Elettori speciali si preparano

BERNA/BELLINZONA - In Svizzera molte persone con deficit intellettivi possono e vogliono votare. Per loro è importante poter capire il funzionamento delle istituzioni e avere accesso alle informazioni necessarie per farsi un’opinione. In occasione delle elezioni federali sono stati fatti alcuni passi per facilitare la partecipazione alla vita politica di chi è colpito da disabilità mentali.
Secondo l’articolo 136 della nostra Costituzione, «i diritti politici in materia federale spettano a tutte le persone di cittadinanza svizzera che hanno compiuto il diciottesimo anno d’età, purché non siano interdette per infermità o debolezza mentali». In Svizzera il diritto di voto è dato quindi a chi non beneficia di una curatela di portata generale, ovvero l’assistenza prescritta dalla legge in favore di soggetti che non hanno la piena capacità di decisione e azione. A determinare se una persona abbia questa capacità è l’Autorità regionale di protezione, che si basa su certificato medico.
Attualmente, come indica l’Ufficio federale per le pari opportunità delle persone con disabilità, i maggiorenni che non possono votare sono 15.232. Dal 2013, con la modifica del Codice civile relativa alla protezione degli adulti, le norme danno maggiori possibilità a chi ha deficit cognitivi. «Un tempo chi aveva una disabilità cognitiva era sotto tutela, oggi beneficia se del caso di misure di curatela. Con la tutela era quasi automatico che la persona non potesse votare. Con la curatela i casi sono declinati ad hoc. Una persona con deficit cognitivi può ad esempio aver bisogno di una mano in un altro ambito, ma mantenere i diritti civili. In questo nuovo contesto rivendicare il proprio diritto di voto è quindi più facile», ci spiega Danilo Forini, direttore di Pro Infirmis Ticino e Moesano.
Non solo formazione scolastica
Una volta appurata la capacità di una persona di intendere e di volere , sottolinea Forini, gli vanno però dati anche gli strumenti per poter esercitare i suoi diritti: «Da una lato tramite la formazione scolastica e continua e dall’altro abbattendo le barriere restanti per poter capire il funzionamento delle istituzioni».
Un nuovo passo è stato fatto proprio in occasione delle elezioni federali di domenica, anche se forse un po’ tardi. L’8 ottobre il Parlamento federale ha inaugurato la sua pagina web in «lingua facile» . Un linguaggio semplificato per tradurre testi come siti, rapporti, formulari e contratti sulla base di regole precise realizzate dal progetto europeo in questo ambito, chiamato Inclusion Europe. Sul sito del Parlamento si spiega in lingua facile la struttura delle istituzioni federali e il loro funzionamento.
Ora anche in Ticino ci si batte per ottenere gli stessi servizi. In Gran Consiglio, una mozione della socialista Laura Riget chiede infatti al Consiglio di Stato di creare una pagina web sul sito internet del Cantone in lingua facile e di mettere a disposizione in occasione delle elezioni di sua competenza anche le istruzioni di voto in questo codice.
Da parte sua, l’Associazione ticinese di genitori ed amici dei bambini bisognosi di educazione speciale (atgabbes), fa notare di quanto siano utili questi nuovi servizi, rimandando anche al fatto che, in occasione delle federali, sono state tradotte per la prima volta le istruzioni di voto (cfr. box). Donatella Oggier-Fusi, segretaria di organizzazione all’atgabbes, ricorda come «faccia tutto parte di un percorso inclusivo». Spesso la questione del voto è l’ultima delle priorità per i disabili e le loro famiglie. «Ma per le nuove generazioni di genitori il discorso del voto è già più importante che per quelle precedenti, che hanno dovuto prima di tutto lottare per rendere accessibili ad esempio infrastrutture come le scuole».
Quella Convenzione dell’ONU
La ratifica del 2014 da parte della Confederazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CDPD) viene descritta come una pietra miliare verso l'uguaglianza e l'autodeterminazione di chi ha un handicap mentale. La CDPD mira ad «assicurare che le persone con disabilità possano effettivamente e pienamente partecipare alla vita politica e pubblica su base di uguaglianza con gli altri».
Gli sforzi fatti a livello federale sono molto recenti. Un servizio dell’emittente svizzero-tedesca SRF di inizio mese, intitolato «Ich bin auch ein Mensch - Ich darf wählen» («Anche io sono una persona - posso votare») ha fatto emergere alcuni dubbi sulla volontà della Svizzera di garantire i diritti elencati nel documento dell’ONU. Nel servizio viene fatto l’esempio di Damian, un ragazzo down che grazie al sostegno dei genitori e di un medico è riuscito ad ottenere il diritto a votare. Il fatto che ad alcune persone venga negato tale diritto è una violazione del CDCF? Andreas Rieder, capo dell’Ufficio federale per le pari opportunità delle persone con disabilità risponde: la Convenzione «vieta limitazioni irragionevoli. Fino ad oggi non è mai stato contestato che le norme vigenti in Svizzera non rappresentino limitazioni irragionevoli».
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GLI SFORZI FATTI
La pagina del Parlamento
L’8 ottobre il Parlamento ha pubblicato la sua pagina web tradotta in «lingua facile», un codice costruito appositamente per comunicare in modo efficace e semplice.
Le istruzioni
Quest’anno, in occasione della rielezione del Parlamento, è stato pubblicato un manuale di voto rivolto a persone con handicap mentali. Una guida neutra scritta in linguaggio semplice da leggere realizzata da Insieme, l’ente mantello delle associazioni svizzera dei genitori di persone con deficit cognitivi, in collaborazione con easyvote, il programma della Federazione Svizzera dei Parlamenti dei Giovani che vuole avvicinare i ragazzi alla politica usando, a sua volta, un linguaggio semplificato.