Il punto

Ecuador nel caos, è stato d’emergenza

Otto morti e due feriti nella sola città portuale di Guayaquil – Nominati ben 22 gruppi del crimine organizzato transnazionale
© KEYSTONE (EPA/Mauricio Torres)
Red. Online
10.01.2024 08:31

Non si arresta l'ondata di violenza in Ecuador dopo che il nemico numero uno delle autorità, Adolfo Macias, boss del narcotraffico, è evaso da un carcere di massima sicurezza di Guayaquil ed è super ricercato.

Il presidente della repubblica Daniel Noboa ha dichiarato «il conflitto armato interno» e lo stato di emergenza per 60 giorni e ha disposto l'evacuazione immediata del Parlamento e di tutti gli uffici pubblici della capitale Quito. Si tratta della sua prima grande crisi di sicurezza, a meno di due mesi dal suo insediamento. Il ministero della Salute dell'Ecuador ha disposto la sospensione a data da destinarsi di tutti i servizi ambulatoriali, ricoveri e interventi chirurgici programmati, sottolineando che nel Paese saranno garantiti solo i servizi di emergenza negli ospedali.

Il primo bilancio delle violenze a Guayaquil, città portuale dell'Ecuador, epicentro dell'ondata di violenza generalizzata che attraversa il Paese andino, è di otto morti e due feriti. Un commissariato è stato colpito da un attentato, mentre due addetti alla sicurezza di un centro commerciale sono stati freddati dai criminali per aver impedito l'accesso ai locali affollati. In tutto 14 persone sono state arrestate.

Nel decreto firmato sulla dichiarazione di «conflitto armato interno», il presidente ha elencato la presenza sul territorio nazionale di ben 22 gruppi del crimine organizzato transnazionale, caratterizzati come «organizzazioni terroristiche e attori non statali belligeranti». L'articolo 3 del decreto dispone «l'immediata mobilitazione e intervento delle Forze Armate e della Polizia sul territorio ecuadoriano per garantirne la sovranità e l'integrità». Alle forze dell'ordine l'articolo 4 del decreto ordina l'identificazione e la neutralizzazione dei seguenti gruppi: Aguilas, AguilarKiller, AK47, Dark Knights, ChoneKiller, Choneros, Corvicheros, Cuartel de las Feas, Cubanos, Fatales, Gánster, Kater Piler, Lagartos, Latin Kings, Lobos, Los p .27, Los Tiburones, Mafia 18, Mafia Trébol, Patrones, R7 e Tiguerones.

L'assalto in TV

Un commando di uomini incappucciati e armati pesantemente ha fatto irruzione sul set di una trasmissione televisiva in diretta, aprendo il fuoco e costringendo lo staff faccia a terra prima che fossero interrotte le trasmissioni. Tutto è iniziato intorno alle 14.40 di ieri, martedì 9 gennaio, il gruppo armato è entrato negli studi di Tc Television nella città orientale di Guayaquil. «Siamo in diretta perché si sappia che non si scherza con la mafia», ha dichiarato uno degli uomini incappucciati, prima che arrivasse l'intervento della polizia. Alcuni giornalisti sono riusciti a lanciare l'allarme tramite i social e, circa mezz'ora dopo l'inizio dell'assalto, la polizia è intervenuta, evacuando l'edificio e arrestando gli assalitori.

Le reazioni

I leader di numerosi Paesi dell'America latina stanno manifestando solidarietà nei confronti del presidente dell'Ecuador Daniel Noboa che - a due mesi dal suo insediamento - affronta una grave crisi di pubblica sicurezza.

«Il Governo della Colombia esprime il suo sostegno esplicito e inequivocabile alle istituzioni democratiche e allo stato di diritto nella fraterna Repubblica dell'Ecuador, stigmatizza i recenti atti di violenza scatenati in diverse città ed esprime la sua solidarietà con le persone colpite», si legge in una nota del ministero degli Esteri di Bogotà. Solidarietà è stata espressa anche dalla presidente del Perù, Dina Boluarte, che ha anche deciso in inviare le forze speciali della polizia alla frontiera con l'Ecuador. In un breve comunicato su X il governo del Paraguay «esprime la sua solidarietà al Popolo e al Governo dell'Ecuador di fronte alla delicata situazione della sicurezza interna».

Da Brasilia, il governo di Luiz Inacio Lula da Silva «segue con preoccupazione e condanna le azioni violente compiute da gruppi criminali organizzati in diverse città dell'Ecuador. Esprime inoltre solidarietà al governo e al popolo ecuadoriano di fronte agli attacchi», riferisce una nota. Il Segretariato generale della Comunità andina «in linea con i principi e gli ideali fondanti del processo di integrazione andina, esprime il suo più profondo rifiuto di fronte agli atti di violenza compiuti da gruppi terroristici criminali in uno dei suoi Paesi membri». Nell'esprimere solidarietà e sostegno al Governo dell'Ecuador l'organizzazione sub-regionale riafferma la sua piena disponibilità a «coordinare le azioni di Bolivia, Colombia, Ecuador e Perù nella lotta contro la violenza e la criminalità organizzata internazionale e riaffermare lo Stato di diritto, la tutela dei diritti e il benessere dei cittadini andini».

Il Dipartimento di Stato americano ha dichiarato di essere «estremamente preoccupato». «Estremamente preoccupato per le violenze e i rapimenti di oggi in Ecuador», ha scritto su X il massimo diplomatico statunitense per l'America Latina, Brian Nichols, aggiungendo che i funzionari americani «rimarranno in stretto contatto» con la squadra del presidente Daniel Noboa.

La Cina ha annunciato la sospensione delle operazioni al pubblico della sua ambasciata e di tutti i consolati in Ecuador, sempre più nel caos e ad un passo dalla guerra civile e in uno stato che il presidente Daniel Noboa ha definito un «conflitto armato interno». «La riapertura al pubblico sarà annunciata a tempo debito», ha assicurato l'ambasciata cinese a Quito, in una nota in spagnolo condivisa sul social media WeChat.

Il punto

Solo poco più di un decennio fa l'Ecuador era uno dei paesi più pacifici dell'America Latina: da qualche anno invece è scosso dalla violenza: almeno 4.500 i morti per cause violente nel 2023. Le bande di trafficanti sono arrivate a reclutare bambini, le carceri sono diventate una sorta di «centri di comando» di potenti trafficanti, ingestibili per le forze dell'ordine. La criminalità organizzata ha stretto accordi con i più potenti cartelli internazionali. Il Rapporto globale sulla cocaina 2023 dell'ONU segnala che la coltivazione di cocaina tra il 2020 e il 2021 è aumentata del 35% nel Paese.