Sulle Borse l’incognita dei dazi e il fardello della geopolitica

Le Borse mondiali hanno nel complesso viaggiato sin qui a livelli alti, ma molti operatori restano guardinghi. A differenza di molte altre fasi in cui i rialzi dei listini azionari sono stati accompagnati da stime condivise su altri probabili progressi, ora le previsioni sono molto più difficili e ciò crea un’atmosfera di sospensione, nella quale si continua a registrare con piacere l’andamento della maggior parte delle Borse ma nella quale al tempo stesso c’è più prudenza del solito sui possibili sviluppi. A frenare gli entusiasmi sono soprattutto le incognite legate a tre maxi capitoli: dazi-inflazione-tassi, crescita economica-utili, tensioni geopolitiche-conflitti bellici.
Le cifre
Dopo la caduta di inizio aprile, collegata all’annuncio della raffica di dazi da parte del presidente USA Trump, le Borse hanno recuperato abbastanza velocemente il terreno perduto in quelle giornate. L’indice borsistico mondiale Msci Acwi in dollari USA alla chiusura di quest’ultimo venerdì era in progresso del 15% rispetto a un anno prima. Il principale listino americano, S&P 500, era in rialzo del 13% su base annua. Un indice che fotografa il campo europeo, lo Stoxx 600, era in progresso del 6% su un anno prima. Nel Vecchio continente sono ragguardevoli i rialzi annui del tedesco DAX (+32%) e dello spagnolo Ibex (+25%) e sono di buon livello anche i progressi dell’italiano Ftse Mib (+16%) e del britannico Ftse 100 (+10%); contenuto invece il rialzo del francese CAC 40 (+3%). In Asia, marcati rialzi annui per il cinese SSEC (+18%) e per l’Hang Seng di Hong Kong (+39%).
In questo panorama di prevalenti rialzi, due tra gli indici borsistici principali hanno invece il segno negativo, sempre a valori di quest’ultimo venerdì. L’indice giapponese Nikkei 225 è in ribasso, seppur di poco, rispetto a un anno prima, con -0,7%. Un altro listino azionario in territorio negativo è il maggiore in Svizzera, lo SMI, che a sua volta non registra una grande flessione annua - si tratta di un -2% - ma che in effetti sin qui non ha partecipato al ritorno delle Borse ai massimi. Parliamo di due esempi non secondari, vista l’importanza delle piazze nipponica ed elvetica. Bisognerà vedere se nei prossimi mesi anche Tokyo e Zurigo ritroveranno livelli più alti o se invece altre piazze correggeranno al ribasso. Dipenderà anche dai maxi capitoli citati.
I capitoli
Il livello a cui alla fine si assesteranno i dazi voluti dall’Amministrazione americana (con relativi controdazi dei Paesi colpiti) evidentemente avrà il suo peso anche sulle Borse. Inoltre, visto che i dazi provocano aumenti dei prezzi, occorrerà vedere anche quanta inflazione ci sarà nei prossimi mesi (soprattutto negli USA, ma non solo). Ciò avrà riflessi anche sul livello dei tassi di interesse. La Federal Reserve sin qui ha tagliato molto poco i tassi, subendo per questo i duri attacchi di Trump, proprio perché teme una forte risalita dell’inflazione. Alle Borse in genere piacciono i tassi bassi, ma è anche vero che impennate dell’inflazione neppure sarebbero gradite.
I dazi frenano gli scambi e contribuiscono al rallentamento della crescita. Questo chiaramente non piace ai mercati, sia perché la crescita crea più opportunità sia perché gli utili delle imprese traggono beneficio dal buon passo delle economie. Le Borse sin qui hanno scommesso sul fatto che i dazi non saranno ai massimi e che i commerci non saranno rallentati più di quel tanto. Se così sarà, i listini potrebbero avere ancora fattori di supporto, ma se così non sarà il trend al rialzo sin qui registrato potrebbe invece incontrare più di un ostacolo. Quanto alle tensioni geopolitiche e ai conflitti bellici, è abbastanza evidente che un quadro meno pesante - necessario per questioni umane prima ancora che economiche - potrebbe aiutare anche i mercati borsistici. Se invece il quadro rimarrà pesante come ora o peggio, al di là dei guadagni di singoli settori come quello delle armi le Borse più nel complesso potrebbero subire un altro freno.
Il traino tedesco
Tornando alle singole Borse, c’è da sottolineare il ruolo di traino di Francoforte in Europa, nonostante le difficoltà dell’economia tedesca di questi ultimi anni. Un elemento da considerare è che ci sono non pochi gruppi germanici quotati (tra i quali spiccano per valore di Borsa il gigante del software SAP e il conglomerato Siemens) che hanno ampie attività all’estero e che sono stati poco o nulla frenati dal mercato interno. Un altro elemento di supporto è d’altronde adesso il maxi piano di rilancio economico che il Governo di Berlino ha annunciato. Anche Francoforte potrebbe risentire nei prossimi mesi del peso di dazi e geopolitica, ma sin qui la piazza tedesca ha messo più di altre fieno in cascina.