Italia

Elly Schlein, la ticinese che potrebbe far ripartire il Partito Democratico

Dopo l'annuncio di rinuncia alla poltrona di segretario del partito, Enrico Letta apre a una «nuova generazione» e c'è chi pensa alla vicepresidente dell'Emilia-Romagna
© KEYSTONE (Michele Nucci/LaPresse via AP)
Jenny Covelli
27.09.2022 13:10

Centrodestra al 44%. Partito Democratico fermo al 19%, senza raggiungere neppure la soglia del 20. È stata una sconfitta netta. Tanto che Enrico Letta ha annunciato: «Acceleriamo il percorso che porterà al congresso. Io non mi presenterò da candidato». Gli italiani e le italiane hanno scelto, una scelta chiara e netta: l'Italia avrà un governo di destra. Sono queste le parole amare utilizzate dal segretario del Pd. Che intende passare il testimone e traghettare il partito fino al congresso - probabilmente anticipato a febbraio anziché in marzo -, un momento «di profonda riflessione sul concetto di un nuovo Pd». Subito dopo l'annuncio, è quindi partito il toto-nomi. Non ci sono ancora candidature ufficiali. Ma si parla del vicesegretario Peppe Provenzano - le cui parole riportate oggi da La Stampa suonano già come un manifesto elettorale: «Non ci serve un nuovo segretario, ma un nuovo partito, una nuova identità» -, del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali (che è ancora deputato) Andrea Orlando - che ha parlato di «ricostruire la sinistra» -, pure del sindaco di Bari e presidente dell'Associazione nazionale Comuni italiani Antonio Decaro. Mentre il sindaco di Pesaro e coordinatore dei sindaci Matteo Ricci ha già fatto sapere ai suoi che intende essere della partita. Ma colui che è considerato il «candidato naturale» alla successione di Letta è Stefano Bonaccini, governatore dell'Emilia-Romagna, che al Corriere della Sera ha dichiarato: «Qui o cambiamo radicalmente e riprendiamo a parlare alla gente o andremo avanti di sconfitta in sconfitta». Ed è qui che spunta l'outsider: Elly Schlein, vice di Bonaccini eletta da indipendente nelle liste del centrosinistra e, secondo alcuni, «preferita» dell'attuale segretario.

Una ticinese a Bologna

Elly Schlein, sul passaporto Elena Ethel, è nata a Lugano nel 1985 da madre italiana e padre americano. Il nonno materno, Agostino Viviani, è avvocato senese e fervente antifascista. Il nonno paterno, Harry Schlein, è emigrato negli Stati Uniti da una famiglia dell’Europa Orientale che ha conosciuto le tragedie del Novecento. Vive a Bologna da quando, finito il liceo (con premio Maraini per i migliori risultati dell'anno di maturità), si è iscritta la prima volta all'università: un anno al DAMS (Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo) e poi a Giurisprudenza. Nel 2008 ha partecipato come volontaria alla campagna elettorale del futuro presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, contro John McCain. Da quell'esperienza, raccontata in un blog, crescerà la sua passione per la comunicazione politica e per le campagne “grassroots”, «fatte a filo d’erba, in modo collettivo». Nel 2011 si è laureata con il massimo dei voti, con due tesi sulla criminalizzazione e la sovrarappresentazione dei migranti in carcere, e sui diritti dello straniero nella giurisprudenza costituzionale. Durante gli anni universitari ha portato avanti l’impegno politico nelle associazioni studentesche. È stata eletta per due volte rappresentante degli studenti in Consiglio di Facoltà. Insieme agli amici ha dato vita all’associazione Progrè e non ha mai lasciato la passione per il cinema e il documentario. Il 2013 è stato l'anno della protesta OccupyPD, dell'iniziativa «102idee per cambiare» sulla «rinascita politica di un vero centrosinistra» e delle 70 tappe in giro per l'Italia al fianco di Giuseppe Civati. L'anno successivo è stata candidata alle elezioni europee e il 25 maggio 2014 è stata eletta al Parlamento europeo con 54.802 preferenze.

