«Tassa UE sulle Big Tech per rispondere a Trump? È presto per parlarne»

«È un po' presto, prima di entrare in qualsiasi tipo di discussione concreta dobbiamo capire meglio le dichiarazioni fatte ieri dal presidente Trump. Penso che avremo tempo per una valutazione più approfondita». Così la vicepresidente della Commissione europea, Teresa Ribera, rispondendo a una domanda sulla possibilità che l'UE imponga una tassa sulle Big Tech come arma di ritorsione.
Ribera ha poi difeso dalle critiche degli Stati Uniti la legge europea per limitare i monopoli in campo digitale (Dma), spiegando che è pensata per «tutelare» gli interessi e i cittadini UE e che non ci saranno modifiche.
«Ciò che è chiaro è che non riapriremo la nostra regolamentazione che si occupa di aspetti chiave su come intendiamo il modo in cui l'economia e la società in Europa potrebbero funzionare meglio», ha evidenziato Ribera ospite dell'Atlantic Council a Washington.
In risposta alle critiche del presidente della Federal Trade Commission, Andrew Ferguson, che ieri ha attaccato l'UE per le sue leggi gemelle contro le Big Tech, il Digital services act (Dsa) e il Digital markets act (Dma), definendole «una tassa contro le aziende americane», Ribera ha chiarito che l'UE è «aperta a chiarire qualsiasi malinteso», ma «il Dma non intende andare contro nessuno, bensì garantire che ci sia spazio per la protezione degli utenti» e per promuovere la concorrenza equa scongiurando «monopoli» da parte delle grandi aziende.
«Sono certa che anche all'interno dell'amministrazione americana» quando si tratta di applicare «norme o tasse, non si guarda all'origine di un'azienda, ma a dove opera, dove genera profitti e quanti utenti ha sul territorio», ha sottolineato ancora la responsabile dell'antitrust UE, ribadendo a più riprese che il Dma è applicato in Europa «per proteggere i consumatori».