Epstein preparava un documentario con Bannon per riabilitare la propria immagine

Il giorno del suo arresto per accuse federali di traffico sessuale, Jeffrey Epstein stava pianificando un documentario che sarebbe servito a riabilitare la sua immagine e contrastare il documentario di Netflix «Filthy Rich» che sarebbe uscito di lì a poco. Partner del progetto avrebbe dovuto essere l'ex capo di gabinetto di Donald Trump, Steve Bannon, secondo quanto rivelano una serie di email rese pubbliche dal Congresso e visionate dall'Hollywood Reporter.
Il documentario sostenuto da Epstein avrebbe dovuto includere interviste con figure di spicco dei media, del mondo accademico e della politica. Tra i nomi di alto profilo spicca quello di Michael Wolff, amico di Epstein e assiduo cronista della presidenza Trump, che usò Bannon come «gola profonda» del suo libro del 2018 «Fire and Fury».
«Se lo organizziamo, possiamo filmare sull'isola?» chiese Bannon, riferendosi a Little St. James, l'isola privata nei Caraibi, dove si ritiene che Epstein abbia abusato sessualmente di minorenni. Il finanziere acconsentì immediatamente. Lo stesso giorno, Bannon - che aveva prodotto diversi film prima dell'ingresso in politica al fianco di Trump - mandò di nuovo un messaggio a Epstein per fissare una data per le riprese. Pochi minuti dopo il suo interlocutore rispose bruscamente e senza ulteriori spiegazioni: «tutto cancellato». In quegli stessi istanti infatti Epstein veniva arrestato all'aeroporto Teterboro in New Jersey con l'accusa di traffico sessuale di decine di minorenni.
«Filthy Rich», uscito nel 2020, è una docuserie su Epstein in quattro episodi basata sul libro con lo stesso titolo del giallista James Patterson. L'autore di oltre 250 bestseller non aveva un rapporto personale con Epstein, ma scrisse un libro-inchiesta narrativa sul caso: una non fiction basata su fonti, ma con stile da thriller.