Svizzera, la tenuta dell’economia nel complicato quadro mondiale

In un mondo popolato da pareri secondo cui o va tutto bene o va tutto male, è ancor più utile invece restare sul versante delle valutazioni equilibrate, basate su una lettura non ristretta di dati e fatti. Su queste colonne abbiamo già avuto modo di analizzare come nella gran parte delle economie sviluppate in questa fase convivano rallentamento economico e resilienza. Da una parte tensioni geopolitiche, guerre, dazi americani frenano la crescita economica. Dall’altra parte molte economie pur accusando i colpi resistono, limitando i danni. In questo quadro la Svizzera rallenta anch’essa e al tempo stesso mostra un buon grado di resilienza.
Le cifre
La Segreteria di Stato dell’economia (SECO) ha reso noti nei giorni scorsi i dati sulla crescita elvetica nel terzo trimestre 2025. Il Prodotto interno lordo (PIL) svizzero, al netto degli eventi sportivi, è sceso dello 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti; nel primo trimestre era cresciuto dello 0,8%, nel secondo dello 0,2%. La variazione negativa su base trimestrale conferma quanto sia complicato il quadro internazionale. Tuttavia, pur prendendo nota dell’oscillazione trimestrale, occorre vedere anche l’altra faccia della medaglia. È sempre utile, infatti, osservare anche l’andamento del PIL su base annua, cioè rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; in questo modo, si può avere un’idea non solo delle oscillazioni ma anche della tendenza nella fase.
Ebbene, nel terzo trimestre di quest’anno il PIL svizzero è cresciuto dello 0,8% in rapporto allo stesso periodo dell’anno scorso. Nel primo e nel secondo trimestre era cresciuto di più - rispettivamente del 2,5% e dell’1,5% - ma occorre registrare che su base annua a fine settembre il PIL elvetico è comunque rimasto in territorio positivo, e neanche di pochissimo, risultato decisamente da non buttar via considerando il contesto molto difficile. Nelle prossime settimane la SECO renderà note le sue previsioni congiunturali, quindi anche sulla crescita per l’intero 2025. Ricordiamo che nell’ottobre scorso la stessa SECO aveva indicato una crescita elvetica, sempre al netto degli eventi sportivi, dell’1,3% per il 2025 e dello 0,9% per il 2026.
Il raffronto
Restando sui dati del terzo trimestre di quest’anno, è interessante fare un raffronto con alcuni rilevanti Paesi e aree dell’Europa, vicini alla Svizzera sia geograficamente sia economicamente. Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), nel terzo trimestre 2025 su base annua la Germania è cresciuta dello 0,3%, l’Italia dello 0,4%, la Francia dello 0,9%, il Regno Unito dell’1,3%; l’Eurozona nel suo complesso è cresciuta dell’1,4%, l’Unione europea dell’1,6%.
Per completezza, occorre aggiungere che nessuno dei singoli Paesi citati, che rappresentano le quattro maggiori economie europee, ha raggiunto nei primi due trimestri 2025 una crescita come quella indicata dalla SECO per la Svizzera; inoltre, le previsioni dell’OCSE del settembre scorso per i Paesi citati mostravano una crescita per l’intero 2025 inferiore a quella stimata per la Svizzera, ad eccezione del Regno Unito. Tutto considerato, la Confederazione si pone quindi in una buona posizione intermedia, migliore di quella di tre delle quattro economie principali in Europa.
Si può obiettare che si tratta di una magra consolazione essere un po’ sopra tassi di crescita che sono bassi. Ma non è esattamente così. La Svizzera ha da tempo un Prodotto interno lordo pro capite che è tra i più alti al mondo e ciò va considerato, non si può infatti pensare di poter andare sempre e comunque più veloce degli altri, dopo aver già fatto un lungo tratto di strada e trovandosi già da molti anni a livelli elevati. Ciò detto, l’economia elvetica è in ogni caso riuscita a limitare meglio di molte altre la caduta del 2020 dovuta alla pandemia, rimbalzando poi bene e mantenendo in seguito una velocità media, secondo i parametri delle economie avanzate. La resilienza elvetica è stata quindi sin qui confermata.
L’inflazione
Vale la pena di ricordare che in tutto questo la Svizzera rimane uno dei Paesi a più bassa inflazione. Con un rincaro poco sopra lo zero per cento, la Confederazione è molto ben piazzata. La diffusa narrazione secondo cui per avere una buona crescita economica bisogna avere anche una inflazione non bassa ha mostrato più volte i suoi limiti, specie se rapportata non al breve ma al lungo periodo. Una crescita che sia solida nel tempo, non volatile, ha tra i suoi fattori di sostegno anche un’inflazione bassa, che limiti l’erosione del potere d’acquisto, supportando i consumi e dando maggiori certezze per gli investimenti. Anche a questo fattore va dato il giusto spazio nella valutazione complessiva.
