Economia

Tito Tettamanti e Alfonso Tuor a duello sui disagi dell’economia

Alla presentazione del secondo libro «T controT» dibattito a tutto campo sui temi scottanti dei tempi moderni - Secondo il finanziere la realtà è migliore della percezione - Per il giornalista le disuguaglianze non vanno sottovalutate
Il giornalista Alfonso Tuor e il finanziere Tito Tettamanti. © CDT/CHIARA ZOCCHETTI
Erica Lanzi
10.12.2019 06:00

Hanno punti di vista diversi e a volte contrapposti, mettono in dubbio le reciproche tesi e ogni tanto trovano pure una conclusione concordante. A due anni di distanza, il finanziere Tito Tettamanti e il giornalista Alfonso Tuor hanno riaperto il duello sulle analisi dei grandi temi che caratterizzano la nostra realtà socio-economica nel secondo volume di «T contro T» (disponibile contattando leEdizioni San Giorgio - Società Editrice Corriere del Ticino). Questa volta il confronto dei due noti commentatori della nostra testata verte su «Disuguaglianza. Disagio. Democrazia». Temi che, se possibile, toccano ancora più da vicino la nostra società rispetto a quanto fatto nel primo volume («Te lo do io il liberismo»), come ha sottolineato il presidente del Consiglio di Fondazione del Corriere del Ticino Fabio Soldati introducendo la serata davanti a una gremitissima sala al Maghetti.

«Gli eventi succedono ad una velocità impressionante», si legge nella prefazione, ed è un pensiero condiviso da entrambi gli autori. Ma la metodologia usata per analizzarli spesso diverge, come è emerso fin dalle prime battute del dibattito moderato da Fabio Pontiggia, direttore responsabile del Corriere del Ticino.

Prendiamo il tema delle disuguaglianze economico-sociali. Aumentano o diminuiscono? E in ogni caso dove risiede la vera origine del fenomeno? «Già qui bisogna fare un’attenta distinzione tra ciò che è la percezione delle persone e ciò che invece è la realtà dei fatti», ha sottolineato Tito Tettamanti. Per uno studio che descrive una crescita delle disuguaglianze ce n’è infatti un altro che ricorda come non si possano fare paragoni tra Paesi diversi. Secondo Tuor invece, ammesso che misurare il rapporto tra disuguaglianze, redditi e capitali sia difficile, ci sono alcuni fenomeni che l’analisi economica non può ignorare. «Le Borse e il mercato immobiliare aumentano nonostante la crescita bassa, c’è una concentrazione della ricchezza e c’è molto più lavoro precario». La conseguenza è chiara, viene meno il senso di sicurezza nelle persone, che chiedono chiare risposte politiche (leggi populismi). Sull’origine del problema invece i due autori combattono sul ring. «Se le Borse e i prezzi immobiliari salgono, la colpa è da attribuire alle banche centrali, cioè alla politica. Inoltre forse c’è più precariato perché è il lavoro stesso che ha un altro valore rispetto a cinquant’anni fa e ha perso un po’ del suo significato. Però intanto se c’è crescita stanno meglio tutti», ha argomentato Tettamanti, secondo cui non è giusto criticare e basta quei pochi ricchissimi, che sono riusciti a costruire imperi dal nulla grazie a una intuizione imprenditoriale come i colossi del web. Ma per Tuor, oltre al fatto che non è detto che se la cima della piramide gode di benefici, anche la base ne beneficia (teoria dello sgocciolamento), il problema è di più ampia portata. «È l’economia che si è inceppata, si produce troppo, la domanda scarseggia, prezzi e salari sono sotto pressione e fiorisce il capitalismo delle rendite borsistiche e immobiliari». Tutto ciò contribuisce a creare disagio sociale. Ma, sulla soluzione non c’è concordanza. Per Tuor, le diseguaglianze possono essere contrastate rivedendo le politiche di concorrenza fiscale per aziende e persone in atto in molti Paesi. Inoltre andrebbe rivisto il sistema monetario internazionale in modo radicale. La visione di Tettamanti invece per certi versi è più fatalista. «Ci sono quattro strade per eliminare davvero le disuguaglianze: la guerra, le rivoluzioni come quella comunista, epidemie e carestie e infine un crollo di stato. Posto che nessuna di esse è auspicabile, dobbiamo convivere con la constatazione che viviamo in una società non uguale, e forse la sua ricchezza risiede anche in questo aspetto».

Su una cosa i due autori concordano pienamente, cioè sul fatto che questi disequilibri delineano una fase di forte transizione. «Ci stiamo muovendo verso una nuova società che non conosciamo ancora - ha commentato Tettamanti. - Lo sgocciolamento è determinato dalla classe dirigente ma anche dalla politica, che tra tasse e burocrazia ha una influenza pesante sull’economia». I margini di miglioramento quindi sono ampi. E attenzione, ha concluso Tuor, una risposta politica a questi disagi è già nell’incubatore, sono i Verdi.