L'intervista

«Svizzera redditizia e centrale nel futuro di Credit Suisse»

Marzio Grassi, direttore della Regione Ticino, ricorda come l'entità nazionale sia una realtà bancaria solida
Marzio Grassi, capo della attività del Credit Suisse per il Sud delle Alpi.
Generoso Chiaradonna
15.03.2023 06:00

Da qualche mese il Gruppo Credit Suisse ha l’attenzione di media e analisti. Spesso però si dimentica che le attività nazionali della seconda banca svizzera registrano risultati positivi in netta controtendenza rispetto a quelle internazionali. Ne abbiamo parlato con Marzio Grassi, responsabile regionale del Credit Suisse.

L’entità svizzera, come è stato riconosciuto anche alla presentazione dei conti 2022 del Gruppo, non perde soldi. Cosa ci può dire del contributo che il Ticino dà a questi dati?
«Swiss Bank ha un ruolo centrale nel nuovo Credit Suisse e nel 2022 ha fatto registrare un utile ante imposte di 1,429 miliardi, ottenendo il riconoscimento di Euromoney come “Best private bank for mass & super affluent and HNW clients”, ed è riconosciuto come leader nelle funzioni di online/mobile banking sul mercato nazionale. Anche la Regione Ticino dà il suo fattivo contributo al raggiungimento dei risultati con la sua offerta completa per la clientela commerciale, per i clienti private banking e per i gestori patrimoniali indipendenti, oltre all’offerta digitale con CSX, il prodotto faro che ormai ha superato i 300 mila clienti in Svizzera».

La strategia per riportare il Gruppo nelle cifre nere passa anche da risparmi che toccano la Svizzera. La rete delle succursali, per esempio, è stata ridimensionata. Sono previsti altri interventi in questo campo anche a Sud delle Alpi?
«Osserviamo costantemente come i nostri clienti utilizzano i nostri servizi e adattiamo di conseguenza la nostra offerta e la rete di succursali. Negli ultimi anni si è accelerato l’utilizzo di carte di debito, di credito come pure i pagamenti tramite smartphone. E anche oggi notiamo che sempre meno clienti si recano agli sportelli per le tradizionali operazioni bancarie. Quindi adattiamo le filiali come, per esempio, quella in piazza della Riforma con postazioni di co-working, zona eventi per i clienti e un digital bar. Inoltre, recentemente abbiamo chiuso gli sportelli ad Ascona poiché mostravano una frequenza in costante diminuzione. Restiamo comunque presenti nello stabile in viale Papio, a disposizione della clientela che desidera una consulenza personalizzata».

Le abitudini della clientela, con la digitalizzazione dei servizi, sono cambiate: si va di meno in banca. Una frase attribuita a Bill Gates dice che «l’economia avrà sempre bisogno di servizi finanziari, ma non per forza di banche». Un modo per dire che altri attori non bancari (le neo-banche) sono pronti a prendere il posto delle banche classiche. Lo crede realistico?
«L’avvento delle neo-banche ha rimescolato le carte sulla scena finanziaria e ha accelerato la digitalizzazione dei servizi. Sono fermamente convinto che il nostro punto forte è – e resterà anche in futuro – la consulenza personalizzata alla clientela. I nostri servizi digitali sono perfetti per le operazioni quotidiane. Per transazioni più complesse, penso a una successione aziendale e a una pianificazione finanziaria completa, è indispensabile incontrarsi ed esplorare insieme le varie opzioni per giungere poi alla soluzione migliore per tutte le parti coinvolte. Questo processo contiene una forte componente emotiva, soprattutto per chi ha creato la propria azienda e ora deve lasciarla: impensabile da gestire con un semplice formulario o premendo un pulsante».

In seguito alla globalizzazione abbiamo già assistito a una delocalizzazione e alla creazione di centri di competenza in località dove è garantita la presenza di collaboratori altamente qualificati. Tuttavia, in Ticino abbiamo il vantaggio di avere a disposizione spazi a costi nettamente inferiori se confrontati con i maggiori centri in Svizzera

Sempre a proposito di digitalizzazione, anche le distanze geografiche negli ultimi anni si sono ridotte. Quanto ciò è un rischio o un’opportunità? Mi spiego: molte funzioni possono essere svolte da altre zone della Svizzera o dal Ticino verso altre regioni. Oppure a livello internazionale. Come può essere letta questa delocalizzazione digitale?
«In seguito alla globalizzazione abbiamo già assistito a una delocalizzazione e alla creazione di centri di competenza in località dove è garantita la presenza di collaboratori altamente qualificati. Tuttavia, in Ticino abbiamo il vantaggio di avere a disposizione spazi a costi nettamente inferiori se confrontati con i maggiori centri in Svizzera, un’ottima rete ferroviaria che ci permette di raggiungere Zurigo in due ore e ampie possibilità di formazione ad alto livello grazie alla presenza dell’Università della Svizzera italiana (USI) e della Supsi. Questi vantaggi ci hanno permesso di mantenere in Ticino un Customer Service Center, per tutta la Svizzera, e anche un dipartimento IT (informatica, ndr) con un centinaio di collaboratori, attivo per la banca a livello globale da più di 30 anni».

Quali i progetti e le prospettive di occupazione in Ticino?
«Prevediamo nel corso dei prossimi anni di investire nelle filiali orientandole alla consulenza e molto meno alle tradizionali operazioni di sportello. È chiaro che siamo in una fase di riduzione dei costi e ciò ha, nostro malgrado, anche un impatto sul numero di collaboratori attivi in Ticino. Stiamo facendo il possibile per ridurre questo impatto, in particolare sfruttando la normale fluttuazione del personale e sostenendo attivamente i collaboratori toccati dalla ristrutturazione con il nostro collaudato piano sociale».

La BNS ha abbandonato la politica dei tassi negativi. Al di là delle motivazioni di carattere monetario, dopo tanti anni si torna a incentivare il risparmio rispetto all’investimento finanziario. Come sta impattando ciò sulla vostra attività sia di raccolta e sia di impiego (crediti commerciali e ipotecari)?
«Siamo ritornati alla normalità dopo un periodo di ben sette anni durante i quali al cliente non restava che investire la propria liquidità per non pagare interessi negativi sopra una certa soglia. Sul mercato immobiliare abbiamo assistito a tassi di interesse sotto l’1 % rispetto a una media storica del 4 %. Oggi il mercato del reddito fisso sta diventando di nuovo attrattivo e siamo tornati a versare interessi sugli averi in conto. In pratica, però, l’interesse non compensa per intero l’inflazione, mantenendo quindi attrattivi gli investimenti».

Il mercato ipotecario rallenta
«Sul fronte ipotecario assistiamo a un rallentamento delle richieste. L’aumento dei tassi d’interesse ha causato un netto calo della domanda di abitazioni di proprietà. Inoltre, in seguito all’aumento dei prezzi delle abitazioni, un numero minore di famiglie può permettersi un’abitazione di proprietà. I nostri economisti prevedono che la Banca nazionale svizzera potrebbe aumentare il tasso guida fino all’1,75% entro la fine dell’anno, facendo così rincarare soprattutto le ipoteche Saron (che hanno sostituito quelle Libor, ndr)».

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