate

La conferma di una realtà mista nei dati OCSE sulla crescita nei primi tre trimestri 2025 nei maggiori Paesi industrializzati – Dalle variazioni del PIL dei membri del G7 emergono capacità di tenuta e al tempo stesso il peso della geopolitica e dei dazi americani
© KEYSTONE/DPA/Andreas Arnold
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
23.11.2025 23:45

Da un lato il rallentamento economico internazionale prosegue. Dall’altro molte economie riescono a contenere questo rallentamento, mostrando una resilienza di fondo. Rallentamento e resilienza dunque convivono nel quadro attuale, segnato in modo marcato da tensioni geopolitiche, guerre, dazi americani. Senza questi e altri elementi nettamente negativi, la crescita economica mondiale potrebbe essere decisamente migliore, è quasi banale sottolinearlo ma è la realtà. In questo quadro, contenere il rallentamento ed evitare una recessione annua internazionale è già un risultato. Ma il pensiero naturalmente va anche a quanto la crescita globale potrebbe essere più forte, se non ci fossero i fardelli della geopolitica conflittuale e del nuovo protezionismo.

Le cifre

Questa realtà mista, di rallentamento e resilienza, viene confermata dai dati sulla crescita nel terzo trimestre di quest’anno, pubblicati nei giorni scorsi dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Questi dati riguardano in gran parte le economie occidentali più sviluppate e segnatamente i Paesi membri del G7. Più che le variazioni del Prodotto interno lordo (PIL) reale di un trimestre sul trimestre precedente, che sono certo utili per misurare le oscillazioni ma che non dicono molto sulla tendenza di fondo, è interessante vedere le variazioni su base annua, cioè di un trimestre in rapporto allo stesso periodo di un anno prima. Mettendo in fila i primi tre trimestri del 2025 e le rispettive variazioni annue, ci può essere un contributo alla definizione del trend. G7 abbiamo detto. Dunque, andando in ordine alfabetico, iniziamo dal Canada, che è cresciuto nel primo trimestre del 2,3%, nel secondo dell’1,2%, nel terzo dello 0,7%; il rallentamento è molto chiaro. La Francia ha visto il suo PIL aumentare nel primo trimestre dello 0,6%, nel secondo dello 0,7% e nel terzo dello 0,9%; l’economia francese cresce non di molto, ma ha tenuto e c’è stata una seppur non grande resilienza. Per la Germania il discorso è analogo, con una crescita però più bassa di quella francese: 0,2% nel primo trimestre, 0,3% nel secondo, 0,3% nel terzo; la buona notizia per Berlino è che sino a settembre l’economia tedesca ha evitato una nuova recessione annua, la cattiva notizia è che la resilienza è limitata, il Paese non ha ancora riacquisito il suo tradizionale passo.

Gli andamenti

Il Giappone è cresciuto in questo modo: 1,8% nel primo trimestre, 2% nel secondo, 1,1% nel terzo; il Sol Levante è andato in sostanza abbastanza bene sino a metà anno, ma ha poi mostrato un forte rallentamento nel periodo luglio-settembre, per misurare il grado nipponico di resilienza sarà quindi particolarmente interessante il quarto trimestre. L’andamento dell’Italia non è molto distante da quello di Francia e Germania, si può dire che si collochi a metà strada tra quelli di queste due: la Penisola nel primo trimestre è cresciuta dello 0,7%, nel secondo dello 0,5%, nel terzo dello 0,4%; una certa resilienza c’è, come si vede, ma c’è anche un trend di crescita minore, per certi aspetti inatteso, anche perché il Paese sta beneficiando della graduale immissione di quasi 200 miliardi di euro, legati agli ingenti finanziamenti e sostegni del PNRR (Recovery Fund dell’Unione europea). Il quarto trimestre sarà particolarmente interessante anche per l’Italia. Il Regno Unito ha cifre non lontane da quelle del Giappone, con la differenza che ha avuto un rallentamento già nel secondo trimestre, infatti il PIL britannico è aumentato del’1,8% nel primo trimestre, dell’1,4% nel secondo, dell’1,3% nel terzo; il Paese come si vede è cresciuto più di altri in Europa, la resilienza c’è stata e ora bisognerà vedere in che misura riuscirà a contenere il rallentamento economico in corso. Da notare che l’area OCSE (che raggruppa una quarantina di Paesi) nel suo insieme è cresciuta dell’1,7% sia nel primo trimestre sia nel secondo e dell’1,5% nel terzo.

Il caso Stati Uniti

Per il terzo trimestre manca però un tassello importante, quello degli Stati Uniti, perché lo shutdown ha provocato ritardi anche per le statistiche. In attesa dei dati del terzo trimestre, rimangono gli altri: crescita del 2% nel primo trimestre, del 2,1% nel secondo. Occorre ricordare che gli USA utilizzano metodi di calcolo diversi, ma il metodo dell’OCSE, che è anche di molte altre istituzioni internazionali, vale per tutti i Paesi del mondo. La crescita americana è stata ancora buona, ma in netto rallentamento, va detto, rispetto a quanto visto negli stessi periodi dell’anno scorso. Gli effetti delle tensioni geopolitiche e dei dazi USA pesano sui Paesi colpiti e sull’economia mondiale, ma si fanno inevitabilmente sentire anche negli Stati Uniti.