Economia fondiaria

Valore locativo da abolire: «Sarà una dura battaglia»

La CATEF sostiene la modifica costituzionale per permettere l’eliminazione di questo reddito fittizio che aumenta l’imponibile fiscale - Gianlugi Piazzini mette l’attenzione anche sulla demografia: «Il Ticino cresce debolmente e solo grazie all’immigrazione. Questo impatterà negativamente sulla domanda»
© CdT/Chiara Zocchetti
Generoso Chiaradonna
16.05.2025 22:00

Gianluigi Piazzini non è ottimista riguardo all’esito del voto che dovrebbe sancire indirettamente la fine del valore locativo, ovvero quell’elemento della sostanza immobiliare che rappresenta un reddito fittizio e che aumenta il reddito imponibile ai fini fiscali. Il presidente della CATEF, la Camera ticinese dell’economia fondiaria, che rappresenta oltre cinquemila soci («dal proprietario di un solo appartamento a chi ne possiede centinaia», precisa), ammette: «È una battaglia difficile, quella dell’abolizione, ma onoreremo la bandiera puntando al colpo della domenica».

Ricordiamo che i proprietari di abitazioni devono dichiarare come reddito imponibile un importo corrispondente a una percentuale (generalmente tra il 60% e il 70%) della pigione di mercato che si otterrebbe affittando l’immobile. Il prossimo settembre non si voterà sulla proposta di mantenere o meno questo valore, ma su una proposta - a livello federale - di modifica costituzionale volta a consentire ai Cantoni e ai Comuni la possibilità di riscuotere imposte immobiliari più elevate sulle abitazioni secondarie destinate prevalentemente a uso proprio, al fine di compensare il calo delle entrate derivante dall’abolizione dell’imposizione del valore locativo per le abitazioni principali.

Trattandosi di una modifica della Costituzione federale, il voto è obbligatorio e necessita della doppia maggioranza di popolo e Cantoni per entrare in vigore. Già oggi, nel Cantone Ticino, ad esempio, è in vigore un’imposta comunale sulle residenze secondarie con un’aliquota massima del 2‰ del valore di stima ufficiale dell’immobile.

E per rimanere nell’ambito delle stime immobiliari, a preoccupare la CATEF - che oggi ha tenuto la sua 66.ma assemblea - è anche la loro revisione al rialzo. «Facciamo nostra la linea del Consiglio di Stato, che propone un aggiornamento intermedio delle stime e poi un rinvio a un futuro esame tra dieci anni».

Anche il calo demografico è uno dei fattori che influenzano il futuro del mercato immobiliare. «Cresciamo solo grazie all’immigrazione e lo scenario medio indica una crescita di 11-12 mila abitanti nei prossimi 26 anni. Questo significa che la domanda di abitazioni in tutti i segmenti, compresa la costruzione e la riqualifica, sarà a dir poco contenuta», continua il presidente della CATEF.

Eppure il tessuto immobiliare ticinese risulta datato. «Ostacoli burocratici, resistenze politiche e redditività insufficiente non incentivano a intervenire. Eppure quello dell’aggiornamento del patrimonio immobiliare esistente è l’unico comparto in grado di offrire alloggi a pigione moderata», conclude Piazzini.

«L'alloggio moderato è strumentalizzato»

«Il tema degli alloggi a pigione moderata è spesso strumentalizzato a fini politici». Secondo Gianluigi Piazzini a chi polemizza «non interessa se lo sfitto c’è o no. Siamo agli ultimi posti in Svizzera per quanto riguarda l’aumento e il livello degli affitti. Peggio del Ticino fanno soltanto San Gallo e Giura». E per quanto riguarda il diritto all’alloggio «adeguato e a condizioni abbordabili» sancito dalla Costituzione cantonale, Piazzini ricorda che «il diritto non significa che l’utilizzo del medesimo appartamento in affitto sia garantito vita natural durante». L’edilizia convenzionata, inoltre, non ha sufficiente domanda.