Fattoria degli orrori di Hefenhofen, assolto il veterinario cantonale

L'ex veterinario del canton Turgovia è stato assolto oggi in prima istanza a Frauenfeld da tutte le accuse legate a presunte omissioni nella vicenda della fattoria di Hefenhofen, sgomberata nel 2017. Prosciolti anche tre suoi ex collaboratori.
Il Tribunale distrettuale del capoluogo turgoviese ha stabilito che gli imputati non hanno commesso azioni penalmente rilevanti. Nonostante alcuni errori, l'ex capo dell'Ufficio di veterinaria - oggi in pensione - non è rimasto inattivo, contrariamente a quanto ha sostenuto il Ministero pubblico.
Il tribunale è in particolare giunto alla conclusione che l'ex veterinario cantonale cercò di mettere in pratica dei divieti preliminari di allevare animali a Hefenhofen, decisi in seguito a denunce.
Nella vicenda erano tuttavia coinvolti anche altri uffici cantonali e la responsabilità principale era dei vertici del Dipartimento dell'interno e dell'economia, ha detto il presidente del tribunale presentando la sentenza. Se il Dipartimento fosse responsabile di reati non era oggetto di questo procedimento penale.
Richiesta di risarcimento respinta
Al processo che si è aperto alla fine di gennaio, la pubblica accusa chiedeva per l'ex veterinario cantonale una condanna a 18 mesi con la condizionale. Il legale dell'allevatore, che ha preso parte al processo come accusatore privato, chiedeva un risarcimento per il danno economico subito dal suo assistito a causa dello sgombero deciso «senza una base legale». Anche questa richiesta è stata respinta dal tribunale.
La sentenza non è definitiva e può ancora essere impugnata davanti al Tribunale cantonale. L'ex veterinario cantonale era accusato di abuso di autorità, favoreggiamento e maltrattamento di animali per omissione, amministrazione infedele e diminuzione dell'attivo in danno dei creditori.
La cosiddetta «fattoria degli orrori»
Ai quattro imputati veniva in particolare rimproverato di avere effettuato vari controlli nella fattoria di Hefenhofen solo dopo aver preventivamente informato l'allevatore. Sarebbero inoltre intervenuti troppo tardi, rendendosi complici di maltrattamenti e avrebbero omesso di far rispettare i divieti emessi già a partire dal 2013 nei confronti dell'allevatore.
Il caso legato a quella che la stampa aveva soprannominato la «fattoria degli orrori» era scoppiato il 3 agosto 2017, dopo che il Blick aveva pubblicato le foto di animali lasciati morire di fame o maltrattati, scattate da una ex dipendente dell'allevatore.
Quattro giorni più tardi, diversi attivisti per la protezione degli animali avevano assistito a debita distanza allo sgombero forzato della fattoria. Erano stati prelevati circa 250 animali tra cavalli, maiali, bovini, pecore, capre e lama. Novanta cavalli erano poi stati venduti all'asta.
Dalle indagini era emerso che nel corso degli anni l'allevatore si era opposto a tutte le decisioni delle autorità. Un fascicolo era quindi stato aperto anche contro l'ex veterinario cantonale e i collaboratori.
Allevatore in gran parte assolto
Nel marzo di un anno fa, al processo di prima istanza, il proprietario dell'allevamento è stato assolto, per mancanza di prove «utilizzabili», da molti dei capi d'imputazione di cui era incriminato e condannato a otto mesi di detenzione con la condizionale.
Il Tribunale distrettuale di Arbon (TG) aveva accertato diverse negligenze da parte dell'allevatore, ma aveva dato in gran parte ragione alla difesa per quel che riguarda i vizi di forma, criticando l'operato sia del Ministero pubblico che dell'Ufficio cantonale di veterinaria. Il Ministero pubblico ha già presentato ricorso in appello per quella sentenza.