Germania

Fiducia sì, ma ai tempi supplementari: inizio in salita per Friedrich Merz

Il leader della CDU è stato eletto cancelliere al secondo turno dal Bundestag, dopo la bocciatura al primo scrutinio - La battuta d’arresto però rimane e segna una prima frattura all’interno della coalizione - L'esperto: «I franchi tiratori? Non devono sorprendere»
©HANNIBAL HANSCHKE
Francesco Pellegrinelli
06.05.2025 19:55

«Signora presidente, la ringrazio per la sua fiducia e accetto l’elezione». C’è voluto un secondo turno di votazione per eleggere il nuovo cancelliere tedesco. Il leader della CDU, Friedrich Merz, ha ottenuto la fiducia del Bundestag dopo un primo passaggio andato a vuoto, in un clima politico teso, segnato dall’ascesa dell’estrema destra e dalle crescenti pressioni per una nuova stabilità di Governo.

Non era mai accaduto nella storia della Germania del dopoguerra che il cancelliere designato non venisse eletto al primo turno. Sulla carta, Merz aveva infatti la maggioranza necessaria tra i deputati eletti. Il sostegno però si è rivelato insufficiente al momento del voto. Il Parlamento ha poi corretto il tiro, votando all’unanimità una mozione che ha permesso di anticipare il secondo scrutinio. Merz è stato infine eletto con 325 voti, 9 in più di quelli necessari. Per essere eletto cancelliere, aveva bisogno di almeno 316 voti. Alla seconda votazione hanno partecipato 618 parlamentari: a fronte dei 325 voti a favore, 289 hanno votato contro, mentre si è registrata un’astensione e tre schede nulle.

«Non pervenuto»

La fiducia del Parlamento tedesco, accordata ai tempi supplementari, non cancella tuttavia la battuta d’arresto che ha colpito il nuovo Governo trainato dalla coalizione CDU e Socialdemocratici (SPD). Il segnale lanciato al nuovo capo del Governo è stato inequivocabile, anche perché la prima bocciatura è frutto di un mancato sostegno interno. Dei 621 parlamentari presenti al primo turno di votazione, 310 hanno espresso un voto favorevole, 307 si sono opposti, 3 si sono astenuti e una scheda è risultata nulla. Considerando che la coalizione di Governo dispone di 328 seggi (su un totale di 630), ben 18 deputati della maggioranza hanno negato la fiducia al loro stesso candidato.

Un segnale forte, arrivato poche ore dopo la firma dell’accordo di coalizione. Il quotidiano Bild ha subito commentato con un secco «non pervenuto», paragonando la performance di Merz a quella di uno studente impreparato a un esame. Il cancelliere - che aveva promesso all’Europa una Germania «di nuovo in carreggiata» - si trova già a fare i conti con una leadership indebolita. La stampa tedesca non si è detta sorpresa dallo scivolone iniziale, dipingendo il nuovo cancelliere come una figura fragile: poco popolare tra i cittadini e divisiva all’interno dello stesso fronte conservatore. Le critiche più dure arrivano dalla sua decisione di allentare le rigide regole sul deficit pubblico, nel tentativo di finanziare un ambizioso piano di riarmo e modernizzazione del Paese. I conservatori accusano Merz di aver compiuto una vera e propria inversione di rotta: durante la campagna elettorale si era schierato contro l’aumento del debito pubblico, salvo poi approvare, nel corso delle trattative con i socialdemocratici per la formazione del Governo, un pacchetto di spesa da 500 miliardi di euro. Dall’altra parte, numerosi deputati dell’SPD contestano la linea dura adottata da Merz in materia di immigrazione e gestione dei rifugiati. Il risultato è un malcontento diffuso in entrambe le anime della coalizione.

Non a caso l’estrema destra di Alternative für Deutschland (AfD) ha colto al volo l’occasione per chiedere nuove elezioni parlamentari. «Siamo pronti a prenderci la responsabilità di governare (...)», ha dichiarato la co-leader del partito Alice Weidel dopo il primo turno, aggiungendo: «Il signor Merz dovrebbe dimettersi immediatamente per lasciare spazio a nuove elezioni nel nostro Paese». La AfD, arrivata seconda alle elezioni del 23 febbraio, è attualmente a pari merito con i conservatori nei sondaggi.

Come detto, il Bundestag ha poi votato una mozione per andare immediatamente al secondo scrutinio e, verso le 16.30, Merz è stato eletto nuovo cancelliere.

«Con l’aiuto di Dio»

Rispetto al primo turno, nel secondo scrutinio Friedrich Merz ha guadagnato 15 voti, ma il risultato è rimasto comunque inferiore alle attese: tre voti in meno rispetto a quanto previsto se tutti i deputati della CDU e della SPD avessero espresso il loro sostegno. Un segnale di frattura quindi rimane.

Dopo le congratulazioni di rito, il presidente federale Frank-Walter Steinmeier lo ha accolto «un po’ in ritardo, ma con grande calore», nominando Merz decimo cancelliere tedesco. Con la ricezione e la firma del certificato di nomina, i poteri ufficiali sono quindi passati al nuovo cancelliere federale. Il leader della CDU, cattolico, ha quindi giurato, aggiungendo alle parole di rito la formula religiosa «con l’aiuto di Dio», che Olaf Scholz non aveva pronunciato.

«I franchi tiratori? Non devono sorprendere»

Eletto sì, ma solo al secondo turno e con tre voti contrari provenienti dalla stessa coalizione. Il professore emerito di storia della Germania, Gustavo Corni, non si dice tuttavia sorpreso: «La dinamica che ha portato all’elezione di Merz mette in evidenza le difficoltà attuali del sistema politico tedesco, alle prese con una crisi interna e internazionale di proporzioni rilevanti». Secondo Corni, la presenza di franchi tiratori non dovrebbe comunque destare particolare stupore: «Esistono ovunque. Nei parlamenti italiano, francese o spagnolo è prassi consolidata da anni. Nessuno si scandalizza. Quando accade in Germania, invece, fa notizia solo perché siamo abituati a una democrazia che ha funzionato come un meccanismo ben oliato. Ma anche qui emergono dinamiche simili, ed è normale». Il professore aggiunge poi che, nonostante il risultato non compromette direttamente il Governo, non c’è motivo di rallegrarsi: «Nessuno in Europa ha da guadagnare da una crisi politica tedesca, tanto meno da una crisi economica. Che piaccia o no, la Germania resta il cuore economico e politico dell’Europa». Rimane comunque emblematico lo stop verificatosi al primo turno. «Malumori esistono in entrambi i partiti della coalizione, ma CDU e SPD condividono un elemento fondamentale: la paura dell’ascesa dell’AfD e quella, altrettanto concreta, di non riuscire a gestire una crisi economica che si sta propagando in tutta Europa». Quanto all’AfD, Corni è prudente: «È difficile dire se questa battuta d’arresto potrà tradursi in un assist per il partito di estrema destra». Un vantaggio reale potrebbe arrivare solo in caso di una vera crisi di Governo e di elezioni anticipate. «Ma in quel caso, lo scenario si complicherebbe notevolmente, anche in considerazione della recente classificazione dell’AfD come partito estremista e pericoloso per i fondamenti democratici».