Effetto Trump anche in Australia, vince il governo Labor

L'«effetto Trump», dirompente, dopo il Canada si estende anche all'Australia dove il primo ministro di centro-sinistra, Anthony Albanese, si è aggiudicato il suo secondo mandato con una schiacciante vittoria sull'opposizione, il cui leader di destra, Peter Dutton, ha pagato paragoni e associazioni al presidente americano e ha perso il suo seggio dopo 24 anni.
Il costo della vita e le incertezze economiche sono state al centro della campagna elettorale australiana durata cinque settimane, con sullo sfondo le turbolenze globali e la guerra dei dazi innescata da Donald Trump, e partita con sondaggi a sfavore per il governo in carica. Poi la rimonta a sorpresa, in un lasso di tempo così breve, che non solo ha riconsegnato il Paese alla guida Labor ma ha anche conferito al governo in carica una maggioranza più ampia del previsto.
Per la conferma dei dati definitivi ci vorranno alcuni giorni, ma le proiezioni danno indicazioni inequivocabili: secondo quelle dell'emittente nazionale Abc la vittoria dei laburisti è chiarissima, con 85 seggi assicurati sui 150 in palio alla Camera bassa. Uno scenario che è andato delineandosi fin dall'inizio dello spoglio, al punto che il conservatore Peter Dutton ha ammesso la sconfitta quando lo scrutinio non era nemmeno al 50% dei voti. «Poco fa ho chiamato il primo ministro per congratularmi con lui per il suo successo», ha detto, per poi assumersi appieno la responsabilità dell'esito elettorale: «Non abbiamo fatto abbastanza bene in questa campagna, questo è evidente e me ne assumo la piena responsabilità». Eppure il leader del Liberal Party of Australia si era reso conto già in corso d'opera dell'errore commesso nel dichiarare la sua vicinanza a Donald Trump: nei mesi scorsi aveva descritto il presidente degli Stati Uniti come un «grande pensatore», prima di cambiare idea. «Oggi il popolo australiano ha votato per i valori australiani: per l'equità, l'aspirazione e le opportunità per tutti; per la forza di mostrare coraggio nelle avversità e gentilezza verso chi è nel bisogno», ha affermato Albanese nel discorso della vittoria.
Eppure nei mesi scorsi il partito laburista era in difficoltà nei sondaggi, ma l'ombra di Domald Trump è stata fatale per il partito conservatore australiano la cui sconfitta ha così rispecchiato quella delle recenti elezioni in Canada, dove il partito liberale di centro-sinistra guidato da Mark Carney si è aggiudicato un quarto mandato nonostante fosse molto indietro nei sondaggi pre-elettorali. E come Dutton in Australia, il leader conservatore canadese Pierre Poilievre ha perso il seggio che deteneva dal 2004. Secondo gli analisti sulla scelta degli elettori hanno pesato più i timori legati alle mosse di Washington, a cominciare dai dazi, che i dossier interni.
Gli osservatori avevano previsto del resto che il voto si sarebbe basato sui temi economici, i migranti e le influenze straniere, compresa quella cinese che vede Canberra da sempre in tensione nei rapporti con il Dragone. Alla vigilia del voto Albanese aveva lanciato un appello agli elettori a «spostare le montagne». Gli australiani hanno risposto confermandogli la fiducia: hanno votato anche in costume da bagno, chi ancora con la tavola da surf sotto braccio (il voto è obbligatorio pena una multa da 10 franchi), mentre un terzo degli aventi diritto (18,1 milioni) ha partecipato al voto anticipato, ampiamente utilizzato nel Paese dato il vasto territorio australiano con diverse zone remote.
E' la seconda impresa che riesce ad Anthony Albanese: il figlio di un marinaio di Barletta cresciuto da una madre single in una casa popolare, ha conosciuto il padre solo nel 2011 in un viaggio in Puglia. Primo premier di origini italiane a guidare l'Australia, era già stato l'unico che fosse riuscito a portare il partito laburista alla vittoria dopo quasi dieci anni di dominio dei liberali. Questa volta Donald Trump ha fatto il resto.