L'analisi

Sulle Borse l’incognita dei dazi e il fardello della geopolitica

I listini azionari sono di nuovo a livelli molto elevati ma tra gli operatori c’è prudenza, visto il contesto internazionale – Il quadro resta poco chiaro, in particolare per quel che riguarda i contrasti nei commerci determinati dall’amministrazione USA
©Frank Rumpenhorst
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
21.07.2025 06:00

Le Borse mondiali hanno nel complesso viaggiato sin qui a livelli alti, ma molti operatori restano guardinghi. A differenza di molte altre fasi in cui i rialzi dei listini azionari sono stati accompagnati da stime condivise su altri probabili progressi, ora le previsioni sono molto più difficili e ciò crea un’atmosfera di sospensione, nella quale si continua a registrare con piacere l’andamento della maggior parte delle Borse ma nella quale al tempo stesso c’è più prudenza del solito sui possibili sviluppi. A frenare gli entusiasmi sono soprattutto le incognite legate a tre maxi capitoli: dazi-inflazione-tassi, crescita economica-utili, tensioni geopolitiche-conflitti bellici.

Le cifre

Dopo la caduta di inizio aprile, collegata all’annuncio della raffica di dazi da parte del presidente USA Trump, le Borse hanno recuperato abbastanza velocemente il terreno perduto in quelle giornate. L’indice borsistico mondiale Msci Acwi in dollari USA alla chiusura di quest’ultimo venerdì era in progresso del 15% rispetto a un anno prima. Il principale listino americano, S&P 500, era in rialzo del 13% su base annua. Un indice che fotografa il campo europeo, lo Stoxx 600, era in progresso del 6% su un anno prima. Nel Vecchio continente sono ragguardevoli i rialzi annui del tedesco DAX (+32%) e dello spagnolo Ibex (+25%) e sono di buon livello anche i progressi dell’italiano Ftse Mib (+16%) e del britannico Ftse 100 (+10%); contenuto invece il rialzo del francese CAC 40 (+3%). In Asia, marcati rialzi annui per il cinese SSEC (+18%) e per l’Hang Seng di Hong Kong (+39%).

In questo panorama di prevalenti rialzi, due tra gli indici borsistici principali hanno invece il segno negativo, sempre a valori di quest’ultimo venerdì. L’indice giapponese Nikkei 225 è in ribasso, seppur di poco, rispetto a un anno prima, con -0,7%. Un altro listino azionario in territorio negativo è il maggiore in Svizzera, lo SMI, che a sua volta non registra una grande flessione annua - si tratta di un -2% - ma che in effetti sin qui non ha partecipato al ritorno delle Borse ai massimi. Parliamo di due esempi non secondari, vista l’importanza delle piazze nipponica ed elvetica. Bisognerà vedere se nei prossimi mesi anche Tokyo e Zurigo ritroveranno livelli più alti o se invece altre piazze correggeranno al ribasso. Dipenderà anche dai maxi capitoli citati.

I capitoli

Il livello a cui alla fine si assesteranno i dazi voluti dall’Amministrazione americana (con relativi controdazi dei Paesi colpiti) evidentemente avrà il suo peso anche sulle Borse. Inoltre, visto che i dazi provocano aumenti dei prezzi, occorrerà vedere anche quanta inflazione ci sarà nei prossimi mesi (soprattutto negli USA, ma non solo). Ciò avrà riflessi anche sul livello dei tassi di interesse. La Federal Reserve sin qui ha tagliato molto poco i tassi, subendo per questo i duri attacchi di Trump, proprio perché teme una forte risalita dell’inflazione. Alle Borse in genere piacciono i tassi bassi, ma è anche vero che impennate dell’inflazione neppure sarebbero gradite.

I dazi frenano gli scambi e contribuiscono al rallentamento della crescita. Questo chiaramente non piace ai mercati, sia perché la crescita crea più opportunità sia perché gli utili delle imprese traggono beneficio dal buon passo delle economie. Le Borse sin qui hanno scommesso sul fatto che i dazi non saranno ai massimi e che i commerci non saranno rallentati più di quel tanto. Se così sarà, i listini potrebbero avere ancora fattori di supporto, ma se così non sarà il trend al rialzo sin qui registrato potrebbe invece incontrare più di un ostacolo. Quanto alle tensioni geopolitiche e ai conflitti bellici, è abbastanza evidente che un quadro meno pesante - necessario per questioni umane prima ancora che economiche - potrebbe aiutare anche i mercati borsistici. Se invece il quadro rimarrà pesante come ora o peggio, al di là dei guadagni di singoli settori come quello delle armi le Borse più nel complesso potrebbero subire un altro freno.

