Mercati

Zurigo segna un nuovo record, infranta quota 11.300 punti

L’ultimo massimo risaliva al febbraio dello scorso anno - Aiuta l’ottimismo sulla ripresa dell’economia - Brusa: «I buoni risultati societari spingono il listino» - Kever: «Trend positivo, ma dopo questo rally ci vuole cautela»
Fase positiva per la Borsa svizzera.  ©Keystone
Roberto Giannetti
25.05.2021 19:01

La Borsa svizzera è salita su nuove vette. L’indice dei valori guida SMI ha terminato a 11.305,74 punti, in progressione dello 0,71% rispetto a venerdì, stabilendo un nuovo record storico.

L’SMI ha toccato un massimo di giornata a 11.329 punti, superando ampiamente il precedente primato di 11.270 punti che risaliva al 21 febbraio 2020, quindi prima dello scoppio della crisi del coronavirus

Sono numerosi i fattori alla base di questo nuovo aumento, ma fra tutti figura l’ottimismo sulla ripresa economica dopo il lockdown e l’andamento al ribasso dei contagi nel mondo occidentale.

I mercati sembrano confortati dalla tranquillità mostrata negli ultimi giorni da alcuni membri della Fed sul fronte inflazione così come dal buon andamento della campagna vaccinale. Soprattutto il fronte dei prezzi a livello globale aveva causato una fase di volatilità nelle scorse settimane.

Mancano le alternative

«Le ragioni alla base del nuovo record - spiega Victor Brusa, gestore della BV Trading di Chiasso - sono molteplici: la solita cronica mancanza di alternative, i risultati societari comunque sempre valutati da discreti a buoni e non da ultimo l’andamento di alcuni settori-chiave come l’industriale, con diversi nomi che hanno segnato nuovi massimi, fra cui Abb, Swatch e Richemont, senza dimenticare Geberit in rialzo del 12,2% da inizio anno».

«L’invariata e sempre accomodante politica monetaria - prosegue - sommata all’andamento positivo delle altre piazze borsistiche hanno senz’altro aiutato gli indici elvetici a raggiungere questi nuovi livelli record. Non dimentichiamo inoltre anche il recupero (timido) dell’euro contro il franco svizzero, ritornato in zona 1,10».

«Durante questa settimana - spiega - sono attesi ulteriori indicazioni da parte della Federal Reserve americana su eventuali interventi di tapering (restrizione della politica monetaria, ndr) e in aggiunta la pubblicazione dell’importante dato sull’inflazione. Un dato che nelle ultime settimane è stato al centro delle discussioni spingendo in alcune sedute gli indici al ribasso. Niente di drammatico ma un certo nervosismo è abbastanza evidente considerato gli alti livelli raggiunti dai principali listini».

«Per tornare alla nostra piazza principale - illustra - possiamo notare anche i volumi di scambio, aumentati gradualmente nell’ultimo mese, e la buona intonazione dei titoli cosiddetti Small Cap. In aggiunta dobbiamo tener conto di una campagna di vaccinazioni che prosegue a buon ritmo e permette a cascata la ripartenza di settori come la ristorazione, il traffico aereo e la pianificazione delle vacanze per l’imminente periodo estivo».

Trend al rialzo anche in futuro

«In definitiva - conclude Victor Brusa - ci troviamo in un buon momento di Borsa ma, a mio parere, terrei presente la possibilità di una correzione dai massimi, anche solo per motivi squisitamente tecnici. Chiaramente sul lungo periodo la tendenza rimane invariata, con la fase acuta della pandemia alle spalle e i sempre molto bassi tassi d’interesse».

«In sintonia con la tendenza positiva di tutti i mercati - spiega dal canto suo Sascha Kever, gestore patrimoniale di PKB - anche il listino svizzero ha recuperato i livelli pre Covid19, livelli che per l’indice SMI rappresentavano i massimi storici. Il superamento è avvenuto con un certo ritardo su altri indici mondiali a causa della composizione più difensiva del nostro indice, in cui tecnologia e crescita sono meno rappresentati».

«Noi riteniamo - rileva - che il recupero economico in atto andrà ancora a privilegiare l’azionario e che non assisteremo ad un cambiamento di rotta. È però chiaro che alla luce di un’ascesa di quasi il 50% in 14 mesi occorre agire con attenzione ed essere consapevoli di poter assistere a fasi più volatili».

Infatti non è da escludere che ci siano ancora rischi all’orizzonte. «È importante - prosegue - fare delle distinzioni. Nell’ultimo periodo abbiamo notato un cambiamento nell’importanza che gli investitori danno ai singoli fattori di rischio. Se prima l’attenzione era comprensibilmente incentrata sulla pandemia, con l’intensificarsi delle vaccinazioni si è tornati a concentrarsi anche su altri aspetti. In particolare in queste settimane lo spauracchio è rappresentato dall’inflazione e dalla possibilità che la stessa vada a condizionare l’atteggiamento delle banche centrali nel prossimo anno, ad esempio riducendo la portata degli acquisti di obbligazioni».

Occhio all’indebitamento

«In un’ottica più a lungo termine - conclude Sascha Kever - è invece indubbio che i mercati si dovranno confrontare con i cambiamenti sostanziali che la crisi pandemica ha portato con sé, come ad esempio l’aumento dell’indebitamento per Stati e aziende, nonché le mutate abitudini delle persone».