UK, la fine del regime non-dom spinge a cercare casa altrove

Sembra continuare senza sosta il deflusso dei milionari in uscita dal Regno Unito, a causa dell’abolizione, a partire dal 6 aprile scorso, del regime di favore per le persone fisiche ivi residenti ma non domiciliate (i c.d. «UK res non dom» o « nondom »). Regime fiscale che, ricordiamo, ha consentito per più di duecento anni alle persone fisiche residenti in UK ma non ivi domiciliate - cioè, con una residenza permanente al di fuori del Paese, sulla base della legislazione britannica - di godere della tassazione on remittance basis, cioè con la sostanziale esenzione di asset, redditi e guadagni esteri, nonché dall’imposta di successione sui medesimi.
Infatti, benché non siano realmente disponibili dati puntuali incontestabili in proposito (un sondaggio fonte New World Wealth, recentemente riportato da più organi di stampa britannica, tra cui anche dal Financial Times, approssimava a circa 16.500 il numero dei milionari in uscita dal Regno Unito nell’anno 2025), e i dati ufficiali del fisco UK per i non-dom che se ne sono andati non saranno certamente disponibili prima dell’anno prossimo, le previsioni dicono che la cifra per il 2025 non sarà inferiore a quella del 2024 (circa 10.000).
Infatti, il 26% dei milionari residenti nel Regno Unito (i c.d. HNWI) considera probabile o molto probabile trasferire la propria residenza fiscale entro l’anno prossimo, mentre tra coloro che possiedono oltre 5 milioni di sterline in asset investibili la percentuale di chi è propenso a trasferirsi sale al 29% (ricerca di mercato condotta da Savanta MillVue Q1 2025).
Un rapporto dettagliato dello scorso aprile del Centre for Economics and Business Research (CEBR), attivo da oltre trent’anni nel Regno Unito per fornire previsioni economiche indipendenti ad aziende private e istituzioni pubbliche, concludeva come il numero dei non-dom in uscita potrebbe essere molto più significativo delle previsioni del governo (ad esempio, è riportato come uno studio di Oxford Economics di fine 2024 indicasse come circa il 60% dei consulenti fiscali si aspetti che oltre il 40% dei propri clienti non-dom lasci il Paese entro due anni dal cambiamento normativo).
Tra le cause evidenziate la più comune è il rischio di restare assoggettati alla nuova imposta di successione britannica su tutti i propri beni (con un’aliquota fino al 40%), posto che, sempre dal 6 aprile 2025, il Regno Unito è passato a un sistema basato sulla residenza per l’applicazione dell’imposta di successione ( inheritance tax, «IHT» ).
In effetti, una persona sarà considerata « Long Term Resident », e quindi potenzialmente soggetta all’imposta di successione su tutti i beni globali secondo le nuove regole, se ha vissuto in UK per almeno 10 anni fiscali negli ultimi 20.
In particolare, tale poco invidiabile status si applica dal 6 aprile 2025 se si è stati residenti in UK per almeno 10 anni tra l’anno fiscale 2005/06 e 2024/25, mantenendo tale status anche dopo la cessazione della residenza UK per un periodo massimo di 10 anni dopo la cessazione della stessa (la cosiddetta coda - o tail - dipenderà dal numero di anni in cui si è stati residenti in UK, con una durata minima, comunque, di tre anni se gli anni di residenza nel ventennio di riferimento sono stati tra dieci e tredici).
Vista la situazione, da più parti si auspica e si spinge perché l’attuale governo laburista possa prendere in considerazione delle modifiche normative che permettano, almeno parzialmente, di rendere meno penalizzante per i non-dom l’abolizione del regime, in particolare con riferimento all’IHT. Di fatto i giornali economici e finanziari da diverse settimane riportano che la Cancelliera dello Scacchiere, Rachel Reeves, stia riconsiderando la riforma fiscale introdotta ad aprile scorso a fronte del numero dei milionari in uscita dal Regno Unito. Considerazioni politiche di fondo, però, ostacolano una radicale inversione della normativa fiscale adottata che potrebbe determinare un calo di fiducia nei confronti del governo laburista e in particolare della stessa Reeves. A questo proposito, la sede più opportuna per eventuali modifiche sarà il c.d. autumn Budget, previsto quest’anno tra la fine di ottobre e gli inizi di novembre.
Ulteriore elemento di allarme per i più facoltosi residenti in UK è legato alla possibilità che il governo laburista introduca una tassa sul patrimonio nel bilancio di ottobre, circostanza che la Cancelliera Reeves non ha inteso escludere (secondo il prof. Arun Advani dell’Università di Warwick, un’imposta annuale dell’1% sul patrimonio applicata su beni per un valore superiore a 10 milioni di sterline potrebbe raccogliere quasi 12 miliardi di sterline).
In tale contesto, la Svizzera e il Ticino possono confermarsi ancora una volta mete privilegiate per gli HNWI in uscita dal Regno Unito, con l’ulteriore opportunità per la piazza finanziaria ticinese legata al deposito e gestione dei patrimoni di chi dovesse privilegiare l’appeal per la relocation nella vicina Italia (il cui regime di favore per i neoresidenti dei 200 mila euro di flat tax annuale, ricordiamo, impone, in termini di ottimizzazione fiscale, che bankable asset, conti e investimenti finanziari restino al di fuori del territorio italiano).
Nella pianificazione fiscale della relocation di HNWI (e relativi patrimoni) grande attenzione dovrà essere prestata sia alle technicalities specifiche dell’uscita da UK che d’ingresso nel Paese di destinazione, per cogliere sapientemente le opportunità presenti. Per il Ticino, importanza crescente assume oggigiorno la tassazione delle persone fisiche, non solo attraverso la più efficace applicazione dell’imposizione secondo il dispendio, ovviamente imprescindibile, ma anche attraverso tutti gli strumenti normativi che, in senso ampio, si mostrino capaci di attrarre individui e business a elevato potenziale, di idee, capacità e innovazione, come per esempio attraverso i piani di incentivazione per i dipendenti chiave e le opportunità di risparmio fiscale per le persone fisiche offerte dalle azioni di collaboratore.
Trattasi di una sfida cruciale per una rinnovata attrattività del territorio, in termini di cambiamento profondo, anche e soprattutto culturale. Professionisti, amministrazione fiscale ed istituzioni, cittadini tutti, siamo chiamati a dimostrare di esserne all’altezza.
Marco Compagnino è avvocato a Lugano
Rocco Franco è avvocato a Londra