Lugano

«Enderlin aveva perso la testa»

Tredici mesi sospesi al consulente ed ex politico luganese – Aveva usato i soldi di società da lui amministrate per dei regali segreti (anche lussuosi) alla sua amante
Tra i regali un gioiello da seicentomila euro. © Shutterstock
Giuliano Gasperi
06.02.2023 17:49

Attrazione fatale, verrebbe da dire ricordando il titolo di un famoso film con Michael Douglas. Ruotano quasi tutte attorno a una donna, le vicende che hanno portato Davide Enderlin jr a sedersi di fronte al giudice Mauro Ermani, che oggi lo ha condannato a tredici mesi sospesi per amministrazione infedele aggravata e falsità in documenti. Il consulente ed ex politico liberale radicale luganese usava i soldi di varie società di cui era amministratore per scopi personali e, soprattutto, per un’escalation di regali sempre più lussuosi alla donna che al tempo dei fatti, cioè dieci anni fa, era la sua amante: la cantante di origini lituane Ginta Biku. Il danno totale creato ai suoi clienti e azionisti delle società, ovviamente ignari di tutto, supera i due milioni di franchi, secondo quanto ricostruito nell’atto d’accusa. Tutti soldi che nel frattempo l’imputato ha restituito. Ma il caso è anomalo, come hanno riconosciuto sia il procuratore pubblico Daniele Galliano sia l’avvocato difensore Luca Marcellini, perché a Enderlin il denaro non mancava. Il fatto è che non voleva spenderlo, a mente degli inquirenti, per evitare che la sua compagna si accorgesse di quelle spese e gliene chiedesse conto. Tanto più che la donna, che è rimasta al fianco di Enderlin, lavorava nella banca dove lui aveva depositati i suoi averi.

La lista dei regali finanziati sottobanco comprende voli con jet privati, pernottamenti in hotel di alto livello e gioielli, compreso un pezzo unico incastonato di diamanti del valore di seicentomila euro. In più Enderlin aiutava l’amante nei suoi progetti imprenditoriali, senza dimenticare le due case che ha potuto acquistare con i «suoi» soldi: una a Sorengo e l’altra a Castagnola. «Aveva perso la testa per lei, scialacquando tutto quello che poteva» ha sintetizzato in aula il procuratore. «Non potendo usare il proprio denaro prendeva quello delle società da lui amministrate, ma prima o poi sarebbe emerso tutto: era solo una questione di tempo». «È brutto dirlo – ha commentato dal canto suo l’avvocato Marcellini – ma il mio assistito in quel periodo ha commesso un’infinità di pasticci, alcuni dei quali, purtroppo, di rilevanza penale. Da notare che ha lasciato tracce evidenti delle sue azioni, e questo mi fa pensare che avesse un approccio del tipo: ‘Adesso faccio così, poi la metterò a posto’. Il problema è che a causa del suo arresto da parte delle autorità italiane – per riciclaggio nell’ambito della truffa alla Banca Carige – non ha più potuto sistemare nulla». A favore di Enderlin, il giudice ha riconosciuto il fatto che ha risarcito integralmente le sue vittime e fornito una buona collaborazione durante l’inchiesta, così come l’attenuante del lungo tempo trascorso dai fatti.

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