Prospettive

Ritornano i segnali positivi per l’economia svizzera

Le prime proiezioni degli analisti indicano una ritrovata fiducia per il 2025 dell’evoluzione congiunturale nella Confederazione - Il settore manifatturiero, nonostante la contrazione in Europa, dovrebbe resistere, grazie anche al mercato USA
L’export manifatturiero «resiste» grazie ai prodotti di alto valore aggiunto. © CdT/Chiara Zocchetti
Dimitri Loringett
01.02.2025 06:00

In Svizzera gli analisti e osservatori economici non sembrano più troppo preoccupati per le incerte prospettive congiunturali nella zona euro (e, soprattutto, della recessione in Germania). Anzi, stando agli indicatori pubblicati questa settimana da UBS CFA Society Switzerland e dal Centro di ricerca congiunturale del Politecnico federale di Zurigo (KOF), i pareri sull’evoluzione economica in Svizzera per il 2025 sono diventati improvvisamente positivi, dopo che per buona parte dell’anno scorso questi e altri indicatori risultavano spesso poco rosei. In estrema sintesi, gli indici calcolati dai due osservatori congiunturali mostrano entrambi delle progressioni significative: quello di UBS CFA ha registrato in gennaio un balzo di 37,7 punti rispetto al mese precedente, il più forte dall’aprile 2020 e che mette fine a una striscia di sette arretramenti consecutivi; quello del KOF è salito a 101,6 punti, tornando comodamente sopra la media pluriennale (100).

Che cosa ha portato a questa «virata» a 180 gradi delle opinioni? «La Svizzera sta beneficiando di un migliore potere d’acquisto reale e di un miglioramento delle condizioni finanziarie (tassi d’interesse molto bassi e sempre più vicini allo 0%)», risponde al CdT Arthur Jurus, economista e responsabile dell’Ufficio investimenti presso la banca privata ODDO BHF a Zurigo. «Di conseguenza - continua - la maggior parte dei CEO osserva un miglioramento della domanda privata e un maggiore ottimismo negli Stati Uniti, partner chiave per gli esportatori svizzeri. Tuttavia, il miglioramento rimane relativo: l’economia elvetica sarà più resistente di quella di altri Paesi europei (ci aspettiamo una crescita del PIL dell’1,3% nel 2025), ma rimane bassa in termini assoluti».

L'economista Arthur Jurus, Head of Investment Office presso la banca privata ODDO BHF (Switzerland) Ltd.
L'economista Arthur Jurus, Head of Investment Office presso la banca privata ODDO BHF (Switzerland) Ltd.

Da oltre un anno a questa parte dal settore manifatturiero svizzero arrivano segnali poco incoraggianti, ma il Barometro KOF mostra che parte della ritrovata positività degli analisti è dovuta proprio a questo settore. Ancora Jurus: «Il settore manifatturiero risente in parte dell’apprezzamento del franco e del rallentamento dell’economia tedesca. Tuttavia, le esportazioni sono resistenti perché si concentrano su prodotti ad alto valore aggiunto e dedicati a industrie più resistenti all’attuale rallentamento. In questa situazione, non sorprende vedere una forte contrazione in Germania (che rappresenta un indicatore medio per l’intera industria manifatturiera) ma non un forte rallentamento nel settore manifatturiero svizzero. Non dimentichiamo inoltre che il settore manifatturiero svizzero è, da una decina d’anni, sempre più concentrato sugli Stati Uniti».

Una nota però meno positiva proviene, ancora dal KOF, dal fronte dei consumi, che l’anno scorso hanno contribuito non poco a «sostenere» la crescita del PIL in Svizzera... «Poiché l’inflazione in Svizzera si attesta attualmente allo 0,6%, è probabile che il potere d’acquisto reale migliori ulteriormente», osserva l’esperto di ODDO BHF. Inoltre - aggiunge - la crescita dei salari reali si è accelerata. È probabile che l’apprezzamento del franco continui e sosterrà ulteriormente il potere d’acquisto dei consumatori privati, che importano il 25% dei loro consumi. I venti contrari sembrano quindi limitati per il momento».

All’economista chiediamo infine una prospettiva sui tassi d’interesse che sembrano puntare allo zero già in giugno e forse in negativo entro l’anno: «Non ci aspettiamo tassi negativi quest’anno in Svizzera. I prezzi degli affitti, che spiegano tutte le pressioni inflazionistiche in Svizzera, continueranno a crescere. In caso di crescita economica migliore del previsto in Svizzera, il 75% delle componenti rimanenti dell’indice dei prezzi sarà - nel migliore dei casi - leggermente inflazionistico. Quindi, qualsiasi sorpresa economica positiva darà più tempo alla BNS per tagliare i tassi in territorio negativo. Non è un problema per il 2025, ma per il 2026», conclude Arthur Jurus.