Dal Pd a Possibile

Il 6 maggio 2015, per insanabile dissenso verso le riforme del governo Renzi, Elly Schlein ha lasciato il Pd insieme a Pippo Civati e molti altri compagni di battaglie. Il 21 giugno 2015 hanno lanciato insieme Possibile, che è diventato ufficialmente partito nell’aprile 2016. In quell'anno è stata nominata relatrice per il gruppo Socialista e Democratico sulla riforma del Regolamento di Dublino. Alle elezioni regionali di gennaio 2020 ha guidato la lista Emilia-Romagna Coraggiosa ed è stata eletta nell’Assemblea legislativa regionale. Grazie al risultato della lista e alle oltre 22.000 preferenze, ha ricevuto l’incarico di vicepresidente e assessora al contrasto alle diseguaglianze e transizione ecologica.

Convinta «che giustizia sociale e climatica siano inscindibili», in occasione della presentazione del libro La nostra parte. Per la giustizia sociale e ambientale, insieme, nel mese di aprile aveva spiegato al CdT di voler realizzare un nuovo tipo di sviluppo. «Perché mi sembra che la politica sia rimasta più indietro della società e di quei giovani che manifestano insieme per il clima e per un lavoro dignitoso. Se ci guardiamo intorno vediamo che ci sono già alcune esperienze politiche che portano avanti la visione di un modello di sviluppo che riduce le diseguaglianze e al contempo riduce le emissioni che alterano il clima».

«L'astro nascente»

La campagna elettorale italiana ha trovato ampio spazio sulla stampa internazionale. E il Guardian ha acceso l'attenzione proprio su Elly Schlein, definendola l'«astro nascente dell’alleanza di sinistra italiana», impegnata (suo malgrado) «a combattere fino all’ultimo la possibilità di un primo governo di estrema destra dalla Seconda guerra mondiale». Il giornale inglese, il 20 settembre, ne ha raccontato proprio della frattura della vicepresidente dell’Emilia con il partito democratico, di cui oggi è «responsabile di iniziative per l’uguaglianza e l’ambiente». La ticinese, a margine di un evento di chiusura della campagna elettorale dei democratici a Bologna, aveva risposto a una domanda dei giornalisti: «Ho visto l'articolo, ma interpreto il mio impegno come l'impegno di una persona che si è messa in una squadra a disposizione di uno sforzo collettivo». Ha spiegato che il suo agire era indirizzato a «sostenere questa squadra di candidate e candidati, di volontarie e volontari che ci stanno mettendo tanta passione e determinazione, quindi il mio primo pensiero è a loro».

«Sono una donna, non sono una madre ma»

Ormai celebre è un momento di inizio 2020, quando l’ex europarlamentare Elly Schlein aveva intercettato Matteo Salvini alla fine di un comizio a San Giovanni in Persiceto. «Matteo, sono una tua ex collega al Parlamento europeo, ti ricordi?», gli aveva detto. «Sì, Elly, dimmi», le aveva risposto il leader della Lega, con gli occhi puntati sullo smartphone. Dopo averla ignorata per oltre un minuto, incalzato aveva dovuto rispondere alla sua domanda: «Perché non siete mai venuti alle 22 riunioni sui negoziati di Dublino?». E aveva quindi risposto, senza entrare nel merito: «Le riunioni che servivano io le seguivo». Tutto nasceva dal relatore scelto dal gruppo Europa delle Nazioni e della Libertà, di cui la Lega aveva fatto parte nella legislatura 2014-2019, Lorenzo Fontana che, secondo Schlein, non si era mai presentato alle riunioni.

Durante il comizio finale di chiusura della campagna elettorale del Pd, in piazza del Popolo a Roma, la vicepresidente dell’Emilia-Romagna ha puntato su Giorgia Meloni. E le «ha fatto il verso», come si dice. «Sono una donna, amo un’altra donna, non sono una madre, ma non per questo sono meno donna. Non siamo uteri viventi, siamo persone con i loro diritti». Poco prima si era lanciata all’attacco di altre frasi dell'ormai (probabile) futura premier: «Non basta essere donna per aiutare le altre donne se non difendi i diritti delle donne a partire da quelli sul proprio corpo». E ancora: «C’è una bella differenza tra le leadership femminili e femministe».