La reazione

Farinelli: «Deluso, ma abbiamo fatto tutto quello che si poteva fare»

Il candidato del PLR alla Camera alta non è stato eletto agli Stati per circa 2.400 voti – A mancare è stata l’unione d’intenti che, nonostante l’assenza di un vero e proprio ticket, UDC e Centro sono riusciti a costruire in campagna elettorale
© KEYSTONE/Ti-Press/Pablo Gianinazzi
Paolo Gianinazzi
19.11.2023 15:55

«Chiaramente sono un po’ deluso, nella misura in cui quando si fa una corsa lo si fa per vincere». È ovviamente amaro il primo commento di Alex Farinelli, candidato del PLR alla Camera alta, a cui sono mancati circa 2.400 voti per essere eletto agli Stati. Nonostante l’amarezza, però, da parte di Farinelli c’è la consapevolezza che difficilmente si sarebbe potuto fare meglio di così. «Ritengo che da parte mia e del partito più o meno si sia fatto tutto quello che si poteva fare». Detto ciò, per il liberale radicale a mancare è stata l’unione d’intenti che, nonostante l’assenza di un vero e proprio ticket, UDC e Centro (con Chiesa e Regazzi) sono riusciti a costruire in questa campagna elettorale. «Mi sembra abbastanza chiaro – prosegue Farinelli - che c’è stata un’area che ha saputo unirsi e sommare i propri voti, perlomeno parzialmente. Dall’altra parte, invece, soprattutto la sinistra si è concentrata su sé stessa, sottovalutando il fatto che la candidatura che avevano, seppur valida, difficilmente sarebbe passata». Insomma, la critica del consigliere nazionale va alla sinistra, il cui «ordine di scuderia» era quello di votare unicamente la loro candidata Greta Gysin. A mancare, dunque, sono state le «seconde crocette».

C’è qualche rimpianto in termini di alleanze, dunque? «No. Secondo me sarebbe stata un’alleanza anche abbastanza strana. Dal mio punto di vista ci sarebbe forse dovuta essere un po’ più di consapevolezza di quali erano le reali chance di ogni candidatura. A me sono mancati 2.400 voti, alla sinistra 5 mila. È evidente che se qualcuno poteva farcela, eventualmente, sarei stato io. I numeri hanno detto che la candidatura a sinistra non sarebbe passata. Era forse questo aspetto che si poteva valutare in modo diverso e decidere se utilizzare maggiormente la seconda crocetta».  

 

A me sono mancati 2.400 voti, alla sinistra 5 mila

Sulla necessità, in questo momento storico, di un candidato più profilato, un aspetto sollevato dal presidente Alessandro Speziali, Farinelli non è concorde. «Io faccio politica nel modo in cui ritengo sia giusto portare avanti la politica e non intendo snaturarlo per cercare di avere qualche consenso in più. Penso che la cosa più importante sia essere sé stessi. Detto ciò, non sono sicuro che sia questa la lettura da fare. In questo momento è chiaro che ci sono delle tematiche che fanno sì che il vento soffi di più verso la destra conservatrice. Ed è evidente che i candidati che hanno interpretato bene queste tematiche hanno avuto un vantaggio contingente. Ma non mi sento di dire che la politica non sia più fatta per i profili moderati. Altrimenti non si spiega il mio risultato al Nazionale, dove sono stato il più votato».

«Restiamo il primo partito a livello cantonale»

Infine, guardando al quadro più generale, per Farinelli ora il PLR deve cercare di profilarsi in maniera diversa, riconoscendo il proprio ruolo di leader. «Serve sicuramente una riflessione – chiosa Farinelli -, ma occorre anche la capacità di capire che restiamo il primo partito a livello cantonale. Bisogna dunque assumere il ruolo di leadership. Perché se sono gli altri a dare il ritmo della politica e noi restiamo in una posizione reattiva (e non proattiva) non si riusciamo a guadagnare un profilo. Questo è il modo giusto di profilarsi: non cercare semplicemente di dire di no, ma cercare di essere quelli che danno il ritmo della politica. E questo va fatto a prescindere da questioni elettorali: è nell’interesse della politica e del Paese».

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