Torna un po’ di ottimismo e l’euro si rafforza sul franco

Negli scorsi giorni l’euro si è rafforzato contro il franco e ha oltrepassato quota 1,08, un livello toccato solo brevemente lo scorso 19 agosto. Martedì il cambio ha comunque sfiorato 1,0880. L’euro si è rafforzato anche nei confronti del dollaro americano, e martedì ha superato quota 1,20 per la prima volta dal maggio 2018.
La forza della moneta unica rappresenta una sfida per la Banca centrale europea, perché si verifica in un momento di debolezza dell’economia del vecchio Continente. Come mai questa forza della moneta unica europea?
«Negli ultimi giorni il cambio euro-franco - spiega Sascha Kever, gestore patrimoniale della PKB di Lugano - è tornato sopra la soglia di 1,08, avvicinando anche la soglia di 1,09. Non sembra però in atto un cambiamento strutturale della forza del franco svizzero. Infatti riteniamo che l’ordine di grandezza dei recenti movimenti sia nella normalità, all’interno di aspettative di una sostanziale stabilità del cambio».
Comunque la BNS sta cercando di frenare il franco. Questo che importanza gioca nei recenti movimenti del franco?
«Nei conti della Banca nazionale Svizzera - risponde Kever - si vede un aumento degli averi a vista, che sono ai massimi storici. È possibile pertanto che ci siano state nuove operazioni sul mercato, considerando come il presidente dell’istituto Thomas Jordan abbia spesso ribadito l’utilizzo di vari strumenti per cercare di contenere il rafforzamento del franco».
Nuova strategia della BNS
«Tra l’altro l’ipotesi di un intervento durante l’estate - precisa - ben si colloca nella nostra idea che la BNS abbia sostanzialmente abbandonato una strategia di difesa contro la forza del franco nel momento in cui si registra particolare pressione, preferendo operazioni opportunistiche nel momento in cui la tendenza sia più favorevole e dunque gli sforzi hanno maggiore impatto. In tal senso, vista la forza dell’euro contro tutte le monete nel recente passato, penso ad esempio al passaggio da 1,10 a 1,20 contro dollaro nel giro di tre mesi, l’ultimo periodo era indubbiamente propizio».
L’economia svizzera è forte
«Per quanto riguarda il futuro - conclude Kever - potrebbe esserci un tentativo di riavvicinare quota 1,11, al momento non sembrano però esistere le basi per uscire in maniera duratura dagli argini marcati dai livelli minimi e massimi dell’ultimo anno (1,05-1,11). Da un lato la forza e la stabilità del sistema-Paese in Svizzera non lasciano presagire particolare debolezza del franco, mentre per rafforzare di fondo l’euro servono ulteriori avvicinamenti strutturali fra i Paesi membri, come in ambito fiscale, dopo il recovery fund varato a luglio, che richiedono necessariamente tempo».
«In questo momento - nota dal canto suo Luc Luyet, strategist del mercato dei cambi della Pictet Wealth Management di Ginevra - l’appetito per il rischio è piuttosto elevato, come è dimostrato anche dai mercati finanziari. Inoltre il peggio degli effetti della pandemia è passato e quindi di fatto gli investitori guardano piuttosto verso l’avvenire e la ripresa. Tutti questi fattori normalmente tendono a favorire meno le monete difensive come il franco, mentre spingono le monete più cicliche come l’euro».
«Inoltre il Recovery Fund europeo annunciato quest’estate - aggiunge - fa scendere gli spread fra i tassi italiani e tedeschi, e quindi suggerisce una migliore integrazione nell’Eurozona, facendo scendere il rischio politico, e facendo salire l’euro rispetto al franco».
Non attesi grandi movimenti
«Dobbiamo anche ricordare - precisa - che la Banca nazionale continua ad intervenire sui mercati contro la forza del franco, anche se nelle ultime settimane sembra che le azioni si siano ridotte. Quindi non credo che la BNS abbia giocato un grande ruolo negli ultimi giorni, quanto piuttosto hanno contato le decisioni degli investitori, che ritengono che adesso non sia più interessante puntare su valori rifugio come il franco».
«Non ci aspettiamo comunque un forte indebolimento del franco - conclude - visto che la ripresa economica europea è ancora fragile e avanzerà a fasi alterne. Per questo ci sarà sempre l’interesse per i beni rifugio. Inoltre la BNS non ha abbassato i tassi, mentre altre banche come la Fed lo hanno fatto, e hanno reso meno penalizzante il differenziale sui tassi per il franco svizzero».