Gran bretagna

«Facebook, comportamenti da gangster digitali»

Lo evidenzia in un duro rapporto la commissione parlamentare britannica sui media che invita governo e Westminster a procedere con un intervento legislativo radicale
Foto Keystone
Red. Online
18.02.2019 11:02

LONDRA - Regole più severe «per modificare in maniera radicale il rapporto di forze fra piattaforme online e utenti». È quanto chiede la commissione parlamentare britannica sui media, in un duro rapporto pubblicato al termine di un’inchiesta dedicata in particolare a Facebook e al caso dei dati personali diffusi attraverso Cambridge Analytica nel quale si accusa il colosso statunitense dei social di comportamenti degni di «gangster digitali» e si denuncia come oltraggioso il rifiuto opposto mesi fa da Mark Zuckerberg a una convocazione dello stesso organismo. I deputati della commissione, guidata dal conservatore Damian Collinsn e da mesi in polemica con Zuckerberg e la sua società, evocano in circa 100 pagine di rapporto violazioni commesse «intenzionalmente» da Facebook rispetto alle norme britanniche sul rispetto della privacy del pubblico e sulla concorrenza fra imprese. Inoltre, imputano al fondatore dell’azienda, appunto Zuckerberg, di essersi limitato a mandare a Londra alcuni dirigenti per le udienze, mostrando così «disprezzo» verso il Parlamento del Regno Unito.

Da qui la raccomandazione rivolta al governo di Theresa May e a Westminster in favore di un intervento legislativo «radicale» per bilanciare i rapporti di forza fra «queste piattaforme e gli utenti». «L’era di un’inadeguata autoregolamentazione deve aver fine», dice Collins illustrando il rapporto. «I diritti dei cittadini vanno assicurati legalmente» e a tutti i giganti del web - non solo Facebook - va «imposto di aderire a un codice di condotta definito per legge dal Parlamento e soggetto alla supervisione di un regolatore indipendente», puntualizza. Nel testo si raccomanda inoltre al governo britannico di promuovere una «inchiesta indipendente» anche sul fenomeno delle cosiddette «fake news» e sui sospetti di presunte ingerenze «straniere» - per esempio russe - attraverso internet nella campagne per il referendum sull’indipendenza della Scozia del 2014, sulla Brexit del 2016 e per le elezioni politiche britanniche del 2017.