La domenica del Corriere

Finanze cantonali e debito tra economia e politica

Confronto a tutto campo sul tema della gestione delle risorse pubbliche – Gehri: «Il mondo economico è molto preoccupato» - Riget: «Siamo in questa situazione a causa degli sgravi» – Pesenti: «Serve una revisione della spesa» - Rossi: «E le aziende che pagano stipendi con cui non si può vivere?»
©Benedetto Galli
Red. Ticino&Svizzera
25.05.2025 20:00

Avere finanze sane è un’ossessione o un atto di responsabilità? Il debito pubblico può correre o va frenato? Temi centrali, in Ticino, e sui quali la politica cantonale continua a scaldarsi. A La domenica del Corriere, il vicedirettore del Corriere del Ticino Gianni Righinetti ne ha parlato con esponenti del mondo economico e della politica. A partecipare al dibattito sono stati Andrea Gehri (presidente della Camera di Commercio), Laura Riget (co-presidente PS), Oliviero Pesenti (già presidente di AITI) e Sergio Rossi (economista).

Visioni discordanti

Righinetti è partito dai dati: il Ticino ha l’aumento del debito lordo pro capite più accentuato (+135% in 20 anni), la spesa pubblica – sempre negli ultimi due decenni – è cresciuta del 37% mentre le entrate del 32%. Il tutto nonostante quasi un miliardo di franchi alla voce «entrate fiscali». Cosa c’è che non funziona in questo Cantone, ha chiesto il conduttore. «Come rappresentanti del mondo economico siamo preoccupati», ha evidenziato Gehri. «Lo stato delle finanze cantonali è un problema. Non si tratta di trovare colpevoli, ma soluzioni. Così, però, non si può andare avanti. Negli ultimi 30 anni la spesa dello Stato è triplicata: cifre che si ripercuotono sulle imposte». Ultimamente, il settore economico ticinese ha fatto sentire la sua voce anche alla politica. Un fatto inusuale. «Possiamo dare un contributo effettivo anche alla politica nella risoluzione dei problemi», ha sottolineato ancora Gehri. «In azienda, se ci indebita eccessivamente si rischia di fallire. Lo Stato non fallisce, ma preleva più imposte. E a noi non sta bene». «Quello sul debito pubblico è un dibattito molto concreto», ha rilevato da parte sua Riget. «I tagli che vengono proposti o il tipo di politica fiscale che si fa ha delle conseguenze concrete sui preventivi». E quindi sui tagli in ambito sociale, «sui bisogni dei cittadini», ha aggiunto la socialista. «Lo stato delle finanze cantonali deve destare preoccupazione, ma è importante capire perché siamo in questa situazione». Uno dei principali motivi, per Riget, sono gli sgravi fiscali effettuati negli ultimi anni. «È giunto il momento di fermarci e di capire perché lo Stato spende così tanto», ha invece rilanciato Pesenti. «Il Cantone non fa questa analisi. La politica non ha voglia di intraprendere un percorso, che però è assolutamente necessario. Non possiamo più accettare» questo immobilismo. «Chiediamo allo Stato di fare una revisione».

«Per il Cantone, oltre alle entrate ci sono le uscite, come per una famiglia», ha quindi ricordato Rossi. Sì a una revisione della spesa, dunque, «ma anche a quella delle entrate. Un buon padre si chiede: quanto devo guadagnare per far vivere in modo dignitoso la mia famiglia? Lo Stato dovrebbe quindi porsi la domanda di come finanziare i suoi compiti e come finanziarli tramite la raccolta delle imposte». In questo senso, l’economista ha rilanciato il tema dei salari. «Oggi in Svizzera e in Ticino c’è una discrepanza sempre più marcata fra chi guadagna molto e chi guadagna poco. E molti ticinesi non pagano le imposte perché non hanno abbastanza reddito. Non sono magari le aziende – non tutte – che pagano stipendi che non permettono di vivere?». Per Rossi andrebbe dunque fatta una riflessione seria su questo fronte. «L’economia è molto sensibile verso le fasce meno fortunate», ha ribattuto Gehri. «Ma per farlo, servono risorse da redistribuire. Come ci spieghiamo che il Ticino spende il 30% in più degli altri cantoni per l’Amministrazione? È una cosa enorme». Così facendo, ha sottolineato il presidente della Cc-Ti, si stanno indebitando le generazioni future. «L’idea del debito pubblico come peso per le prossime generazioni è troppo semplice», ha risposto Riget. «Bisogna chiedersi per che cosa vengono fatti questi investimenti, e qual è il costo di non fare questi investimenti. Il debito, se usato con responsabilità, garantisce coesione sociale», ha affermato la co-presidente del PS. «Abbiamo troppo debito cattivo», ha invece avvertito Pesenti. «C’è una parte di organizzazione interna allo Stato che non funziona. Ci sono troppi costi cattivi, che non creano ricchezza, rispetto a costi positivi, che creano benessere».