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Settembre come agosto sui mercati finanziari

L’inizio dell’autunno meteorologico coincide con un’altra fase di instabilità sui listini mondiali, ma meno intensa rispetto a un mese fa - Gli occhi degli operatori puntano ora sugli indicatori congiunturali negli Stati Uniti, in attesa della prossima mossa della Federal Reserve
Questa settimana sono stati «spazzati via» oltre 2 mila miliardi di capitalizzazione. © EPA/Sarah Yenesel
Dimitri Loringett
05.09.2024 23:00

Come a inizio agosto, anche settembre esordisce all’insegna dell’instabilità e del nervosismo sui mercati finanziari. E qualche avvisaglia di una «tempesta perfetta» come quella di agosto lo si è avuta, tra l’ulteriore forte calo delle quotazioni di Nvidia (martedì il titolo ha ceduto il 9,5% e quasi il 18% negli ultimi sette giorni) e una nuova ondata di ricoperture di posizioni sulle valute coinvolte nelle operazioni di «carry trade» (come il franco svizzero, che contro euro è salito fin verso quota 0,9360).

Le turbolenze di questo inizio di settembre, benché meno violente di quelle di un mese fa, hanno comunque «spazzato via» oltre 2 mila miliardi di dollari di valore (capitalizzazione) dai mercati azionari globali. Gli occhi sono ora tutti puntati verso gli Stati Uniti, non solo per le presidenziali ma soprattutto per le prospettive congiunturali - in particolare il mercato del lavoro che è diventato prioritario per la Federal Reserve, dato che l’inflazione continua stabilmente sulla strada del rientro verso l’obiettivo del 2%.

«I mercati sono sicuramente ancora “tirati”, ma rispetto ad agosto siamo su livelli di volatilità molto più bassi», afferma al CdT Mario Cribari, partner e responsabile della strategia di investimento di BlueStar Investment Managers a Lugano. Lo scorso 5 agosto l’indice VIX, che misura la volatilità dei titoli che compongono il super-indice azionario americano S&P 500, aveva raggiunto un picco di 65 punti, mentre ora si attesta attorno a quota 20, poco sopra il suo livello «normale». «Siamo in una fase di ciclo economico caratterizzato da un certo rallentamento - spiega Cribari - e i mercati guardano con molta più attenzione gli indicatori congiunturali. In particolare l’indice ISM che misura l’attività manifatturiera, che anche in agosto è rimasto saldamente sotto il livello-soglia di 50, come da due anni a questa parte. Tra l’altro, è proprio il dato sull’indice ISM (manifatturiero, ndr) che ha contributo a scatenare il panico sui mercati a inizio agosto».

A subire maggiormente le turbolenze sono, ancora una volta, i titoli delle «big tech» statunitensi, le cui fluttuazioni - grandi o contenute che siano - trascinano un po’ tutti i listini a causa del loro «peso specifico» in termini di capitalizzazione di mercato. Si pensi solo a Nvidia il cui «valore» fino a qualche giorno superava ancora i 3 mila miliardi di dollari. «È probabile che questi titoli subiranno delle correzioni nei prossimi mesi, a vantaggio però di quelli di altri settori che finora avevano sofferto, il che trovo sia positivo in quanto lo S&P 500 si dovrebbe “riequilibrare” un po’», sostiene l’analista di BlueStar.

D’altronde, aggiungiamo, nel caso di Nvidia il prezzo dell’azione è sì sceso del 25% circa dal suo massimo storico di giugno a 135 dollari, ma rispetto a inizio anno (47 dollari), il titolo è ancora in forte guadagno.

Tornando al mercato del lavoro USA (il Bureau of Labor Statistics, BLS, pubblica i dati mensili sulla disoccupazione), Cribari ricorda come a inizio agosto la leggera progressione del dato, salito al 4,3%, ha contribuito (assieme al citato indice ISM) ai forti scossoni sui mercati finanziari. «Credo che la forza del mercato del lavoro statunitense abbia raggiunto il suo picco e che si stia effettivamente “raffreddando” - afferma Cribari - ma non vedo nemmeno un’impennata della disoccupazione. Sta di fatto che in base al dato che verrà pubblicato dal BLS sapremo se la Fed ridurrà il costo del denaro nella misura di un quarto di punto oppure di più, ma per tagliare oltre i 25 punti base il tasso di disoccupazione dovrebbe effettivamente salire di molto e non credo che succederà», conclude. La riunione della Federal Reserve Open Market Committee (FOMC) si terrà i prossimi 17 e 18 settembre.