Il traino tedesco

Tornando alle singole Borse, c’è da sottolineare il ruolo di traino di Francoforte in Europa, nonostante le difficoltà dell’economia tedesca di questi ultimi anni. Un elemento da considerare è che ci sono non pochi gruppi germanici quotati (tra i quali spiccano per valore di Borsa il gigante del software SAP e il conglomerato Siemens) che hanno ampie attività all’estero e che sono stati poco o nulla frenati dal mercato interno. Un altro elemento di supporto è d’altronde adesso il maxi piano di rilancio economico che il Governo di Berlino ha annunciato. Anche Francoforte potrebbe risentire nei prossimi mesi del peso di dazi e geopolitica, ma sin qui la piazza tedesca ha messo più di altre fieno in cascina.

La piazza svizzera si sta difendendo

La Borsa svizzera ha perso il suo tocco magico? La domanda è presente tra quegli operatori che sottolineano come il maggior indice di Zurigo, lo SMI, fosse in negativo su base annua ai valori di quest’ultimo venerdì. Per la verità le cifre mostrano che non c’è una crisi della Borsa elvetica nel suo complesso. Tuttavia l’osservazione sullo SMI ha una base reale. È utile dunque analizzare alcune complessità che riguardano una parte della piazza borsistica rossocrociata. E che convivono con l’andamento ancora soddisfacente di un’altra parte. Lo Swiss Market Index (SMI) è il riferimento principale nel campo borsistico elvetico, in quanto è composto da una ventina di titoli a grande capitalizzazione. Il fatto che questo venerdì rispetto ad un anno prima fosse in negativo (-2%) certamente non fa piacere (l’altro grande indice in lieve flessione è il giapponese Nikkei) ma è necessario precisare che ad aver molto influenzato lo SMI sono stati i tre titoli di gran lunga maggiori come valore di Borsa: Roche, Nestlé, Novartis. Queste ultime sono in negativo su base annua (Novartis di poco, Nestlé e Roche in maniera più marcata). In molte altre fasi queste big hanno influenzato in modo positivo lo SMI, in questa no. Le due grandi farmaceutiche affrontano le sfide del settore, in particolare la ricerca di nuovi medicinali, gli effetti del contenimento delle spese sanitarie, i dazi USA. La multinazionale dell’alimentare Nestlé affronta, oltre alle incognite nei commerci, la sfida del ridisegnare la sua presenza nei vari prodotti. All’interno dello SMI peraltro la situazione è variegata, ci sono anche titoli di rilievo che sono invece in positivo in rapporto ad un anno prima. Ad esempio, il gruppo industriale ABB e il gruppo bancario UBS sono in progresso su base annua. Lo SMIM (SMI MID) è un altro indice della Borsa svizzera, raggruppa una trentina dei maggiori titoli alle spalle di quelli dello SMI. Con lo SMIM andiamo in una dimensione media o medio-grande. Questo indice rispetto a un anno prima quest’ultimo venerdì era in positivo per quasi il 10%, a riprova del fatto che il quadro della Borsa elvetica è più articolato di quanto possa sembrare. Lo SLI (Swiss Leader Index) raccoglie la ventina di titoli dello SMI e una decina di titoli dello SMIM; venerdì era leggermente in positivo su base annua, per circa l’1%. Infine lo Swiss Performance Index (SPI) è un indice che raggruppa oltre duecento titoli quotati in Svizzera, di tutte le dimensioni, piccole, medie o grandi; questo venerdì era in positivo per circa il 3% rispetto a un anno prima. Dunque è vero che lo SMI non è nel suo momento migliore, ma è anche vero che gli altri indici di Zurigo hanno un andamento non negativo e, pur non essendo nella parte alta nella classifica dei progressi annui dei listini azionari, in questa fase stanno procedendo con una velocità un po’ migliore di quella dello SMI. Più in generale, bisogna anche considerare che quella svizzera è nel suo complesso una Borsa difensiva, che tende a guadagnare meno di altre nei periodi positivi e però anche a perdere meno di altre nei periodi negativi. Anche per la Borsa svizzera naturalmente le prospettive per i prossimi mesi sono in parte legate al contesto internazionale, sia geopolitico sia economico. I dazi USA sono e saranno un capitolo di rilievo anche per la Borsa elvetica, l’export infatti è importante per molte imprese svizzere. Per un’altra parte continueranno a giocare un ruolo le specificità della Borsa svizzera. Tra queste, ce ne sono due che da sempre attirano una quota non secondaria di investitori. Il livello complessivo dei dividendi offerti sulla piazza elvetica viene considerato buono da molti operatori. Inoltre, la forza del franco rappresenta un motivo aggiuntivo per investire in titoli quotati sui listini elvetici; comprando azioni in Svizzera si comprano in pratica anche franchi. Vedremo presto se e in che misura questi fattori supporteranno a sufficienza la Borsa elvetica anche in questo complicato 2025.