Stati Uniti

Elon Musk, l'America Party e la «variabile Esptein»

Il patron di Tesla fa sul serio con il suo ipotetico «terzo partito»? - Farsi largo fra Democratici e Repubblicani non è evidente, ma il miliardario potrebbe spaccare la base MAGA, già incrinata su alcuni temi
©Michel Euler
Red. Online
27.07.2025 06:00

È passato qualche tempo dall'annuncio di Elon Musk: «Oggi, l'America Party è nato per restituirvi la libertà». Ma ancora non è chiaro come questo ipotetico «terzo partito», che vuole proporsi come alternativa al sistema che vede il dominio di Democratici e Repubblicani, possa introdursi nella realtà politica americana. Elon Musk ha annunciato l’intenzione di fondare l’America Party con l’obiettivo di attirare l’«80% degli elettori al centro». Un'iniziativa arrivata in un momento di rottura con il presidente Donald Trump, di cui il miliardario sudafricano era stato consigliere fino alla recente escalation di critiche pubbliche, legate soprattutto all'ormai famoso Big beautiful bill, un pacchetto di spesa giudicato da Musk «insostenibile» per il debito pubblico americano. Ma la creazione di un terzo partito negli Stati Uniti è tutt’altro che semplice. Musk fa sul serio? E che chance ha? Cerchiamo di capirlo.

Difficoltà

«Oggi è praticamente inaudito che un partito terzo riesca a presentarsi al voto nella maggior parte dei distretti della Camera degli Stati Uniti», ha spiegato Richard Winger, esperto di diritto elettorale e fondatore di Ballot Access News, ai microfoni di NPR. «Il Partito libertario è riuscito a candidarsi in poco più della metà dei seggi nel 2000. Da allora, nessun altro terzo partito è riuscito ad andare oltre la candidatura in un quarto dei seggi».  Il motivo principale è la rete, intricata, di leggi statali che stabiliscono chi può accedere alla scheda elettorale. In molti Stati, ottenere lo status legale richiede la raccolta di migliaia di firme valide, spesso in collegi con confini «irregolari e caotici», rendendo il processo costoso e logisticamente difficile, sottolinea l'esperto.

Non a caso, su X, Musk ha ipotizzato una strategia mirata: concentrare gli sforzi su «2 o 3 seggi al Senato e 8-10 alla Camera», come ha scritto sulla piattaforma X. Un numero ridotto ma potenzialmente sufficiente a diventare ago della bilancia in votazioni legislative controverse.

Tuttavia, anche questa via non sarà priva di ostacoli. «Non so quale Stato abbia in mente, ma sicuramente avrà problemi di accesso al voto se sceglie alcuni Stati. Alabama, Georgia, Illinois e North Dakota, ad esempio, hanno leggi particolarmente severe».

Un problema per Trump

Diversi analisti, tuttavia, ritengono che l'America Party - più che una forza politica - possa divenire un «guastatore» per le mire di Trump. Il partito potrebbe non vincere seggi, ma sottrarre voti ai Repubblicani, favorendo indirettamente i Democratici. «Musk non ha una linea politica coerente: alcune sue posizioni sono più a sinistra, altre a destra, ma il suo messaggio principale è anti-sistema», ha valutato Lee Drutman, politologo del think tank New America, per NPR. «Non c'è molto che tenga insieme le sue convinzioni politiche, e questo vale per molti americani che si sentono disaffezionati al sistema bipartitico esistente».

Un sondaggio condotto dall’istituto Echelon Insights, citato recentemente dal Daily Beast, tra il 10 e il 14 luglio su un campione di 1.084 elettori registrati conferma queste dinamiche. Senza un candidato dell’America Party in campo, i Repubblicani avrebbero un vantaggio di un punto (48% contro 47%) su un generico voto congressuale. Con un candidato del partito di Musk in gara, invece, i Democratici salirebbero al 45%, contro il 41% dei Repubblicani, mentre l’America Party si attesterebbe al 5%. In pratica, la presenza del nuovo partito eroderebbe voti alla destra, mettendo a rischio la maggioranza GOP alla Camera (attualmente 219 seggi contro i 212 dei Democratici) e, in prospettiva, anche al Senato.

Nonostante ciò, solo il 32% degli intervistati ha dichiarato che potrebbe prendere in considerazione l’idea di votare un candidato dell’America Party, mentre il 39% si è detto contrario. Un’indicazione chiara dei limiti potenziali dell’iniziativa.

La variabile Epstein

La situazione in casa MAGA, del resto, è già molto tesa senza considerare Musk e il suo America Party. Recentemente, la base del tycoon si è spaccata su alcuni temi scottanti. La guerra in Ucraina, ad esempio, rimane un grattacapo del presidente statunitense, con le frange isolazioniste del movimento repubblicano decise a far rispettare la promessa elettorale riguardante il disimpegno dalle «guerre altrui».

Ma la ciliegina sulla torta della spaccatura MAGA sta soprattutto nel caso Epstein. Molti, fra quanti a novembre 2024 avevano votato Trump, speravano che il tycoon pubblicasse i nomi della famosa "lista clienti" che, secondo alcune teorie, Jeffrey Epstein avrebbe utilizzato per ricattare personaggi famosi e facoltosi nell'ambito della sua rete internazionale di traffico sessuale. Una promessa fatta da Trump stesso.

Ma le conclusioni del Dipartimento di Giustizia e dell'FBI sul finanziere caduto in disgrazia e condannato per reati sessuali puntano in tutt'altra direzione: nessuna lista, mai esistita. Un dietrofront che - in una base elettorale incline alle teorie cospirazioniste - non ha fatto altro che alimentare il malcontento, peraltro alimentato da Musk stesso, che al culmine dei litigi con il presidente aveva affermato su X, in un post poi cancellato, come il nome di Trump stesso fosse sulla "lista" di Epstein.

Innegabile, insomma, come Musk stia cavalcando il caso facendone, forse, un altro tema da sviluppare con il suo America Party. I Repubblicani hanno recentemente bloccato un emendamento presentato dal deputato democratico Ro Khanna che avrebbe imposto la divulgazione dei documenti. Un fatto che Musk ha commentato su X come «estremamente preoccupante».