Startup, calano i finanziamenti ma il settore rimane dinamico

C’è molta attesa per conoscere il dato sul PIL svizzero per l’anno appena trascorso. Le previsioni convergono su una crescita inferiore all’1%, ma lo sapremo solo il prossimo 29 febbraio quando la Segreteria di Stato dell’economia pubblicherà il dato annuale e quello del quarto trimestre. Comunque, c’è un segmento d’attività in Svizzera (ma non solo) che nel 2023 ha subito una brusca frenata e che in un certo senso «anticipa» il rallentamento congiunturale in atto nella Confederazione e in buona parte dei Paesi Ocse. Parliamo delle startup, che nel 2023 hanno visto un crollo del 34,8% degli investimenti a 2,6 miliardi di franchi (nel 2022 erano quasi 4 miliardi).
Un anno di «assestamento»
Si tratta del primo calo dai tempi della crisi finanziaria globale del 2008, scrive il portale tematico startupticker.ch, che negli scorsi giorni ha pubblicato il suo «Swiss Venture Capital Report 2024», prodotto in collaborazione con l’associazione Swiss Private Equity & Corporate Finance (Seca). Tuttavia, la flessione deve essere vista in relazione agli sviluppi eccezionali registrati degli ultimi dieci anni. Il dato del 2023, infatti, è il terzo migliore nel periodo ed è superiore a quello degli anni pre-pandemia: nel 2019, ad esempio, erano stati investiti 2,3 miliardi di franchi.
«Se guardiamo la traiettoria di crescita dal 2014 a oggi, c’è stato un picco “anomalo” nel 2022 e quindi il dato relativo al 2023 lo possiamo considerare un “assestamento”, o un ritorno in traiettoria», afferma al CdT Lorenzo Leoni, Managing partner di TiVentures SA. «D’altronde – continua – se guardiamo ai deal (transazioni), il loro numero è rimasto praticamente invariato, anche se si è ridotta la loro dimensione».
Cleantech sempre prediletto
Secondo il rapporto di startupticker.ch, nel 2023 le prime venti transazioni hanno totalizzato 1,4 miliardi di franchi (l’anno prima erano 2,58 miliardi) e la prima è stata pari a 282,7 milioni, riguardante Altas Agro, società di Zugo attiva nel cleantech, un settore sempre più prediletto dagli investitori, dopo l’ICT (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) e il fintech. Ricordiamo che nel 2022 la società cleantech zurighese Climeworks si era portata a casa investimenti per ben 600 milioni di franchi.
«L’anno scorso sono venuti meno i “megadeal”, ma non siamo particolarmente preoccupati, anche perché il trend di crescita è ancora forte», commenta Leoni. Il rapporto Swiss Venture Capital 2024 sottolinea inoltre che l’anno scorso è stato stabilito un nuovo record per numero di funding round (fasi di raccolta capitali), salito a 397 (l’anno prima era 383), il che dimostra l’elevato numero di progetti startup interessanti e la loro resilienza.
Meno «uscite»
Il numero di «exit», ovvero le operazioni in cui i fondatori (e gli investitori iniziali) di una startup vendono la loro partecipazione, si è ridotto drasticamente nel 2023, con una diminuzione del 43%. Tuttavia, come per il capitale investito, gli exit sono ancora al di sopra dei livelli pre-pandemia. L’aspetto sorprendente del calo, scrive startupticker.ch nel suo rapporto, è che è stato significativamente maggiore per gli acquirenti svizzeri, con oltre il 50%, rispetto agli acquirenti stranieri. In altre parole, le startup svizzere piacciono agli investitori esteri.
«Il riflesso del rallentamento congiunturale è la riduzione delle opportunità di exit – afferma Lorenzo Leoni – ma al di là di questo e delle differenze fra i vari settori d’attività, gli exit sono il vero grande problema che abbiamo in Svizzera e in Europa». L’esperto precisa però che exit non significa necessariamente una quotazione in Borsa tramite, tipicamente, una IPO (offerta pubblica iniziale): «Infatti le “ultimate exit” che vediamo per esempio negli USA sono praticamente inesistenti in Svizzera perché il mercato è impreparato per tali operazioni», osserva Leoni. Il venture capitalist ticinese parla piuttosto di «monetizzazioni», che possono essere anche parziali, ovvero «quando un partner industriale “entra” in una società startup con una quota minoritaria, seguita poi da una partnership più strutturata e strategica per la distribuzione o lo sviluppo del prodotto».
Ticino ancora assente dal radar
Rispetto all’edizione precedente, quando erano menzionati investimenti per circa 40 milioni di franchi complessivi, frutto anche di alcuni deal andati a buon fine, il nuovo rapporto sul venture capital (capitale di rischio) in Svizzera non fa alcun riferimento alla Svizzera italiana.
«I numeri relativi al Ticino sono generalmente piccoli nel confronto nazionale e spesso non vengono rilevati dal “radar” di startupticker.ch», commenta Leoni, che osserva come nella regione ci siano una ventina di società finanziate con capitale a rischio, «di cui circa due terzi seguiti da TiVentures, che come fondo di venture capital però può investire di suo circa “appena” un milione di franchi all’anno in startup».
In conclusione, a Lorenzo Leoni chiediamo una prospettiva sul 2024: «Posso dire che qualcosa bolle in pentola e sono piuttosto ottimista sul fatto che ne parleremo presto perché, salvo imprevisti, l’esito non mancherà di essere intercettato dal “radar” di startupticker.ch».