Trasporti Lugano-Genova, molti nodi da sciogliere

Genova ambisce a diventare il porto naturale del nostro Paese, ma i nodi da sciogliere sono ancora molti. Sono stati discussi durante la seconda edizione del convegno «Un mare di Svizzera» svoltosi a Lugano. L’asse fra Rotterdam ed il Mediterraneo è fondamentale per i trasporti ed i recenti accordi sulla Nuova Via della Seta cinese siglati a Roma accrescono ulteriormente il ruolo dei terminali liguri, così come di Trieste. Lo ha sottolineato, aprendo i lavori, il sindaco di Lugano Marco Borradori. Il suo omologo genovese, Marco Bucci ed il presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini hanno indicato i progetti su cui la città punta: la nuova diga foranea esterna che permetterà l’ingresso alle grandi navi, il terzo valico attraverso i Giovi, già finanziato e la cui ultimazione è prevista per l’inizio del 2023, nuovi nodi ferroviari e valichi portuali, il bypass autostradale, oltre ad un massiccio impiego di Blockchain e di tecnologie digitali nella gestione di tutte le fasi del trasporto e della logistica delle merci.
Molto ancora da fare
Il porto di Pra ha ampliato il suo terminal, gestito da Singapore, ed anche Vado Ligure ha in programma lavori per ospitare navi con 20 metri di pescaggio e per ampliare le infrastrutture di movimentazione dei container. Il tutto in vista di un non facile tentativo di spostare il traffico stradale su convogli ferroviari di 2.000 tonnellate e 750 metri di lunghezza, per renderli più competitivi.
Ma i problemi non mancano, tanto che perfino operatori economici della Pianura Padana, per non dire di quelli elvetici, si rivolgono abitualmente ai porti del Nord Europa, come Amburgo, Rotterdam od Anversa, ritenuti più rapidi ed efficienti, pur se la soluzione «meridionale» gode di ampie potenzialità.
AlpTransit da ampliare
I relatori hanno lamentato, in ambito ferroviario, il non completamento del programma AlpTransit, sia sul versante tedesco che su quello italiano, ad esempio la mancata cintura intorno a Milano, nonostante i 280 milioni di franchi di contributo svizzero, ma anche lo stesso abbandono della tratta Lugano-Chiasso, che non appare fra le priorità delle FFS e potrebbe essere completata solo nel 2050. Una scelta che ha portato Roberta Cippà Cavadini, presidente di Speedlogswiss Ticino, a definire provocatoriamente l’attuale AlpTransit una «metropolitana fra Zurigo e Lugano». Sul mancato completamento di AlpTransit, la stessa opinione è stata espressa dal consigliere nazionale Fabio Regazzi.
D’altro canto è stato riconosciuto come, sul versante italiano, la governance di certi enti, ad esempio di quelli portuali, non favorisca le decisioni operative e finanziarie, e come, più in generale, l’instabilità politica che regna sovrana non aiuti la realizzazione delle grandi opere.
In ambito autostradale è stata ricordata la realizzazione delle sei corsie fra Lugano e Mendrisio ed il secondo tunnel del Gottardo senza alcuna interruzione del traffico.
Chiesta più concretezza
I rappresentanti degli autotrasportatori hanno lamentato la norma italiana che non consente ai residente nella Repubblica di guidare veicoli con targa estera. Più in generale la categoria, favorevole al trasferimento del traffico su rotaia, rifacendosi alla recente strategia dei trasporti annunciata dal Consiglio federale, auspica tuttavia più concretezza, ricordando come non esista solo il traffico di transito, ma anche quello interno e dell’«ultimo miglio», che consente la consegna di quanto serve alla popolazione ed alle aziende locali, attività per le quali l’autotrasporto è essenziale ed insostituibile.